LILT, Ordine dei Medici di Lecce, veterinari si uniscono alle preoccupazioni per la salute e l’ambiente legate alle misure previste dal Decreto Martina espresse da apicoltori, aziende BIO, ambientalisti, Sindaci e consumatori. Per Regione e Confagricoltura preoccupazioni infondate.
Il Decreto Martina sul contrasto alla xylella fastidiosa, emanato a febbraio, è fortemente contestato per i potenziali effetti che le misure imposte potrebbero avere sulla salute delle persone, degli animali, delle piante, sull’ambiente in generale, oltre sui danni che potrebbe provocare all’agricoltura.
Il provvedimento ha dato vita ad una nuova mobilitazione collettiva nel Salento, nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto, che rappresentano l’ambito territoriale al quale queste misure andranno applicate.
A contestare il decreto sono attivisti, agricoltori, ma anche medici, veterinari, consumatori, apicoltori, agricoltori, ambientalisti e perfino l’entomologo, docente dell’Università di Bari, Francesco Porcelli, il quale ha definito il decreto ‘indifendibile’ e ‘senza ratio’.
Al centro del mirino sono finite quelle misure che impongono, pena severe sanzioni economiche, l’utilizzo massiccio di potenti pesticidi, tra cui il neonicotinoide Imidaclopramid (della Bayer), di cui l’Unione Europea ha bandito l’uso per gli effetti devastanti che avrebbe sulle api, che come noto hanno un ruolo fondamentale nell’impollinazione delle piante e la cui popolazione si va progressivamente riducendo proprio a causa delle attività dell’uomo, principalmente per l’inquinamento e l’uso di pesticidi.
Intanto decine di Sindaci, agricoltori, apicoltori, associazioni e attivisti sono pronti a proporre dei ricorsi. Alcuni Sindaci valutano la possibilità di vietare l’uso di questi pesticidi con ordinanze d’urgenza fondate su ragioni di emergenza ambientale, di salute e sicurezza.
Oltre ad essere tossici per la salute umana e degli animali, l’uso di queste sostanze potrebbe danneggiare gravemente l’apicoltura in Puglia, in quanto le api sono molto sensibili alla loro tossicità, e potrebbe far perdere la certificazione alle aziende biologiche, come denunciato dall’Associazione Italiana Agricoltura Biologica (AIAB), perdendo tutto il mercato dei prodotti creato a fatica e con grosso impiego di risorse.
Misure ad alto impatto per contrastare un batterio ormai endemico, la cui efficacia non sarebbe supportata da evidenze scientifiche, decise senza trovare un equilibrio con altre fondamentali esigenze, di tipo economico, ambientale, sanitario.
Ma Regione e Confagricoltura rassicurano.