L’assenza di una maggioranza all’esito delle ultime elezioni politiche consegna un inedito potere al Presidente della Repubblica, a scapito della sovranità popolare. Il voto dei cittadini perde ulteriore valore.
Le elezioni si sono svolte da una settimana ed ora assistiamo agli effetti della nuova legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum, approvato in tutta fretta sul finire della legislatura, frutto di un accordo tra PD e centrodestra, con l’esclusione del Movimento 5 Stelle.
Da più parti si è ritenuto che questa legge elettorale sia stata concepita con l’intento di impedire ai pentastellati di vincere le elezioni e poter quindi governare.
Già la precedente legge, il “Porcellum”, era stata viziata da un simile obiettivo.
Fu il leghista Roberto Calderoli, assumendosene la paternità, a dichiarare pubblicamente di aver scritto una “porcata” di legge al fine mettere in difficoltà la sinistra, poi giudicata incostituzionale dalla Consulta.
A pensar male sembra che il Porcellum e il Rosatellum condividano la medesima ratio, ossia quella di riscrivere le regole del gioco per impedire all’avversario di vincere e governare.
Effettivamente non sembrano esserci ulteriori motivazioni razionali dietro una legge elettorale così brutta e aberrante, che ha prodotto la totale incertezza su chi ha effettivamente vinto e su chi governerà.
Le forme di governo
Facciamo una piccola premessa. La forma di governo italiana è di tipo parlamentare. Questo significa che i cittadini eleggono il Parlamento, ma non il Governo, né il Presidente del Consiglio. Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento e non ha funzioni di governo, bensì di garanzia del corretto funzionamento delle istituzioni.
Il Presidente del Consiglio, così come i singoli Ministri, vengono nominati dal Presidente della Repubblica, dopo essersi consultato con le forze politiche.
In sostanza è la maggioranza parlamentare a indicare il premier al Capo dello Stato, il quale normalmente si limita a formalizzare la scelta.
Il Governo così formato dovrà ricevere il voto di fiducia da parte della maggioranza del Parlamento e resterà in carica fino a che godrà della fiducia. E’ il Parlamento l’organo centrale, espressione della sovranità popolare, unico organo elettivo.
Nei sistemi presidenziali (Stati Uniti), invece, il Presidente svolge le funzioni di Capo del Governo e di Capo dello Stato, ed è eletto direttamente dai cittadini, così come il Parlamento. Mentre, nei sistemi semipresidenziali (Francia), sia il Presidente del Consiglio che il Presidente della Repubblica sono eletti dal popolo e quest’ultimo svolge anche funzioni di indirizzo politico.
La situazione italiana attuale: il paradosso istituzionale
La situazione attuale ha provocato un paradosso istituzionale che andiamo a vedere.
Il primo partito italiano è il Movimento 5 stelle, che ha ottenuto il 33% delle preferenze, quasi il doppio rispetto al secondo, la Lega (nord), che ha ottenuto il 18%.
L’incarico di governo verrà dato quindi al M5S?
Non è così scontato, perché non ha la maggioranza assoluta e non ha alleati.
La colazione di centrodestra (Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia), con la somma dei voti dei singoli partiti che la compongono, superano il M5S, arrivando al 37%. Ma neanche questa maggioranza è sufficiente per governare e figuriamoci se può farlo la coalizione di centrosinistra, che ha perso malamente queste elezioni.
Di conseguenza chiunque vorrà governare dovrà necessariamente trovare un accordo politico (larghe intese, patto di desistenza, appoggio esterno o governo di scopo) con uno o più forze politiche avversarie e sperare di ricevere l’incarico da parte di Mattarella.
Si sono ipotizzate diverse soluzioni:
- Governo del M5S, presieduto da Di Maio, con l’appoggio di parte del PD;
- Governo di centrodestra presieduto da Salvini, ma non è chiaro come farebbe ad avere i voti mancanti;
- Larghe intese centrodestra – centrosinistra, senza la partecipazione del M5S e con la probabile esclusione della Lega, ma anche qui i numeri mancano;
- Governo Lega – M5S, (solo) apparentemente improbabile.
In realtà le combinazioni possibili sono diverse, ma sono diversi i veti incrociati e le chiusure, per cui ciò che appare plausibile sulla carta, di fatto non è così facile da realizzare.
Dunque, gli italiani hanno votato, ma non si sa chi ha vinto. In questa situazione di caos, che il legislatore del Rosatellum non ha voluto in alcun modo evitare, il Presidente della Repubblica acquista un potere “inedito”, dal momento che non solo avrà il potere formale di nominare Capo del Governo e Ministri, ma anche quello sostanziale di decidere chi dovrà governare, oppure di rimandare tutti a casa fino a nuove elezioni, con la quasi certezza che si ripresenterà la stessa situazione.
In mancanza di elezione diretta del premier e in mancanza di una maggioranza parlamentare certa, Mattarella opterà per soluzione che, a suo insindacabile giudizio, sia in grado di assicurare continuità istituzionale e di garantire stabilità governativa.
Si è creato così un paradosso istituzionale, dove il Capo dello Stato, da semplice garante istituzionale diventa un organo con funzioni politiche, che si concretizza in un potere sostanziale (non solo formale) di nomina Capo del Governo, dando luogo ad un’atipica forma di semi-presidenzialismo non elettivo.
Per usare un gergo più tecnico, potremmo essere di fronte ad una modifica della Costituzione materiale, per effetto di una legge elettorale di dubbia legittimità.
Da tutto ciò deriva un indebolimento della sovranità popolare e una ulteriore perdita di prestigio dell’unico organo elettivo, il Parlamento. Almeno finché non verrà adottata una nuova legge elettorale, quantomeno decente, che restituisca centralità a quest’organo e maggior valore al voto dei degli elettori.