Un centinaio di persone hanno sfilato per Lecce con la foto di Sacko Soumaila, ucciso in Calabria sabato. Arci Lecce: ‘L’eterna campagna elettorale xenofoba italiana, la diffusione di un clima di rancore e odio possono trovare subito una applicazione pratica, creando in un miscuglio esplosivo di razzismo popolare.’
Ieri mattina si è svolto a Lecce un flash mob promosso da Arci Lecce per ricordare Sacko Soumaila, il giovane maliano di 29 anni, ucciso a colpi di pistola sabato scorso nel Vibonese, in Calabria, probabilmente con l’unica colpa di aver aiutato due suoi connazionali a raccogliere in una fornace abbandonata alcune lamiere per le loro baracche.
Sacko era un sindacalista delle Unioni sindacali di base (Usb), da sempre in prima linea per difendere i diritti dei lavoratori immigrati di Gioia Tauro. Forse per questo motivo stava pestando i piedi a qualcuno che approfittava della condizione dei migranti, troppo spesso ridotti in schiavitù e costretti a vivere in delle baracche.
L’omicidio di Sacko Soumaila, che potrebbe essere a sfondo razziale, ma anche di matrice diversa voluto dalla criminalità organizzata, è solo l’ennesimo episodio di violenza avvenuto in quella zona nei confronti di questi braccianti agricoli, impegnati solitamente nella raccolta delle arance.
Da Porta Napoli a Piazza Sant’Oronzo passando davanti agli uffici della Prefettura di Lecce, un centinaio di persone, di cui tanti richiedenti asilo, hanno accolto l’appello di Arci Lecce sfilando in silenzio per le vie del centro, con in mano la foto giovane ucciso e gli striscioni: “Contro ogni discriminazione”, “Scusate se non siamo affogati”, “Sacko Soumaila, ucciso perché nero”, “In Italia si muore anche di razzismo”.
‘Una manifestazione simbolica per ricordare che la morte del giovane maliano in Calabria non può passare inosservata – recita in una nota Arci Lecce – e dimostra come gli slogan sulla sicurezza e sulla legittima difesa si possano tradurre facilmente in far west. L’eterna campagna elettorale xenofoba italiana, la diffusione di un clima di rancore e odio possono trovare subito una applicazione pratica, creando in un miscuglio esplosivo di razzismo popolare. Un flash mob per per dire no all’odio, al razzismo, per condannare senza se e senza ma questo terribile delitto.’