Il dj e cantautore Ivan Ciullo, in arte Ivan Navi, è stato trovato impiccato il 22 giugno 2015. Frettolosamente gli inquirenti hanno liquidato la vicenda come suicidio, ma sono tanti gli aspetti controversi. I genitori denunciano la Procura di Lecce per omissioni d’atti d’ufficio, soprattutto per dei ritardi che hanno portato alla distruzione di dati fondamentali.
Era la mattina del 22 giugno 2015 quando il dj, musicista e cantante Ivan Ciullo, in arte Ivan Navi, veniva ritrovato morto in un uliveto situato tra Taurisano e Acquarica del Capo.
In maniera molto frettolosa e in base a indagini quantomeno discutibili gli inquirenti hanno liquidato il caso come suicidio. Nella sua auto, lasciata nelle vicinanze del ritrovamento di Ivan Ciullo, era stata fatta ritrovare una lettera stampata, non firmata, contenuta in una busta aperta sulla quale c’era scritto ‘x mamma e Sergio’.
Tanto è bastato agli inquirenti per convincersi del suicidio. Eppure gli elementi che avrebbero dovuto suggerire ulteriori accertamenti e chiarimenti c’erano e non erano pochi. Nonostante le istanze della famiglia, non è mai stata disposta l’autopsia sul corpo di Ivan e altri esami fondamentali.
Da allora mamma Rita Bortone e papà Sergio Martella non si sono mai dati per vinti e continuano tenacemente a lottare per cercare la verità e avere finalmente giustizia per loro figlio contro quello che hanno definito ‘un muro, un muro di omissioni, di errori investigativi, troppo gravi e troppo frequenti da non chiedersi “PERCHE’?” Troppi gli interrogativi che non hanno avuto risposte in questi 36 mesi.’
Un ragazzo pieno di vita
Ci sono una serie di comportamenti e circostanze che escluderebbero i propositi di suicidio di Ivan Ciullo. Non soffriva di depressione, era pieno di vita di interessi. Lavorava come dj e speaker presso Radio Salentuosi a Racale, come produttore musicale, come fonico (aveva un suo studio di registrazione) ed era un cantautore. Aveva anche una grande passione per la scrittura e amava scrivere a pena fiumi di pagine di quaderno, circostanza questa molto importante per la lettura di questo drammatico fatto di cronaca.
La sera del 21 giugno 2015, data in cui Ivan trovò la morte, aveva in programma una cena con i colleghi e con il fondatore di Radio Salentuosi in un locale di Alliste, per festeggiare gli ottimi risultati raggiunti. Ed infatti nel pomeriggio, alle 16:40, aveva inviato un sms ad una sua collega, confermando la sua presenza: ‘ci vediamo stasera’. Di lì a breve di Ivan non si avranno più notizie.
Il ritrovamento
Ivan fu trovato la mattina del 22 giugno 2015 impiccato ad un ulivo in una campagna di Acquarica, legato con un cavo di microfono, con i piedi che toccavano per terra, le gambe genuflesse e poco distante uno sgabello da musicista.
Secondo gli inquirenti Ivan si sarebbe trovato in quella posizione a causa del cedimento del cavo, definito genericamente “cavo elettrico”. Ma non si tratta affatto di un comune cavo elettrico, bensì di un cavo microfonico che non cede, non è soggetto ad allungamento e al massimo si logora a partire dall’esterno, cioè dalla guaina di rivestimento. Dalle foto, invece, il cavo risulterebbe integro.
Anche papà Sergio ha avuto modo di visionare il cavo, insieme ai legali e ai funzionari del Commissariato di Polizia di Stato di Taurisano, confermando che il cavo non aveva subito cedimenti né allungamenti.
Le gambe di Ivan si presentavano di coloro bianco, segno di un una mancanza di circolazione di sangue negli arti inferiori, il che sarebbe incompatibile con una morte da impiccagione. Se così fosse stato, il sangue avrebbe dovuto depositarsi verso il basso e i piedi avrebbero assunto una colorazione bluastra.
Inoltre sul dorso del suo corpo erano presenti ecchimosi dorsali, che non sembrano compatibili con un’impiccagione. La circostanza suggerirebbe la possibilità di una morte avvenuta mentre si trovava in posizione distesa.
Sulla nuca sono stati ritrovati dei segni che rispetto al nodo del cavo con cui era appeso risultano asimmetrici e quindi non sembrerebbero provocati dallo strisciamento del cavo. Come mai quei segni si presentavano in questo modo?
