Prendono le distanze dalle scritte No TAP e da qualsiasi atto vandalico, sia i Sindaci che il Movimento, ma puntano il dito contro la multinazionale, accusandola di sciacallaggio e di devastazione del territorio.
A due giorni dalla manifestazione di Lecce, in occasione della quale sono comparse delle scritte No TAP sulle pareti di alcuni edifici (tra cui l’appena restaurato Teatro Apollo e la scuola “Cesare Battisti”), si continua a discutere dell’accaduto, diventato un caso politico.
Fossero stati scritte di diversa natura o altri atti vandalici, la discussione non avrebbe avuto tanto clamore o magari nemmeno sarebbe finito sulle pagine della cronaca locale regionale. Ma sono le scritte No TAP a fare la differenza.
In tutto questo coro di indignati è chiaro che qualcuno (certamente non tutti), più che dall’amore per i beni culturali e il decoro urbano è mosso dall’intento di usare l’accaduto contro l’avversario, il movimento No TAP, tutto intero, dai Sindaci fino all’ultimo cittadino contrario all’opera.
Di certo l’uso strumentale dell’episodio permette di distrarre l’attenzione dalle questioni aperte sul gasdotto e si finisce, in questo modo, di parlare di qualcuno che ha imbrattato qualche muro e non di quello che sta avvenendo a San Foca, non del malcontento popolare, non delle indagini della Procura, non dello “stato di polizia” eretto da un anno a questa parte a San Foca e dintorni, non del fatto che anche parte del mondo accademico ha sentito la necessità di esporsi, di uscire dalla neutralità, e assumere una posizione critica nei confronti dell’opera.
TAP, con un comunicato, aveva offerto la propria disponibilità a contribuire alla rimozione delle scritte No TAP dai muri, ma il Sindaco Carlo Salvemini ha declinato l’invito, ringraziando TAP, ritenendo “giusto, doveroso e opportuno che il Comune provveda da sé”.
I Sindaci No TAP hanno condannato all’unanimità quanto gli atti vandalici, ma hanno anche invitato a non distogliere l’attenzione dalle vicende relative a quest’opera.
Potì: “Scritte No TAP sono fastidiose, ma non paragonabili alla devastazione di TAP”
Marco Potì nel pomeriggio di ieri, in un post su facebook, ha definito esemplare l’impegno dei cittadini di Melendugno e del Salento tutto contro l’opera, sottolineandone la loro estraneità ad atti di vandalismo, che sarebbe testimoniata anche da azioni positive a tutela del territorio
Il Sindaco di Melendugno ha poi aggiunto:
“Non si sente pertanto oggi alcuna necessità, che una società multinazionale, molto interessata a realizzare la sua scellerata opera privata, abbia atteggiamenti tipici dello sciacallaggio e pensi, piuttosto, la medesima società, a rispettare la volontà di un intero territorio ed a sospendere, da subito, lo scempio enorme, quello si, che avviene nel paesaggio e nell’ambiente del cantiere di San Foca.
Scritte sui muri o sui monumenti, petardi, problemi di traffico, sono cose che arrecano fastidio, rabbia e dispiacere, sempre. Durante una manifestazione, una partita di calcio o nel buio della notte.
Ma gli ettari di uliveto devastato dal cemento? I 10.000 alberi espiantati? Una galleria di cemento che passa sotto la spiaggia ed esce in mezzo al mare e su habitat marini protetti? Una pericolosa centrale di depressurizzazione del gas, di 12 ettari, a pochi metri dai centri abitati di 4 comunità? Il legarsi mani e piedi con Paesi che non dimostrano nessun rispetto dei diritti umani e politici?
Come considerarli, come accettarli, come giustificarli questi fatti?Le scritte, i petardi, il traffico sono episodi facilmente riparabili e superabili. E ciò sarebbe auspicabile farlo. Ma sarebbe opportuno che indignazione analoga a quella manifestata per le scritte ed i petardi, ci fosse per le ingenti quantità di cemento disperse da Tap nel sottosuolo per la realizzazione del pozzo di spinta; per il fatto che Tap vorrebbe a breve realizzare una galleria sotto il mare, nonostante sia in atto, su richiesta di otto sindaci del territorio, un’inchiesta della Procura che potrebbe bloccare l’opera; che Tap avrebbe aggirato l’applicazione della direttiva Seveso, prevedendo, dopo l’approvazione del progetto, accanto al terminale di ricezione che contiene 48,7 tonnellate di gas, un’altra centrale Snam, che porta il quantitativo di gas presente nella zona sopra le 50 tonnellate previste dalla stessa direttiva Seveso.
Le cose sono enormemente differenti e non sono assolutamente comparabili.
Questo deve essere chiaro a tutti e, principalmente, all’opinione pubblica ed alla società civile, che tante parole sta dedicando in queste ore alla vicenda e che dovrebbe pretendere una risposta a tutte le criticità e gli interrogativi posti.Occorre chiedere il rispetto della legalità. Occorre rispettare la legge. Sempre.
A Lecce, come a San Basilio, come a Masseria Capitano. Come a Cerano, come a Taranto.
E serve avere sempre molto buon senso.”
Movimento No TAP: “Noi non potremo mai portare devastazione!”
Anche dal Movimento No TAP respingono le accuse e parlano di ipocrisia di “tante persone, che non hanno mai sollevato un dito nemmeno per un clic mirato ad informarsi su cosa è tap, e che invece oggi riescono ad ergersi a giudici senza vergogna, colpevolizzando tutto un movimento per una scritta”, di “quel salottino perbenista e radical-chic di una Lecce cieca davanti ai veri problemi e di “uno stato, che invia centinaia di forze dell’ordine a contrastare chi manifesta, chi fa una festa o chi lotta per difendere anche i loro figli” e “di Tap, che non perde occasione per compiere la sua opera di sciacallaggio, proponendosi come salvatore del Salento, ma che viene costantemente messo da parte da un popolo che non lo vuole.”
E proseguono:
“Noi siamo per la bellezza, per la tutela di questo posto, e non potremo mai portare devastazione! Non ci siamo fatti coinvolgere in questo subdolo gioco al massacro, che ha cercato di dividere un movimento sempre più forte, non ci faremo mai sopraffare dall’ipocrisia che attanaglia il potere. Abbiamo un anno alle spalle, siamo cresciuti…e voi, Tap e galoppini, avete tanta, tanta paura.”