I medici contro il Decreto Martina
L’Associazione ISDE – Medici per l’Ambiente è scesa in campo contro il decreto, affermando che ‘i pesticidi dannosi per l’ambiente e per la salute umana non possono essere imposti per legge’, in quanto costituirebbero un pericolo per le persone e per l’ambiente intero.
In particolare l’uso di alcuni neonicotinoidi, soprattutto l’Acetamiprid, sarebbero degli interferenti endocrini significativamente collegate, secondo i risultati di quattro casi studio pubblicati, a rischio di alterazioni dello sviluppo, come la tetralogia di Fallot, l’anencefalia, disturbi dello spettro autistico, alterazioni mendiche e motorie.
L’ISDE sottolinea, poi, il paradosso rappresentato dall’imposizione dell’uso di una sostanza che il 27 aprile fa è stata bandita dall’UE a causa degli effetti gravemente nocivi per le api. Si tratta dell’Imidacloprid, che insieme a Clothianidin e del Thiamethoxam, d’ora in avanti potranno essere utilizzate solo in serre chiuse.
Sono stati 16 i Paesi a votare per la messa al bando, tra cui l’Italia.
Dunque l’ISDE boccia senza mezzi termini il decreto in quanto delle sostanze imposte sarebbe stata’riconosciuta dannosità per la biodiversità, per la sicurezza alimentare e per la salute’ ed il provvedimento starebbe ‘violando apertamente i principi di prevenzione e precauzione, i diritti degli agricoltori e delle popolazioni potenzialmente esposte e danneggiando le tante imprese che hanno investito con convinzione nei metodi biologici di coltura come unica forma sostenibile di agricoltura.’
Se si pensa che la salvaguardia delle api costituisca un aspetto poco importante rispetto alla lotta contro la sputacchina, vale la pena ricordare le parole di Albert Einstein:
‘Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’umanità non resterebbero che quattro anni di vita’
Anche il Presidente dell’Ordine dei medici di Lecce, il dottor Donato De Giorgi è perplesso ed afferma che ‘ogni misura di contrasto non può prescindere dalla piena tutela della salute dei cittadini, anche a lungo termine’, riferendosi soprattutto all’Acetamiprid e Deltametrina (appartenente alla categoria dei piretroidi).
Il dottor Giovanni De Filippis, responsabile della Commissione Ambiente e Salute dell’Ordine, dottor precisa che ‘nell’utilizzo di tali prodotti è indispensabile rispettare i tempi di rientro e l’intervallo di carenza o sicurezza, che è il tempo necessario alla pianta per metabolizzare il fitosanitario, oltre che i valori limite dei residui sugli alimenti. Sul rispetto dei tempi, i Servizi igiene degli alimenti e nutrizione della Asl effettuano i necessari controlli’, aggiungendo che spesso siano stati ‘trascurato, per mancanza di conoscenze, aspetti fondamentali degli inquinanti come quello dell’interferenza endocrina, ovvero di molecole in grado di mimare l’effetto degli ormoni fisiologici, fino a determinare una perturbazione della omeostasi degli organismi viventi’.
Pur non essendoci certezza assoluta, per il medico vale comunque il principio di precauzione.
LILT Lecce: ‘Questione pesiticidi e CoDiRO già sollevata nel 2015 ora si ripropone con più drammaticità’
La Presidente della Lega contro i tumori (LILT) di Lecce, Marianna Burlando, sottolinea la caratteristica di interferenti endocrini e di cancerogenicità di queste sostanze, ‘responsabili di disturbi e di danni a carico della funzionalità del sistema endocrino, causanti effetti avversi sulla salute dell’organismo”.
Ancor peggio, questi effetti non riguarderebbero solo ‘l’individuo esposto ma agiscono sulle stesse cellule germinali, determinando alterazioni che si trasmettono alle generazioni successive attraverso modificazioni di tipo epigenetico’.
Inoltre sarebbero anche causa di infertilità maschile e femminile. A tal proposito ricordiamo il recente studio secondo il quale il maschio salentino visto negli ultimi 40 anni la riduzione del numero di speramatozoi da 300 – 400 a circa 12 – 15 milioni a causa dell’inquinamento ambientale.
