Il Sindaco di Melendugno chiede un incontro al Ministro dell’Ambiente per la riapertura della VIA. Per Costa procedura approvazione TAP è a posto. Barbara Lezzi in visita a Lecce sommersa dalle contestazioni al grido di “traditrice”. Ecco le risposte che pretendono i No TAP.
Un incontro con amministratori locali, associazioni, legali e tecnici: è quanto chiede il Sindaco di Melendugno, Marco Potì, in ordine alla vicenda TAP per ottenere la riapertura della VIA e valutare nuovamente gli aspetti critici del progetto, soprattutto con riferimento alle praterie di Posidonia, assenti solo sulle carte della Regione, ma di cui in realtà nuove indagini hanno rilevato una importante presenza.
Sono giorni caldi per i cittadini No TAP, ancor più sentitisi traditi dalla forza politica che più di tutte ha osteggiato il progetto e che, una volta al Governo, ha gettato la spugna, probabilmente per non compromettere un precario accordo politico con la Lega, che al contrario si mostra fortemente interessata alla costruzione del gasdotto. Nella trattativa con il partito nordista i pentastellati hanno sacrificato la partita contro TAP.
E’ maturata la consapevolezza che nella lotta dovranno contare solo sulle proprie forze e sull’appoggio di altri movimenti, associazioni, organizzazioni anche internazionali, istituzioni locali, società civile, mentre la politica nazionale ha deciso di voltare loro le spalle.
Solo che i cittadini non dimenticano. Non dimenticano le promesse fatte, anche prima delle elezioni, quando proprio a San Foca Alessandro Di Battista disse che in 15 giorni l’opera sarebbe stata bloccata. La prima ad essere accusata di tradimento è il Ministro Barbara Lezzi, di Lecce, da sempre in prima linea contro il gasdotto TAP, almeno fino a quando non è entrata nella compagine governativa.
Lezzi severamente contestata dai No TAP
Ad attenderla in occasione di un incontro organizzato dall’Università del Salento, presso l’edificio Studium 2000, alla quale la Lezzi era stata invitata come ospite sul tema del precariato dei lavoratori del sistema universitario, c’era un gruppo di cittadini No TAP con l’intento di avere delle risposte e di contestare il voltafaccia suo e del suo partito, anche con striscioni appositamente preparati per l’occasione.
Conclusi gli interventi dei relatori, alla Lezzi sono state rivolte le accuse di aver voltato le spalle alla sua terra, di essere come Teresa Bellanova e di usare argomentazioni infondate per giustificare la sua nuova posizione, alle quali non ha voluto rispondere.
Due giorni prima dell’incontro il portavoce del Comitato No TAP, Gianluca Maggiore, aveva posto pubblicamente a Barbara Lezzi e al Governo Conte le seguenti domande:
1- L’esecutivo di cui fa parte è a conoscenza dello scandalo che coinvolge l’Azerbaijan con il riciclaggio di otto miliardi di € veicolati per pagare “politici, giornalisti e personalità influenti” di tutta Europa?
2- L’esecutivo di cui fa parte è a conoscenza del fatto che, la settimana scorsa, 12 membri del Consiglio D’Europa sono stati espulsi a vita perché ritenuti colpevoli di un comportamento “corruttivo” in favore dell’Azerbaijan?
3- Conosce l’associazione interparlamentare “amici dell’Azerbaijan”, i suoi fini, i nomi dei suoi membri e come questa associazione si finanzia?
4- Ritiene plausibile che ministri del Governo di cui lei fa parte siano organici o prendano parte alle iniziative dell’associazione “amici dell’Azerbaijan”?
5- Ritiene che parlamentari del Movimento 5 Stelle facciano parte o partecipino alle iniziative dell’associazione “amici dell’Azerbaijan”?
6- È possibile rendere pubblico il bilancio di questa associazione parlamentare?
7- È possibile rendere pubblico il contratto che vincola , ammesso che esista, lo stato italiano alla costruzione del TAP, evidenziando le clausole dove sono citate e quantificate penali in caso di mancata costruzione?
