Scossa avvertita anche fuori regione, ma niente danni. Il Salento è a bassa sismicità, ma sono diversi gli eventi recenti, tutti di modesta intensità, ma nella storia meno recente il terremoto ha segnato questa terra.
Esattamente alle 0,31 di oggi, 24 marzo, la terra ha tremato nel nord Salento. Nulla di grave. Si è trattato di una scossa di terremoto di intensità medio-bassa, che non provoca danni. Tuttavia si è fatta sentire molto nitidamente, soprattutto tra le Murge e la Valle d’Itria.
L’epicentro del sisma è stato localizzato nel mare Adriatico, poco distante dalla costa, tra Carovigno e Ostuni, in provincia di Brindisi. Come spesso accade nell’era dei social, i primi a dare la notizia sono gli stessi utenti, primi fra tutti quelli di facebook, quasi in tempo reale.
Ognuno di loro racconta cosa ha sentito, dove si trovava, cosa ha percepito. Pochi minuti dopo vengono ufficializzati i dati dall’INGV CENTRO NAZIONALE TERREMOTI, che poi vengono ripresi dalle agenzie di stampa e dalle varie testate giornalistiche e quindi divulgati.
L’epicentro del terremoto di oggi è pari a 3.9 di magnitudo, localizzato 27,3 chilometri di profondità. Non si è trattato quindi di un evento sismico superficiale. Gli effetti sono stati percepiti in particolare a Ostuni, Carovigno, San Pancrazio Salentino, Monopoli. Segnalazioni sono giunte anche da Valenzano, Martina Franca e da altri Comuni della provincia di Lecce, Brindisi, Taranto e Bari. Le vibrazioni sarebbero state avvertite anche in Basilicata e in Calabria.
Il Salento non è abituato a questi fenomeni, essendo una terra a bassa sismicità. Quando i salentini avvertono questi eventi, di solito sono relativi a movimenti tellurici con epicentro localizzato in Grecia o in Albania. E’ molto più raro invece che l’epicentro sia proprio localizzato nel Salento.
I precedenti eventi sismici nel Salento
Un evento sismico con epicentro nel Salento, in particolare al largo del Capo di Leuca (20-30 chilometri dalla terra ferma), si era verificato lo scorso 13 gennaio 2018, della durata di circa 25 secondi e di magnitudo 2.9, a circa 24 chilometri di profondità.
Il 10 novembre 2015 la terra ha tremato nel Canale d’Otranto, acque italiane, e i sismografi hanno segnato 2.9. Pochi giorni prima, il 29 ottobre, era stata registrata una scossa di magnitudo 2.8, alla profondità di 5 chilometri, con epicentro situato in un’area rurale che sorge tra Cisternino, Martina Franca e Locorotondo.
Il 5 settembre 2014, a sud della penisola salentina, ad oltre 100 chilometri dalla costa, ci fu una scossa di magnitudo 3.8, avvertita in particolar modo nelle zone di Leuca, Gagliano del Capo, Tricase e Ugento. In nessuno dei due casi furono segnalati danni a cose o persone.
Nella storia meno recente si ricordano i terremoti di maggiore intensità, che hanno in qualche modo influenzato le tecniche dell’edilizia e l’istituzione di alcune festività religiose. Tra questi ricordiamo il sisma del 19 gennaio del 1833, di quello del 12 ottobre 1856 e quello dell’agosto 1886. Ma il terremoto disastroso fu quello del del 20 febbraio 1743, noto anche come ‘il terremoto di Nardò‘, caratterizzato da tre forti scosse di magnitudo compresa tra sesto e settimo grado della scala Richter, con epicentro in realtà localizzato nel Canale d’Otranto,
Fu un evento drammatico che provocò morte e distruzione sia in Grecia che in Puglia, nelle province di Lecce, Taranto e Brindisi in particolar modo. Quel terremoto fu talmente forte (si parla di nono grado della Scala Mercalli) da provocare uno tzunami nell’Adriatico, che colpì soprattutto il porto di Brindisi. I segni del maremoto sono tutt’ora presenti a valle di Torre Sant’Emiliano, a Otranto, dove si può scorgere un accumulo di grossi massi (“boulders”), portati sulla costa dalla potenza dell’acqua.