TAP si difende: ‘Arsenico e metalli pesanti in falda già da prima. Superamenti dei limiti riscontrati anche prima dell’inizio dei lavori ed hanno trovato conferma durante l’esecuzione degli stessi.’ Ma i primi dati sullo sforamento sono stati comunicati solo a novembre 2017.
La falda acquifera di San Basilio, in prossimità dell’area di cantiere TAP, risulta fortemente contaminata con la rilevata presenza di metalli pesanti e arsenico. I sospetti si concentrano sui lavori di costruzione del gasdotto, stando alla lettura dell’ordinanza del Sindaco di Melendugno, Marco Potì, con cui è stata imposta la sospensione dei lavori e il divieto di emungimento dai pozzi della zona, ma anche in base a quanto denunciato dal Movimento NoTAP già dal mese di febbraio.
Ma TAP non ci sta e si difende sostenendo che l’acqua fosse già inquinata prima dell’inizio dei lavori e lo fa attraverso un comunicato diramato mercoledì 25 luglio:
‘Nel corso delle attività previste dal Progetto di Monitoraggio Ambientale approvato dal Ministero dell’Ambiente, TAP sta conducendo fin dal luglio del 2016 attività di
campionamento delle acque sotterranee relative alla falda superficiale attraverso una rete di piezometri localizzati intorno all’area di cantiere del microtunnel in località San Basilio.Per alcuni elementi, quali Nichel, Arsenico e Manganese, i superamenti dei limiti
erano stati riscontrati anche prima dell’inizio dei lavori ed hanno trovato conferma
durante l’esecuzione degli stessi. TAP ha prontamente trasmesso gli esiti a tutti gli Enti coinvolti, con cui sta collaborando con incontri specifici, e ha intrapreso una serie di controlli accurati, anche con la collaborazione delle imprese esecutrici dei lavori condotti nell’area.Le prime verifiche effettuate confermano che tutti i materiali utilizzati in cantiere sono conformi alle normative vigenti e che le procedure ambientali previste dal Decreto VIA e dalle sue prescrizioni sono state seguite scrupolosamente.
La sicurezza e la salvaguardia dell’ambiente costituiscono una priorità assoluta per TAP, che sta procedendo con ulteriori monitoraggi e analisi in coordinamento con gli organi di controllo preposti e tenendo prontamente informati tutti gli Enti coinvolti sui relativi risultati.’
Il fatto resta comunque grave. Se effettivamente già prima dell’avvio dei cantieri la situazione fosse questa, allora ci si chiede come mai sia passato tutto questo tempo prima che venissero alla luce questi dati e come mai si sia perso tanto tempo prima di intervenire.
Alla richiesta del sottoscritto di fornire i dati che confermassero che la situazione fosse compromessa già prima dell’inizio dei lavori, l’ufficio stampa di TAP non ha fornito ancora alcuna risposta.
In base alle prescrizioni relative al progetto del gasdotto, TAP ha l’onere di eseguire un PMA (piano monitoraggio ambientale), suddiviso in 3 periodi: ante operam, a lavori in corso e post operam. In base al Codice dell’ambiente, se la società dovesse rilevare degli sforamenti di questi parametri, avrebbe l’obbligo di dare comunicazione immediata a Comune, Provincia, ARPA, ASL, per l’apertura di una conferenza dei servizi.
Le prime analisi che hanno documentato i parametri fuori norma sarebbero di novembre 2017, quindi a lavori iniziati.
Se TAP fosse stata a conoscenza di valori fuori norma già nel 2016, come affermato nel comunicato stampa, avrebbe dovuto comunicarlo. Ma al momento non risulta, almeno fino a quando la società non fornirà i dati che dimostrerebbero che i valori fossero già fuori norma prima dell’inizio dei lavori e in quanto consistesse lo sforamento.