8- La questione TAP , in sede di formazione del governo, è stata utilizzata come contropartita?
9- Violazione dei diritti umani, riciclaggio di 8 miliardi di €, corruzione di parlamentari del consiglio d’Europa , collusioni mafiose (caso “viva transfer”), vari reati Ambientali, ecc… il TAP è una questione di costi/benefici o di DIGNITÀ e ONESTÀ?
10- Quali azioni rapide e concrete ha intenzione di mettere in atto l’esecutivo di cui fa parte per ristabilire la legalità e un minimo di dignità?
Ministro Costa: ‘TAP, nessun impatto’
Anche il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa sembrerebbe aver perso la “determinazione” iniziale nel sottoporre ai raggi x tutta la procedura autorizzativa di TAP. Roberta Muroni, deputata di LeU, nei giorni scorsi ha presentato un’interrogazione rivolta al Ministro Costa, al quale ha chiesto la riapertura della VIA, motivata dal fatto che ‘il decreto di compatibilità presupponeva una limitata presenza di vegetazione marina all’exit point del micro tunnel, mentre è stato riconosciuto che le praterie di cymodocea nodosa e di posidonia sono estese per oltre 300 mila metri quadri. Nel corso dei lavori sono inoltre sono state riscontrate dagli enti competenti diverse violazioni alle prescrizioni del decreto ministeriale n. 223 del 2014: la violazione della prescrizione di estrarre gli olivi dal suolo con una congrua quantità di terreno e non a radice nuda; la protezione del suolo ante operam per impedire qualunque infiltrazione. Così come sembrerebbe violata anche la prescrizione sulle procedure da seguire durante i lavori per evitare di inquinare la zona interessata’.
A TAP, con il decreto di compatibilità ambientale del 2014, è stato imposto di tenersi a 50 metri da questa vegetazione marittima da punto di interramento (exit point) della condotta, ma a quanto pare questa condizione non è realizzata. Il Ministro Costa, invece, basandosi sulla documentazione della Commissione di VIA, afferma il contrario. Quindi per il Ministro è tutto ok.
Questa posizione non è piaciuta né alla Muroni, né al Movimento No TAP, né tanto meno al Sindaco di Melendugno Marco Potì, il quale ha chiesto a Costa la riapertura dalla VIA (valutazione di impatto ambientale) e un incontro con amministratori locali, associazioni, tecnici e giuristi. Ha quindi diramato il seguente comunicato:
‘Il tempo per il Vice ministro Sant’Angelo si è fermato al 2014, quando con dm 223/’14, il MATTMA ha approvato la realizzazione del tratto del gasdotto tap, che per la parte on-shore si sviluppa integralmente in Regione Puglia nel territorio della Provincia di Lecce e nel Comune di Melendugno, subordinandola a 58 prescrizioni.
La scelta del sito di Melendugno nasce dall’asserita assenza di interferenze con le praterie di Posidonia oceanica e di Cymodocea nodosa in prossimità dell’exit point del microtunnel, e ciò, caro Ministro Costa, emerge chiaramente dall’elaborato «Integrazioni allo Studio di Impatto Ambientale e Sociale Allegato 4 Analisi delle Alternative», redatto da Tap in data 18.3.2014.
Ed è proprio sulla scorta di tale circostanza che il MATTMA ha legittimato la realizzazione del gasdotto nell’approdo di Melendugno, (anche) dettando una serie di prescrizioni volte ad attribuire tutela e salvaguardia alla Posidonia ed alla Cymodocea nodosa. La prescrizione A5 del detto dm 223/’14, infatti, (relativa alla costruzione del «microtunnel e opere a esso connesse»), dispone che «Prima di procedere a qualsiasi operazione dovrà essere presentato il relativo progetto esecutivo di tutte le opere previste all’approdo che dovrà essere assoggettato a procedura di verifica di esclusione dalla VIA».
