Tra gli indagati per riunione non autorizzata anche il portavoce storico del Comitato No TAP Gianluca Maggiore, che dichiara: ‘Mentre l’Azerbaijan viene condannato dal CEDU per l’arresto illegale di attivisti, in provincia di Lecce continuano le violazioni dei diritti fondamentali.’ Numerosi attestati di solidarietà.
Continuano ad arrivare sanzioni e denunce nei confronti dei No TAP, accompagnate da non poche polemiche e indignazione, ulteriormente acuite dopo la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari notificato a 14 attivisti, tra cui Gianluca Maggiore.
I fatti riguardano la manifestazione del 19 novembre 2017, avvenuta spontaneamente, senza preavviso, in risposta all’istituzione della nuova “zona rossa“ in agro di Melendugno (in seguito sottoposta a parziale sequestro da parte della magistratura).
La manifestazione, o riunione, non era stata autorizzata e per questo diversi attivisti furono poi denunciati alla Procura. Ora le indagini si sono concluse e sono stati notificati gli avvisi alle persone ritenute responsabili, che ora risultano formalmente indagate.
Tra loro spicca Gianluca Maggiore, portavoce storico del Comitato No TAP, da anni punto di riferimento del movimento. Da quanto si legge nell’avvisto, ai 14 attivisti viene contestata la ‘partecipazione a riunione pubblica non autorizzata, contravvenzione prevista e punita dall’art. 110 codice penale, 18 R.D. n. 773/31 (TULPS), per aver partecipato ed aver preso la parola, in concorso fra loro, pur essendo a conoscenza dell’omesso preavviso al Questore, alla riunione pubblica non autorizzata, finalizzata a manifestazioni di protesta contro il gasdotto Trans-Adriatico (TAP), espresse con modalità di corteo dinamico avente in testa 2 striscioni recanti la scritta: “Contro tutte le nocività – no TAP – né qui né altrove”, “Contro TAP blocchiamo tutto”, ed attuando diversi blocchi della circolazione veicolare’.
L’articolo 18 del TULPS prevede che ‘i promotori di una riunione in luogo pubblico o aperto al pubblico devono darne avviso, almeno tre giorni prima, al Questore’ e le pene previste in caso di inosservanza, compresi ‘coloro che nelle riunioni predette prendono la parola’, sono l’arresto fino a 6 mesi e l’ammenda da 103 a 413 euro.
Nonostante la denuncia e le indagini siano fondate su questa norma, le polemiche intorno a questo nuovo caso non si placano e si parla di repressione del diritto al dissenso e alla libertà di parola.
Gianluca Maggiore ha commentato con amara ironia, alludendo ad una sorta di importazione dei metodi azeri anche nella provincia di Lecce:
‘Mentre l’azerbaijan viene condannato dal CEDU per l’arresto illegale di attivisti, in una provincia dello stato caucasico, la provincia di Lecce, continuano le violazioni dei diritti fondamentali a danno della cittadinanza.
In questi anni, nella migliore tradizione di uno stato autoritario, l’Azerbaijan ha cercato di smentirci, indicati come “ambientalisti, “nimby”, e per ultimo criminalizzati. Noi siamo qui per dimostrare che alla repressione, ingiustizia, all’inutilità non si può contrapporre la “compensazione”.’
Nell’occasione, Maggiore commenta la proposta di mediazione con i territori che sarebbe stata lanciata dal Presidente della Provincia, Antonio Gabellone,
‘Leggevo oggi che il presidente Gabellone “vuole mediare”, sul tavolo della mediazione, con nuove popolazioni, abbia anche il coraggio di mettere queste forme di repressione.
State certi che mi difenderò, e difenderemo tutti quelli colpiti dalla repressione, puntualmente come al solito.
Zitti zitti… prendere la parola è reato.’
Movimento No TAP: ‘E’ il colpo di coda del Governo Gentiloni’
Intanto continuano ad arrivare anche sanzioni amministrative da 3500 euro e fogli di VIA che stanno colpendo altri attivisti. Non è mancato il commento del Movimento No TAP, che lancia delle accuse al Governo uscente e al Prefetto di Lecce Claudio Palomba:
‘Quello a cui stiamo assistendo è il colpo di coda di un Prefetto che era stato trasferito a Lecce dal Governo Gentiloni per difendere al meglio gli interessi di TAP con la scusa di una questione di ordine pubblico. Un Prefetto che ha perso definitivamente la sua credibilità quando la magistratura ha sequestrato il cantiere TAP che lui stesso aveva difeso con decine di uomini armati.
Ora, questo colpo di coda appare come l’ultimo atto del vecchio Governo portato avanti per mano del suo inviato speciale che, per onorare al meglio la sua missione politico-poliziesca, continua a colpire cittadini per bene che, come unica colpa, hanno quella di aver chiesto giustizia.
Vedremo cosa farà il nuovo Governo. Vedremo se lascerà questo Prefetto agire in nome delle scelte politiche del vecchio Governo, continuando a usare le forze dell’ordine come un manipolo di vigilantes al soldo di TAP o se al contrario capirà che nel Salento non c’è un problema di ordine pubblico ma un problema di ordine politico e morale.’
Solidarietà ai No TAP dal Collettivo AltaPressione
Le notizie hanno avuto risonanza anche fuori dalla regione Collettivo AltaPressione, organizzazione con sede a Bologna, che si occupa di problematiche ambientali e sociali, in particolare della questione “hub del gas” in Italia, che comprende anche i progetti TAP e SNAM Rete Adriatica.
AltaPressione esprime massima solidarietà ai No TAP e ricorda il testo dell’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, secondo il quale ‘Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere’ e si chiedono quale sia il fondamento di questi provvedimenti.
Il volto di questa repressione – dichiarano gli attivisti – assume sempre più i tratti grotteschi di una dittatura e sempre più gli attivisti NOTAP, responsabili di difendere la propria terra, vengono isolati, accerchiati e oppressi “attraverso ogni mezzo”: le multe, le zone rosse, i posti di blocco, i fogli di via, le percosse…’
Riunione non autorizzata: la questione giuridica
Il reato contravvenzionale di “riunione non autorizzata” è stato spesso messo in discussione, quantomeno nella sua applicazione. La sua esistenza è legata alla necessità di dare un preavviso alle autorità in modo che possano organizzare per tempo un servizio a tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico.
Secondo la giurisprudenza e molti studiosi del diritto, l’obbligo dovrebbe riguardar solo a riunioni pubbliche che potrebbero potenzialmente pregiudicare i diritti di terze persone.
La questione sorge sopratutto quando un gruppo di persone, senza essersi organizzate preventivamente, decide di dar luogo ad un sit-in o ad un’altra forma di protesta. Molto spesso, per non alimentare tensioni sociali, tante forme di protesta improvvisate, anche con blocchi stradali, non vengono sanzionate.
Ad esempio i blocchi stradali sulla SS 275, eseguiti da un gruppo di lavoratori licenziati o a rischio licenziamento a seguito dall’annullamento della gara d’appalto per l’ammodernamento della famigerata Maglie – Leuca, non avrebbero sortito provvedimenti sanzionatori.
Allora bisognerebbe chiedersi se il rigore letterale della legge non debba far posto al principio di ragionevolezza previsto dall’articolo 3 della nostra Costituzione; se di fronte ad un conflitto sociale tra la multinazionale TAP e la forza pubblica, da un lato, e le comunità locali, dall’altro, non si debba evitare di acuire queste tensioni e vessare con delle sanzioni molto salate dei cittadini che lottano per difendere la propria terra, anche quando omettono di osservare alcune disposizioni normative.