Certo non si comprende come la presunta emergenza xylella debba avere la priorità sulle emergenze sanitarie e ambientali nel Salento, dove la situazione è drammatica e di cui ancora si attendono ulteriori conseguenze sulla salute di chi abita in questa terra.
La dottoressa Burlando ricorda che la questione pesiticidi e CoDiRO era stata già sollevata a proposito del Piano Silletti, nel 2015, ed ora la stessa questione si ripropone ‘con più drammaticità alla luce del decreto Martina e alla luce delle mutate caratteristiche epidemoilogiche, chimico-fisiche e tossicologiche della matrice suole del Salento leccese’.
‘Dallo studio Geneo sulla matrice suolo di 32 Comuni della provincia di Lecce condotto su aree neutre e appena concluso da Lilt e da partner istituzionali quali l’Asl Lecce, l’UniSalento e la Provincia, sono emerse contaminazioni inaspettate (e che 9 anni fa la Provincia di Lecce non aveva rilevato) – dichiara la Presidente LILT – con livelli altamente critici per sostanze pericolose come l’Arsenico, il Berillio, il Vanadio. I pesticidi, oltre alla cancerogenicità – prosegue – rientrano nella attenzionata categoria degli interferenti o disturbatori endocrini (IE), responsabili di disturbi e di danni a carico della funzionalità del sistema endocrino, causanti effetti avversi sulla salute dell’organismo, della sua progenie o di una (sotto)popolazione. Gli effetti negativi non si esplicano solo sull’individuo esposto ma agiscono sulle stesse cellule germinali, determinando alterazioni che si trasmettono alle generazioni successive’.
Nel nostro Paese l’uso di pesticidi in agricoltura è il più alto d’Europa, pari al 33% del consumo di tutti gli Stati ed il Parlamento europeo, con la Direttiva 2009/128/CE, già 9 anni fa definiva il modello di agricoltura basato sull’uso dei pesticidi non sostenibile e invitava gli Stati membri ad informare la popolazione sui rischi e sugli effetti potenzialmente acuti e cronici per la salute umana.
Anche per questo l’Eeuroparlamentare Massimo Paolucci, di Liberi e Uguali, ha presentato un’interrogazione scritta alla Commissione europea per verificare se il Decreto Martina sia compatible con il diritto comunitario.
La Burlando richiama le istituzioni al senso di responsabilità per il futuro delle prossime generazioni e ‘le conseguenze altamente impattanti in termini di valutazioni d’impatto ambientale e sanitario che l’epidemiologia dei prossimi decenni non mancherà purtroppo di registrare.’ Lancia quindi un duro attacco:
‘Le responsabilità di quanto potrà accadere sono e saranno tutte da rintracciare nelle esposizioni alle molecole di sintesi sparse per contrastare il batterio Xylella e nelle decisioni assunte da quegli Enti, Istituzioni e organismi che, noncuranti delle raccomandazioni ufficiali provenienti dalla ricerca scientifica, hanno scelto di far correre ugualmente i rischi e di compromettere lo stato di salute delle persone e dei loro luoghi di vita’.
Tra l’altro l’acetamiprid può essere applicato solo da personale con specifica formazione SIAN o SPESAL.
Rischio morìa di api e altri insetti utili
Per la professoressa Mariella Tantillo, docente presso la Facoltà di Medicina veterinaria di Bari l’uso di massivo di queste sostanze è estremamente dannoso per l’ecosistema. I primi esseri viventi a farne le spese sarebbero le apri che, secondo la docente, sono ‘animali sinonimo di incremento agricolo e fruttifero per la nostra terra’ per questo afferma che bisognerebbe utilizzare fitofarmaci meno aggressivi dei neonicotinoidi.
I neonicotinoidi possono rimanere nel suolo e nelle falde acquifere per lungo tempo, accumulandosi nelle piante, per poi finire nella catena alimentare umana e animale.
Sono altamente tossici anche per gli uccelli, gli anfibi, per i lombrichi, per gli insetti impollinatori e per quegli insetti antagonisti rispetto a quelli dannosi per le piante.
L’Acetamiprid, inoltre, danneggerebbe i microrganismi del suolo, impoverendo quel terreno che dovrebbe essere fonte di nutrimento per le piante, ulivi compresi, che già si trovano in situazione di grave deficit immunitario.