Gli elementi quantomeno dubbi sono tanti, eppure nonostante le ripetute richieste avanzate in questi tre anni da parte dei legali dei genitori, non è stata ancora autorizzata la riesumazione e l’autopsia sul corpo di Ivan Ciullo.
Liquido seminale sugli slip di Ivan Ciullo, mai esaminato
Sugli slip del giovane, il medico legale ha rinvenuto tracce di liquido seminale, che però non è stato mai esaminato e il vestiario è stato gettato. Inoltre non si è provveduto ad accertare se sotto la suola delle scarpe che indossava Ivan al momento del ritrovamento ci fosse effettivamente la terra rossa presente in quell’uliveto. Avrebbe permesso di accertare se Ivan in quel fondo ci sia arrivato con i propri piedi o se sia stato portato lì in un secondo momento. Quelle scarpe, incomprensibilmente, sono state gettate.
I piedi dello sgabello trovato vicino al corpo di Ivan, su cui il ragazzo sarebbe salito per impiccarsi, erano solo appoggiati sul terreno e non erano affondati. Ma se effettivamente una persona ci fosse salita su quello sgabello la terra rossa avrebbe ceduto e lo sgabello sarebbe affondato nel terreno almeno per qualche centimetro. Questo, come sostenuto dal legale dei famigliari di Ivan, non sarebbe scientificamente possibile.
Oggetti mai rinvenuti
Nell’auto di Ivan, al momento della scomparsa, erano presenti delle videocamere e un mazzo di chiavi e non si sa che fine abbiano fatto, se in quelle videocamere fosse presente del materiale ricollegabile alla sua morte e perché sia sparito quel mazzo di chiavi.
Sicuramente anche questa circostanza avrebbe dovuto indurre a sospettare che dietro alla morte di Ivan Ciullo ci sia qualcosa che non è stata approfondita a sufficienza.
Morte accertata alle ore 18, ma il cellulare risulta spento alle 18:40
Il medico legale che ha eseguito l’ispezione cadaverica sul corpo di Ivan, pur non avendo effettuato l’autopsia, ha indicato nel suo referto come orario della morte le ore 18. La perizia eseguita sul cellulare aveva accertato che il cellulare sarebbe stato spento alle 18:40. Nonostante l’incongruenza la PM ha chiesto l’archiviazione. Non sarebbe da escludere, infatti, che dopo la morte di Ivan Ciullo qualcun altro abbia potuto spegnere il suo telefonino.
Come mai nessuno ha visto il cadavere?
La strada Acquarica – Taurisano è una strada piuttosto trafficata e intorno all’ora presunta del decesso, o comunque dello spegnimento del cellulare, diverse persone avrebbero potuto notare Ivan o comunque qualcosa di sospetto, poiché l’albero dove è stato trovato Ivan era ai margini di una strada asfaltata.
A quell’ora, nel primo giorno d’estate, il sole tramonta verso le 20:30, pertanto la visibilità non sarebbe stata ostacolata da scarsa luce. Tutt’altro.
‘Possibile che nessuno abbia visto il corpo fino alla mattina successiva? E se fosse stato portato lì dopo la sua morte, inscenando un suicidio?’, si chiedono i genitori e i legali.
La perizia calligrafica mai disposta
Ivan avrebbe scritto una lettera di addio al computer indirizzata ai suoi genitori, l’avrebbe stampata e fatta ritrovare in una busta all’interno della sua auto. E’ alquanto insolito che Ivan, che aveva la passione di scrivere a penna canzoni, poesie, riflessioni, abbia deciso di scrivere le sue ultime parole, quelle rivolte ai genitori, tramite computer. Non è chiaro inoltre quale stampante e quale computer sarebbero stati utilizzati per stampare questo foglio in formato A4.
La busta contenente la lettera, all’esterno recava la scritta ‘x mamma e Sergio’, dove peraltro si nota una correzione. Inizialmente, come ha fatto notare papà Sergio, sarebbe stato scritto “mama”, salvo poi correggere la “a” con una “m”. Una sua ipotesi è che sia stata scritta da una persona che ha poca dimestichezza con l’italiano, perlopiù abituata ad esprimersi in dialetto. Infatti nel dialetto di quella zona si usa pronunciare la parola “mamma” come “mama”. Si tratta tuttavia solo di un’ipotesi.
Ad ogni modo la scrittura non sembra essere quella di Ivan ed è della stessa opinione un perito grafologico consultato informalmente dai genitori di Ivan. Tuttavia la PM non ha mai voluto disporre una perizia calligrafica sull’originale della busta.
