Regione e Confagricoltura rassicurano
L’Assessore regionale all’Agricoltura, Lorenzo Di Gioia, ha provato a rassicurare sulle preoccupazioni a vario titolo espresse circa le misure del Decreto Martina, sostendendo che ‘I trattamenti previsti per contrastare la Xylella sono sicuri per l’ambiente e per il bio‘ e che ‘le polemiche circa un uso indiscriminato, improprio o anomalo di prodotti chimici nocivi all’ambiente’ fossero infondate, in quanto i trattamenti sono già in uso da anni e sono praticati in tutte le Regioni italiane con modularità ed intensità diverse a seconda delle esigenze’.
Per Antonello Bruno, presidente di Confagricoltura Brindisi, le critiche sono ‘allarmistiche, infondate e controproducenti per la lotta alla Xylella’. La disinformazione, secondo Bruno, ‘è stata e continua, purtroppo, ad essere la prima alleata della Xylella fastidiosa nella devastazione degli oliveti salentini, ora, ed italiani in un prossimo futuro: e ciò tanto più quando le notizie false o incomplete giungono da soggetti che ricoprono posizioni di rilievo nel panorama agricolo regionale.’
Paradossalmente, contro l’allarmismo dei detrattori del Decreto Martina, usa anch’egli toni allarmistici circa il futuro ormai prossimo degli oliveti salentini e italiani.
Bruno attacca in particolare Patrizia Masiello, presidente di AIAB Puglia, che ha espresso preoccupazioni ‘non solo per l’impatto ambientale e i danni al settore bio, ma anche per il rischio che un’area sottoposta a una così alta pressione chimica, venga bruciata dal mercato e scansata dal turismo a mo’ di terra dei fuochi’.
L’esponente di Confagricoltura afferma che le aziende BIO possono decidere di usare le “piretrine naturali” e “l’olio essenziale di arancio”, sostanze autorizzate in agricoltura biologica.
Infine Bruno ricorda che si tratta di sostanze già utilizzate in agricoltura che chi ‘ha a cuore il destino dei nostri olivi, quindi, dovrebbe raccomandare ai propri associati l’esecuzione tempestiva di tutti gli interventi prescritti dalle vigenti disposizioni normative per contenere la diffusione del batterio, con l’impiego dei prodotti autorizzati per tale tipo di agricoltura. Perché l’olivo non è solo patrimonio dell’agricoltore che ne raccoglie il frutto e se ne prende cura, ma è patrimonio dell’intera collettività salentina, la quale su quel nobile albero ha costruito nei millenni la propria storia, la propria cultura, la propria economia.’