L’intento era chiaro: evitare anche solo il mero rischio di compromissioni irrimediabili per gli ecosistemi marini.In raccordo con la prescrizione A5, la successiva prescrizione A6 impone poi di adottare «ogni accorgimento al fine di proteggere il più efficacemente possibile le adiacenti praterie di Posidonia e di Cymodocea nodosa» prescrivendo che l’exit point del microtunnel sia collocato a non meno di «50 m dalle ultime piante di Cymodocea nodosa», per evitare qualsiasi interferenza con tali specie di piante marine data la fondamentale funzione di protezione dall’erosione delle spiagge che le stesse svolgono, come ben ribadito dal Vice ministro nella risposta all’interrogazione parlamentare dell’On. Muroni.
Tuttavia, il vice ministro, non ricorda che in data 22.12.2016 Tap presentava la domanda di verifica di assoggettabilità a v.i.a. del progetto esecutivo del Microtunnel, dichiarando di aver introdotto soluzioni “ottimizzate” rispetto al progetto originario, al fine di risolvere qualsiasi interferenza diretta con l’esistente prateria di Cymodocea nodosa, mediante un allungamento di circa 55 m del punto di uscita del Microtunnel a mare (exit point), in modo da annullare gli impatti diretti e minimizzare quelli indiretti.
E tutto ciò sul presupposto, poi smentito nel 2017, che l’exit point ottimizzato sia collocato in area di «praterie assenti». Con numerose osservazioni presentate da parte di privati cittadini e pubbliche Autorità si dimostrava, però, anche sulla scorta di indagini condotte in situ che, contrariamente a quanto sostenuto da Tap, il progetto “ottimizzato” non raggiungeva i risultati previsti, essendo il nuovo exit point, infatti, ubicato in piena prateria di Cymodocea nonché in prossimità di piante di Posidonia oceanica.
TAP, quindi, alla luce di tali rilievi è costretta ad ammettere non solo la presenza di Posidonia, ma anche di “dense” praterie di Cymodocea nodosa e, soprattutto, che l’exit point del microtunnel è localizzato in piena prateria di Cymodocea nodosa, ma minimizza l’errore e afferma che il nuovo punto di uscita del microtunnel determina un sicuro impatto diretto su di un’area stimata in almeno 200 mq – 400 mq di quella prateria, ma elimina gli effetti indiretti.
Il MATTMA, dinanzi a queste surreali determinazioni, anziché procedere ad una nuova verifica di assoggettabilità a via del nuovo progetto “ottimizzato”, stante l’ accertato mutamento del quadro fattuale, preferisce appiattirsi sulle affermazioni presentate da Tap e autorizzare il compimento di ulteriori azioni di saccheggio del fondale marino, valorizzando, in modo quasi beffardo, la circostanza che Tap abbia proposto – quale misura di mitigazione degli effetti indiretti (si badi non quelli diretti) – la realizzazione di un palancolato, una recinzione infissa nel suolo sottomarino, occupato dalla Cymodocea nodosa, di palancole di 28 metri di altezza, di cui ben 21 interrati.“Voglio rivolgermi direttamente al ministro Costa chiedendogli di ricevere noi amministratori, le associazioni del territorio, gli avvocati e i tecnici per ascoltare la nostra voce e approfondire gli aspetti controversi del progetto.
Chiediamo al Viceministro di mettersi da parte e di considerare di cambiare i funzionari che hanno fino ad oggi seguito la pratica Tap, visto che sono indagati in procedimenti connessi.
Quindi, caro Ministro Costa, alla luce di questi nuovi accadimenti le chiediamo di voler riaprire la via e di riportare il progetto del Microtunnel all’anno 2014, quando il punto di uscita del microtunnel era posizionato a oltre 50 metri, “sia a sud che a nord” dagli ultimi ciuffi sparsi di Cymodocea e di procedere ad uno studio dettagliato del progetto prima di rispondere ad interrogazioni parlamentari, perché, in fin dei conti, chi è chiamato a decidere le sorti di un territorio, in termini di impatto ambientale, ha l’obbligo etico-morale di conoscere le carte e i progetti.”
Questo chiede il Sindaco del Comune di Melednugno, Marco Potì e tutta la comunità coinvolta.’