La battaglia contro TAP del Movimento 5 Stelle sembra limitarsi agli esposti e alle “revisioni”. La questione TAP per il Governo giallo-verde è tabù. Non rientra nell’accordo con la Lega e ora i pentastellati si accorgono che c’è un accordo intergovernativo.
Il Movimento 5 Stelle, dopo 5 anni e più di serrata opposizione al gasdotto TAP, ora che è al Governo sembra aver gettato la spugna. E’ un’opera inutile e dannosa, ma si deve fare. Questa sembra essere la posizione attuale del Governo, anche se non tutti lo sanno, forse.
Cerchiamo di mettere un po’ in ordine le cose. I dubbi su un possibile cambio di rotta del M5S sul gasdotto TAP erano sorti già quando i pentastellati erano in trattativa per un possibile “contratto di governo” con il PD, dopo che sul sito del Movimento era stato pubblicato uno studio con uno schema di accordo che, sotto la voce relativa agli investimenti infrastrutturali, parlava di ‘infrastrutture relative al gas, relativamente al quale è essenziale la sicurezza degli approvvigionamenti’, sottolineando la necessità di ‘di privilegiare il risparmio energetico e la produzione dalle fonti attualmente collocate al massimo grado di sostenibilità’ per avviare un processo di decarbonizzazione. Dal tenore letterale di questo schema di accordo sembra che implicitamente si parli della centralità del gas naturale nella transizione dal carbone alle fonti rinnovabili, posizione già sostenuta dal PD.
La Senatrice Daniela Donno, alla richiesta di chiarimenti da parte del sottoscritto, disse che la posizione verso TAP era rimasta invariata e che ‘avrebbero parlato i fatti’, ma non ha risposto ad ulteriori domande.
In particolare una domanda avrebbe meritato risposta: il M5S avrebbe continuato ad opporsi a livello giudiziario, ma non a livello governativo?
In effetti quello che si delinea non è una volontà del Governo di fermare l’opera, ma di “garantire”, “verificare”, “valutare”. La questione TAP non rientra nell’accordo M5S – Lega (Nord), per cui c’è un ostacolo di tipo politico e uno di tipo giuridico, quest’ultimo rappresentato dall’accordo internazionale stipulato nel 2013 dai Governi di Grecia, Italia e Albania per la realizzazione del gasdotto transadriatico.
La prima esternazione pubblica del nuovo Governo è nelle parole di Salvini
Il 6 giugno del 2016, con un implicito riferimento anche alla questione TAP, il vicepremier Matteo Salvini in visita a Taranto aveva dichiarato:
‘Non siamo qua per distruggere, per chiudere, per far saltare posti di lavoro anzi, vogliamo però coniugare lavoro e sviluppo. Questo lo si può fare a Taranto, in Salento, a Brindisi, pagare meno l’energia sarà fondamentale per famiglie e imprese […]. Lavoro e salute possono marciare insieme’.
Come dire, il gasdotto TAP si farà.
Costa: TAP inutile e dannoso, necessaria una revisione
Negli stessi giorni il neoministro all’Ambiente Sergio Costa aveva parlato della necessità di una revisione del progetto TAP, espressione che per alcuni poteva significare il blocco definitivo dell’opera, mentre da altri è stata interpretata come sintomo di un approccio molto timido, rinunciatario.
I consumi di gas sono in calo, l’Italia non ha un problema di approvvigionamento, mentre il TAP rientrerebbe nel piano che prevede la realizzazione di una hub del gas, ossia di usare il nostro Paese per creare delle riserve di gas da rivendere all’estero. Per questo, secondo il Ministro, sarebbe inutile, perché non serve alle famiglie e alle aziende italiani, né a ridurre le bollette del gas. Ma il lavoro di Costa sarebbe quello di un controllo di tutti gli aspetti di sua competenza nell’iter autorizzativo, per trovare qualcosa che potesse ostacolarlo.
Barbara Lezzi: ‘Opera inutile, ma c’è un trattato’
Le parole del neo Ministro per il Sud, Barbara Lezzi, sembrerebbero confermare l’incapacità o la mancanza di una volontà politica di questo Governo nel fermare l’opera.
‘Personalmente la ritengo un’opera inutile – ha dichiarato in un’intervista a Il Mattino – Ma c’è un trattato ratificato da cinque anni. Dobbiamo prenderne atto. Come promesso, faremo una valutazione attenta e responsabile che arrechi il minor danno possibile ai cittadini’.
Questo confermerebbe che si sta lavorando, più che altro, per cercare di limitare i danni, non per bloccare l’opera.
Eppure la Lezzi era parlamentare già dal 2013 e si è sempre occupata di TAP, allora com’è possibile che solo ora si sia accorta che c’è un accordo intergovernativo? E come mai in questi 5 anni non ha mai detto che ‘tanto si farà’? In questi 5 anni si è solo giocato?
Eppure il Governo, se non vuole intervenire con un atto politico, potrebbe giocare la carta del termine per l’inizio dei lavori, fissato al 16 maggio 2016, che non sarebbe stato rispettato.
Secondo il Ministero dello Sviluppo economico (con provvedimenti emanati sotto il Governo precedente) e i magistrati della prima inchiesta TAP i lavori sarebbero stati avviati entro i termini, ma in realtà ci sarebbero i presupposti perché il Ministero effettui una una nuova valutazione che porti alla revoca dell’autorizzazione.
Infatti oltre alla presenza di un verbale dei carabinieri del NOE, già acquisto agli atti della magistratura, c’è anche un documento redatto da una societa Rambol Environ pubblicato sul sito di TAP che confermerebbe i ritardi della multinazionale nell’avvio e nella prosecuzione dei lavori.
Si tratta di un rapporto di monitoraggio, aggiornato a novembre 2017, che ha la funzione di fare il punto sullo stato di avanzamento del progetto e sul rispetto di determinati standard nei tre Paesi coinvolti. Il Governo potrebbe prenderlo in considerazione.
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