Salvini sovverte il principio di separazione dei poteri e parla da monarca assoluto: ‘Io sono stato eletto da voi, siete miei elettori, miei sostenitori, miei complici. Loro invece, i magistrati, non sono stati eletti da nessuno e non rispondono a nessuno’.
Il Ministro e vicepremier Matteo Salvini, che di fatto sembra sempre più l’effettivo di questo governo, è ufficialmente indagato dalla Procura di Parlermo con l’ipotesi di reato di sequestro di persona aggravato, ‘commesso nel territorio siciliano fino al 25 agosto 2018 in pregiudizio di numerosi soggetti stranieri’. La vicenda è quella della nave “Diciotti”.
Ora qui non interessa disquisire sulla colpevolezza o sull’innocenza di Salvini, sarà il Tribunale dei Ministri a farlo, secondo diritto. Ciò su cui si vuole attirare l’attenzione è la pericolosità delle affermazioni fatte da un Ministro, dal vicepresidente del Consiglio, che ha anche giurato sulla Costituzione.
Salvini, con un fare vittimistico e populista, ha aperto in diretta facebook la busta inviatagli dalla Procura di Palermo, contenute l’informativa. Ed ha affermato, rivolgendosi al suo popolo:
‘Io sono stato eletto da voi, siete miei elettori, miei sostenitori, miei complici. Loro invece, i magistrati, non sono stati eletti da nessuno e non rispondono a nessuno’.
In pratica il furbo leader del Carroccio ha rivendicato il privilegio di essere al di sopra della legge, di non dover rispondere del proprio operato, anche in ipotesi di reato, se non davanti al popolo che l’ha eletto.
No! La democrazia non funziona così. Forse funzionava così ai tempi di Gesù e Barabba e sappiamo come andò a finire. Il voto non dà diritto all’immunità, il voto permette di eleggere i parlamentari, i quali sono chiamati a svolgere il compito con onore e nel rispetto della Costituzione. Tutte le prerogative accordate ai parlamentari devono essere funzionali allo svolgimento delle loro funzioni, ma non possono andare oltre fino a fornire il privilegio di essere considerato, di fronte alle responsabilità penali, in maniera diversa da un comune cittadino e pretendere di non essere processabile o condannabile.
Le affermazioni di Salvini sembrano quelle di un aspirante monarca assoluto, ma sono contro la Costituzione e non hanno nessuna legittimità. Non in uno stato diritto. Ce l’avrebbero, forse, solo in quelle teocrazie cadute vittima del fondamentalismo islamico, quelle che Salvini usa per dare credito alla propria ostilità verso l’Islam.
La Costituzione italiana legittima già l’operato della magistratura, alla quale si accede per concorso pubblico, prevedendone limiti è contrappesi. Non è assolutamente vero che la magistratura non risponde a nessuno. Ed infatti, l’articolo 101 della nostra Costituzione, stabilisce:
‘La giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alla legge.’
I giudici non sono soggetti al voto popolare e devono servire solo la legge, non il legislatore.
L’attuale equilibrio tra potere giudiziario, legislativo ed esecutivo è il frutto di secoli di lotta per i diritti, per impedire che un solo uomo (un monarca o un dittatore) o una oligarchia amministrino, emanino leggi e usino la giustizia a proprio piacimento, senza alcun limite. Il principio di separazione dei poteri è uno dei fondamenti dello stato e grazie ad un sistema di contrappesi permette ogni singolo poter trovi un limite nel potere degli altri due. Non si può accettare che un governante, per difendersi davanti al popolo dalle accuse che gli sono rivolte, arrivi a sovvertire i principi costituzionali a proprio piacimento.
Il rapporto tra i poteri viene regolato dalla stessa Costituzione. Il Governo non viene eletto dal popolo, ma nasce, sopravvive e viene legittimato dalla fiducia espressa della maggioranza del Parlamento, con la nomina formale del Presidente della Repubblica, garante delle istituzioni. Solo i parlamentari sono eletti dal popolo, senza vincolo di mandato.
I magistrati, per evitare che nell’applicazione della legge possano essere influenzati dalla politica e dal fervore popolare del momento, accedono alla loro professione tramite concorso pubblico.
Le affermazioni di Salvini ricordano le elucubrazioni di Berlusconi e tutti gli “anatemi” e gli insulti lanciati contro i magistrati nel concorso di oltre 20 di carriera politica, che l’hanno visto indagato (e talvolta condannato) per diversi reati. In una occasione, nel 2003, rese una dichiarazione molto simile a quella resa da Salvini:
‘In una democrazia liberale chi governa per volontà sovrana degli elettori è giudicato, quando è in carica e dirige gli affari di Stato, solo dai suoi pari, dagli eletti del popolo, perché la consuetudine e le leggi di immunità e garanzia lo mettono al riparo del rischio della persecuzione politica per via giudiziaria.’
Ma – lo ribadiamo ancora una volta – la magistratura non si può fermare davanti a chi ricopre cariche elettive. E’ un privilegio incompatibile con lo stato di diritto, in quanto sarebbe come garantire l’immunità totale da qualsiasi reato a chiunque ricopra cariche elettive o governative.
Anche se il sistema non è perfetto, anche se i magistrati, così Governo e Parlamento, possono sbagliare, tutto questo non può autorizzare nessuno a disattendere il principale freno a possibili abusi di potere.
Ed è pericoloso aizzare la folla contro i magistrati, così come sta Salvini facendo con i migranti, creando un clima esasperato in cui anche chi si macchia di crimini violenti (si vedano le numerosi aggressioni a fondo razziale nei confronti di cittadini stranieri), pur finendo nei guai con la giustizia, sentirà di aver fatto qualcosa di giusto, perché il popolo, quello che scelse Barabba, approva, giustifica e lo erige a eroe. Ma questa è la fine della legge, la fine del diritto.
In altri tempi avremmo sentito il Movimento 5 Stelle forse avrebbe riempito le piazze, gridando a gran voce le dimissioni di Salvini e offrendo sostegno morale alla magistratura. Ma non ora.