Il concertone della Notte della Taranta 2018 manca di “mordente”, con voci a tratti imbarazzanti. Continue e fastidiose interruzioni della diretta su Rai 5. Vietato dire No TAP, altro caso di censura: strappata via una bandiera dalla security.
Si è tenuto ieri sera il concertone della Notte della Taranta, giunto alla sua ventunesima edizione, un evento che non sarà dimenticato facilmente, più che altro per il numero di persone rimaste deluse.
Le qualità e la cultura musicale del maestro concertatore Andrea Mirò sono fuori discussione, ma gli arrangiamenti hanno suscitato più di qualche perplessità. Ha sicuramente offerto multi spunti interessanti con una commistione di generi che si avvicina molto più alla world music di tante altre passate edizioni.
Ma questo non è bastato a rendere coinvolgente uno spettacolo. E’ una taranta che non morde, proprio perché è mancato il suo carattere sanguigno, capace di travolgere i presenti. Il concertone è stato in buona parte noioso, ma il vero tallone di Achille è apparso l’ensemble di voci, a tratti imbarazzante, incerto e talvolta poco gradevole. Per correttezza va detto che tanti hanno invece apprezzato lo spettacolo.
Come se non bastasse si aggiungano le continue e fastidiosissime interruzioni della diretta su Rai 5, con numerose quanto poco interessanti interviste ai protagonisti, che disturbavano il concerto. Ma forse in Rai non hanno capito che il pubblico preferisce vedere e sentire il concerto, senza fastidiose e continue interruzioni.
L’edizione della Notte della Taranta 2018 era appunto dedicata al paesaggio, minacciato da qualcosa che non viene indicato con chiarezza. Il direttore Daniele Durante, intervistato, fa una timida allusione a quello che sta accadendo nel Salento, un riferimento troppo vago e sterile espresso.
Non si nomini il nome di TAP invano. Continua l’imbarazzante neutralità di fronte alla questione TAP della Fondazione Notte della Taranta. La taranta dev’essere innocua, non deve mordere o pizzicare.
Fa eccezione qualche pizzicotto inferto con il brano inedito di Mino De Santis, “Canto della Terra”, che contiene riferimenti alle lotte per la difesa del territorio e il richiamo ad un dovere per le presenti generazioni di raccogliere il testimone lasciato agli antenati e difendere la terra, con l’invito a non vendersi, perché in ogni caso il territorio e gli abitanti andrebbero a perderci.
Ma perché la Fondazione dovrebbe prendere posizione in merito a TAP?
L’idea della Notte della Taranta nasce per valorizzare il territorio e lo sviluppo attraverso il recupero degli aspetti culturali di questa terra, a partire alla tradizione e la lingua Grìca. Non nasce per mero divertentismo e intrattenimento musicale. Ma negli anni il senso di questo evento sembra essersi un po’ smarrito, con una decadenza anche a livello culturale, tanto da indurre il il prof. Eugenio Imbriani, nel 2015, a lasciare la fondazione.
Per quanto riguarda TAP, la fondazione da diversi anni viene incalzata, non solo dagli attivisti, facendo leva sul suo ruolo di difesa, valorizzazione, recupero e promozione del territorio. A parte vane promesse, il discorso TAP non riesce proprio ad entrare in queste manifestazioni. Meglio evitare, qualcuno ci resterebbe male.
Non solo. Guai a far entrare uno striscione, una bandiera con scritto No TAP. La libertà di pensiero soccombe di fronte all’interesse di non “urtare” la sensibilità di qualcuno. Qualsiasi scritta sembra andare, purché non venga espressa contrarietà al gasdotto.
Ieri sera il servizio d’ordine de La Notte della Taranta si sarebbe affrettato a strappare di mano con la forza una bandiera No TAP a dei ragazzi che la facevano sventolare tra il pubblico, più volte è entrata nell’inquadratura delle telecamere Rai.
I ragazzi sarebbero anche stati allontanati dal concerto, non proprio in maniera gentile.
Non è la prima volta che la vista di una scritta No TAP genera il panico. Ricordiamo l’eclatante caso di Alessandro Mannarino, nell’edizione del 2014, che quando sul palco esibì la bandiera No TAP fu prontamente censurato da Rai 5. Il cantautore romano, inoltre, dopo la sua prestazione sarebbe stato trattenuto dalla Digos per circa un’ora. Circostanza mai smentita.