Gli avvocati di TAP e Ministero non chiariscono. Per il GIP restano “irrisolte tutte le questioni”. I documenti prodotti con l’intento di ottenere la revoca dell’incidente probatorio non sciolgono i dubbi. L’incidente probatorio nell’ambito dell’inchiesta TAP si farà.
Il tema dell’inchiesta TAP è delicato, perché riguarda la sicurezza di un’opera che dovrà trasportare e contenere decine di tonnellate di gas metano.
La nuova attività inquirente nei confronti di quest’opera alimenta speranze tra gli oppositori, in quanto va avanti con determinazione. Un risultato che fa esultare come se fosse un gol in una sfida importante è stato il rigetto da parte del Giudice per le indagini preliminari (GIP) di Lecce, delle eccezioni di TAP e Ministero contro l’ordinanza che autorizza l’incidente probatorio già disposto il 5 marzo scorso.
La nuova inchiesta TAP
Sono diversi gli aspetti finiti nuovamente sotto la lente degli inquirenti e investono tutto l’iter autorizzativo, ma al momento le indagini sono concentrate sull’applicabilità o meno della Direttiva Seveso III, contenente delle speciali misure di sicurezza che gli impianti “a rischio incidenti rilevanti” dovranno osservare e adottare al fine di contenere il pericolo di incidenti potenzialmente disastrosi.
Il gasdotto TAP ha ottenuto l’esenzione dall’applicazione di questa normativa, in quanto il Ministero dello Sviluppo Economico ha ritenuto insussistenti le condizioni che fanno scattare l’obbligo di applicare la direttiva.
Una prima inchiesta su TAP e Seveso portò all’archiviazione, che secondo diversi esponenti No TAP sarebbe stata quantomeno frettolosa e superficiale.
Dopo un nuovo esposto presentato da 8 Sindaci della provincia di Lecce, con minuzie di particolari, la PM Valeria Farina Valori aveva deciso di riaprire l’inchiesta e richiedere un incidente probatorio, ossia una procedura che anticipa la formazione della prova alla fase delle indagini preliminari, anziché ad un eventuale dibattimento, come avviene normalmente.
Il GIP Cinzia Vergine nello scorso marzo aveva accolto le richieste, ma TAP e il Ministero, tramite i rispettivi legali e l’Avvocatura dello Stato si sono opposti all’incidente probatorio, producendo nuova documentazione, che però secondo il GIP non sciolgono i dubbi e pertanto sono state respinte.
Cosa devono accertare i magistrati?
La prima questione legata alla Seveso è la valutazione del rischio del PRT di TAP che sarebbe stata effettuata senza tener conto dell’infrastruttura SNAM che dovrebbe sorgere nelle adiacenze. TAP – ricordiamo – con la prima inchiesta ottenne l’archiviazione grazie al fatto che all’interno del PRT ci sarebbe stata una quantità di gas pari a 48,6 tonnellate, mentre la soglia per l’applicabilità della Seveso è di 50 tonnellate. Ma se si considera il gas contenuto nella centrale SNAM, allora il quantitativo di gas presente nell’area potrebbe essere ben superiore a 50 tonnellate.
Se all’esito dell’incidente probatorio dovesse risultare la necessità di una valutazione unitaria delle due infrastrutture e la quantità di gas dovesse oltrepassare la soglia, allora potrebbe essere necessaria una nuova Valutazione di impatto ambientale e l’applicazione della normativa Seveso. E questo potrebbe comportare l’arresto dei lavori, parte dei quali potrebbero anche risultare inutilizzabili.
Le eccezioni di TAP e Ministero
Da TAP e Ministero – come ricordato – era stata richiesta la revoca dell’incidente probatorio, sulla base di nuove memorie depositate, che però di nuovo non avrebbero nulla, secondo il GIP. Ed infatti lascerebbero “irrisolte tutte le questioni oggetto di questa nuova inchiesta TAP.
Nulla chiarisce quale sarà l’esatto quantitativo totale di gas che sarò presente nel PRT, né la documentazione chiarisce se la parte di competenza TAP e quella di competenza SNAM andranno considerate come opera unica.
L’Avvocatura dello Stato, aveva sostenuto che, nonostante la non assoggettabilità a Seveso decisa dal Ministero, le verifiche di sicurezza antincendio e di valutazione dei rischi non sarebbero state eluse e che i due progetti (TAP e SNAM) sarebbero stati valutati unitariamente.
Un altro punto che resta da chiarire caratterizzato da contraddittorietà, è la determinazione del volume di gas del PRT, quantificato in 48,6 tonnellate, dal momento che in una nota del 2013 del Comando dei Vigili del fuoco di Lecce erano state calcolate 100 tonnellate, salvo poi dimezzare questo valore nell’anno successivo. Questa “rettifica” sarebbe stata decisiva nell’escludere la Seveso.
Un ultimo punto rilevante da chiarire è legato alla qualifica del PRT come “stabilimento”, un passaggio che potrebbe essere decisivo nell’assoggettabilità a questa normativa.
Martedì 24 aprile avverrà il conferimento formale dell’incarico ai consulenti tecnici con la formulazione dei quesiti a cui dovranno dare risposta.
Gli avvocati
Infine si segnala una curiosità. Ad assistere la società TAP sono due politici: Paola Severino, già Ministro della Giustizia per il Governo Monti (2011-2013) e Francesco Paolo Sisto, ex deputato di Forza Italia e PDL, che ha contribuito a scrivere il progetto di legge elettorale “Italicum” (frutto del Patto del Nazareno) e il progetto di riforma costituzionale oggetto del referendum del 4 dicembre 2016.
Gilbero Dialuce, dirigente del MISE è difeso dall’Avvocatura dello Stato, mentre Clara Risso e Michele Mario Elia, rispettivamente rappresentante legale e country manager di TAP sono difesi dagli avvocati Andrea Sambati e Massimiliano Foschini.