Come si può notare da un confronto tra la scritta presente sulla busta e la scrittura di Ivan (dalle immagini riportate a destra), si può notare che la calligrafia di Ivan è molto tondeggiante, ricercata, mentre quella della busta appare spigolosa, meno sicura e più pasticciata.
Anche le lettere sono composte in maniera diversa. Lo si può notare, in particolare, confrontando le “A” e la “S”. La “A” viene realizzata da Ivan procedendo in senso orario, per poi tracciare il trattino in senso antiorario senza staccare la penna dal foglio.
La lettera – secondo quanto raccontato da Sergio Martella – sarebbe stata maneggiata dai carabinieri della stazione locale senza indossare i guanti, contaminandola e rendendo impossibile ottenere informazioni quali impronte digitali e tracce biologiche.
Due giorni al Vito Fazzi senza effettuare esami
I famigliari e loro legali si chiedono come mai il corpo di Ivan Ciullo sia stato portato all’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, ad oltre 60 chilometri da Acquarica, dove è stato trattenuto due giorni senza che venisse effettuata l’autopsia né esami tossicologici, ma solo una visita esterna.
Si tratta di indagini che avrebbero svolgersi in qualsiasi ospedale più vicino, ma c’è qualcosa che non torna. La decisione di trasportarlo a Lecce e non in un ospedale più vicino poteva essere legata alla necessità di disporre un’autopsia e fare esame più approfonditi, che però non sono stati effettuati.
I famigliari, con il proprio legale, si chiedono:
‘Cosa ha fatto cambiare loro idea? Qualcuno ha fatto pressione affinché non venisse effettuata l’autopsia? Nella decisione di non fare l’autopsia non sono stati interpellati i genitori. Nessuno quella mattina del 22 giugno si è recato da loro, hanno saputo della scomparsa del figlio casualmente. Lo ha capito papà Sergio, da solo, e da solo ha dovuto dare la notizia a mamma Rita. PERCHE’?’
I ritardi degli inquirenti hanno determinato la perdita
In questa vicenda è comparso un indagato, una persona che aveva avuto una relazione con Ivan e con il quale aveva avuto contatti fino all’ultimo. I legali avevano sollecitato l’acquisizione tempestiva dei dati relativi alle celle agganciate dal cellulare di Ivan e quelle agganciate dai dispositivi dell’indagato (smartphone, tablet e utenze), altrimenti dopo due anni dal fatto (quindi il 21 giugno 2017) sarebbero stati cancellati dagli operatori di rete e quindi persi per sempre.
Il Gip Vincenzo Brancato, il 27 febbraio 2017, aveva accolto le richiesta ordinando agli inquirenti un ulteriore approfondimento investigativo con l’acquisizione di questi informazioni e dei dati GPS.
Così i cellulari vengono sequestrati d’urgenza il 15 marzo 2017, ma la copia della documentazione alle compagnie telefoniche è stata chiesta solo il 10 ottobre 2017, mentre il conferimento dell’incarico al consulente tecnico è stato effettuato il 21 giugno 2017, giorno del secondo anniversario della morte di Ivan Ciullo e giorno in cui i dati sarebbero stati distrutti.
E così è stato. Questi dati, fondamentali per la ricostruzione di quanto accaduto in quel drammatico 21 giugno 2015, sono andati persi per sempre a causa di un ritardo nell’acquisizione.
Sono tutte legittime domande che attendono una risposta: perché non sono stati approfonditi alcuni aspetti oscuri della vicenda? Perché non sono stati disposti degli esami, nonostante le insistenze dei legali dei genitori e nonostante tutti gli elementi contraddittori emersi? Perché questo ritardo? ‘Si tratta di una fatale casualità?’, si chiedono i genitori.
Denunciata la Procura di Lecce per omissione d’atti d’ufficio
Come dichiarato in una nota, i genitori, che non si sono mai arresi e continueranno la loro lotta per la verità, ‘di fronte alla seconda richiesta di archiviazione presentata dalla PM e alle sue evidenti lacune, hanno presentato una formale denuncia-querela al Tribunale di Potenza nei confronti della PM della Procura di Lecce per il reato di omissione di atti d’ufficio.’
Alla seconda richiesta di opposizione presentata dalla PM, il legale dei genitori, l’avvocato Francesca Conte ha presentato l’atto di opposizione. 12 luglio ci sarà l’udienza davanti al GIP.
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