Il Procuratore Capo di Lecce comprende preoccupazioni dei cittadini su TAP, ma lascia intendere che la magistratura non avrebbe il potere di dare risposte immediate alle preoccupazioni su possibili esplosioni e inquinamento.
Nell’ambito di un incontro formativo presso l’Ordine degli avvocati, tenutosi a Lecce venerdì, il Procuratore Capo di Lecce, Leonardo Leone De Castris, ha fatto qualche cenno alle indagini in corso sul gasdotto TAP, che riguardano diversi aspetti, tra cui l’iter per il rilascio delle autorizzazioni, l’esenzione della normativa Seveso sul rischio incidenti rilevanti, l’inquinamento ambientale.
I magistrati non possono esprimere opinioni e convinzioni in merito ai procedimenti di cui si stanno occupando e per questo ha precisato che non avrebbe mai proferito la sua opinione come cittadino.
De Castris ha affermato che, pur comprendendo le paure dei cittadini, preoccupati per possibili esplosioni e inquinamento, solo la politica potrebbe fermare l’opera nell’immediato. “Il nostro ufficio – ha dichiarato – sta disponendo delle perizie e delle consulenze, ma non si può dare una risposta immediata a queste problematiche.”
Dunque la magistratura non potrebbe far nulla a breve termine e non potrebbe dare risposta alle problematiche legate alla sicurezza e all’inquinamento, secondo il Procuratore.
Proprio qualche giorno fa il GIP presso il Tribunale di Lecce ha disposto l’incidente probatorio e nominato tre consulenti tecnici per valutare gli aspetti tecnici e gli eventuali pericoli connessi al gasdotto TAP, anche al fine di valutare se siano stati commessi reati che hanno portato l’opera ad essere esonerata dall’applicazione delle speciali misure di sicurezza previste dalla normativa Seveso.
Tra i poteri che la magistratura può esercitare nel corso delle indagini preliminari, c’è la possibilità di disporre il sequestro preventivo del cantiere, nel caso dovesse emergere la possibilità che possano essere stati compiuti dei reati e che vi sia la necessità di fermare un’attività che potrebbe continuare o aggravare le conseguenze di uno o più reati.
Ecco cosa dispone l’articolo 321 (sequestro preventivo), comma 1, del codice di procedura penale:
1. Quando vi è pericolo che la libera disponibilità di una cosa pertinente al reato possa aggravare o protrarre le conseguenze di esso ovvero agevolare la commissione di altri reati, a richiesta del pubblico ministero il giudice competente a pronunciarsi nel merito ne dispone il sequestro con decreto motivato. Prima dell’esercizio dell’azione penale provvede il giudice per le indagini preliminari.
Si tratto solo di uno degli scenari possibili ed infatti potrebbe anche risultare tutto regolare, senza fatti penalmente rilevante, e di conseguenza le indagini verrebbero archiviate. In questo caso solo la politica potrebbe fermare l’opera, decidendo di non volerne più la realizzazione e pagare eventuali penali alla società TAP.
E se invece le ipotesi di reato dovessero risultare fondate e i pericoli paventati considerati reali alla luce dell’incidente probatorio, se, ipoteticamente, gli esperti incaricati dovessero affermare che ci sono problemi di sicurezza e che l’opera richiede l’applicazione della Seveso, davvero la magistratura avrebbe le mani legate?
A diversi cittadini, perplessi nell’apprendere queste dichiarazioni, a torto o a ragione, quelle parole alimentano del pessimismo circa il futuro esito di queste indagini. Il popolo No TAP aveva riposto nella riapertura dell’inchiesta nuove speranze.