Ministeri rispondono alla richiesta d’accesso (FOIA) presentato dai cittadini. Non ci sono informazioni e documenti che dimostrino benefici economici e risparmi in bolletta con la costruzione del gasdotto TAP, né penali in caso di mancata realizzazione.
TAP, costi e penali in caso di rinuncia, benefici in caso di realizzazione. E’ il mantra ripetuto negli ultimi mesi dagli esponenti del Governo Conte, che si pone in continuità con i precedenti governi, favorevoli alla realizzazione al gasdotto TAP.
Parole in libertà. Salvini continua a sostenere che avremmo una riduzione sulle bollette del gas del 10%, Barbara Lezzi (Ministro per il Sud) parla di penali. Altri organi di stampa tentano di stimare quanto dovrebbe pagare l’Italia in termini di penali a TAP in caso di rinuncia all’opera.
Del rapporto costi – benefici dell’opera ci eravamo già occupati in precedenza, sottolineando come in realtà tanti slogan pro-TAP siano privi di fondamento.
Ora a dirlo sono proprio i Ministeri: non ci sono informazioni e documentazioni che permettano di affermare che ci saranno benefici economici né penali. In altre parole, l’analisi costi-benefici non c’è.
Il 10 settembre, infatti, scadeva il termine per rispondere alle “Istanze di accesso civico generalizzato” (c.d. “FOIA”) rivolte ai Ministeri del Governo, in relazione al progetto del gasdotto transadriatico, promosse Movimento No TAP, Brindisi, Movimento No TAP, Comitato NoTAP Salento, rete associativa “Salento Km0”, associazioni “Terra Mia” e “Bianca Guidetti Serra”, cittadini salentini. I ministeri interpellati sono Esteri, Interno, Sviluppo Economico, Sud, Ambiente. Il Ministero degli Esteri dichiara di non sapere nulla e rinvia allo Sviluppo Economico, cui sovrintende Luigi Di Maio, che però non ha dato risposta. Per questo è stata presentata una nuova richiesta d’accesso.
Il Ministero dell’Interno, al cui vertice siede Salvini e che più che altro si occupa di ordine pubblico e sicurezza interna (non tanto di infrastrutture e tariffe), ha affermato di non avere informazioni e documentazione che dimostrino benefici economici connessi alla realizzazione del gasdotto TAP.
La risposta è stata firmata Vice Capo di Gabinetto Vicario, il quale ha affermato che quelle di Salvini sulla riduzione delle bollette del gas sono solo dichiarazioni politiche. Niente di più. Parole in libertà.
Il Direttore del Ministero dell’Ambiente, Giuseppe Lo Presti, ha firmato l’atto con cui si afferma che il Ministero non è a conoscenza delle fonti a cui hanno attinto gli organi di stampa (come Il Sole24Ore) nell’affermare l’esistenza di penali da pagare ed il loro ammontare.
E veniamo a Barbara Lezzi, il Ministro per il Sud, di Lecce, che da quando fa parte del Governo ha iniziato frenare sulla possibilità di bloccare l’opera, in quanto – a suo dire – ci sarebbero state delle panali da pagare.
Da sempre fervida oppositrice di TAP, per non perdere la faccia davanti ai salentini, aveva dichiarato più volte di aver letto le carte sui costi-benefici, ma anche qui le sue dichiarazioni non trovano fondamento. Ed è il suo Capo di Gabinetto a smentire l’esistenza di un’analisi costi-benefici.
Ora è stato rinnovata la richiesta al Ministero dello Sviluppo economico e si attende quella del Ministero delle Infrastrutture.
Da anni siamo bombardati da slogan pro – TAP, che descrivono l’opera come una grande opportunità di crescita per il sud, per l’occupazione, per lo sviluppo turistico, per la riduzione dei costi, per la sicurezza delle fonti di approvvigionamento energetico, per la decarbonizzazione. E ora i Ministeri, interpellati, fanno scena muta.
Nessuna analisi costi – benefici dell’opera TAP
Il Governo prima e il Parlamento poi, nel 2013, hanno rispettivamente siglato e ratificato un accordo tra società TAP, Albania, Grecia, Italia, senza aver fatto uno studio sui benefici che l’opera avrebbe potuto portare al nostro Paese e a quali costi, sia in termini economici che a livello ambientale e sociale.
Se una analisi fosse stata effettuata i Ministeri oggi non avrebbero avuto tanta difficoltà a rispondere. Peggio ancora, nel preambolo di quell’accordo del 2013, poi ratificato dal Parlamento, c’è un riferimento alla Carta dell’Energia, un Trattato internazionale stipulato nel 1994, da cui l’Italia si è tirata fuori nel 2006. Questa Carta contiene la controversa clausola “zombie”, che in caso di recesso, per i 20 anni successivi, stabilisce a favore della multinazionale di poter beneficiare degli effetti dell’accordo.
Un clausola suicida, tutta a vantaggio della multinazionale, in danno al contribuente. Questo è stato deciso da Governo e Parlamento nel 2013, senza preoccuparsi di valutare costi e benefici, pro e contro. Senza informare né coinvolgere la cittadinanza.
Nessuna trasparenza
L’attività politica che ha portato ad approvare e sostenere quest’opera è stata caratterizzata da una scarsa trasparenza e un dialogo con le comunità locali aperto solo sulla carta e a giochi fatti. Se un’analisi costi – benefici è stata fatta non si può tenere nascosta ai cittadini. Oppure, semplicemente, non è stata fatta. In entrambi i casi il fatto è molto grave.
In questo modo sarebbero rimasti lettera morta gli standard internazionali di trasparenza e gli obblighi di informazione previsti dalla Convenzione di Aarhus, così come obblighi specifici di effettuare l’analisi dei costi nell’ambito della la normativa europea sui PIC (Programmi di iniziativa comunitaria), in cui rientra TAP.
L’opera è stata definita “strategica”, un atto politico che ha l’effetto di restringere lo spazio dialogo istituzionale e la partecipazione delle comunità locali. In pratica l’opera viene calata dall’alto e ai cittadini non rimane altro che la difficile e dura via della contestazione.
I promotori della richiesta d’accesso civico, osservano che non sono infondate ‘le “preoccupazioni” votate a suo tempo (per determinazione dei parlamentari europei M5S), nel maggio 2018, dal Parlamento Europeo, in merito alla corrispondenza degli investimenti della BEI su TAP agli standard internazionali di garanzia sociale e ambientale: quelle preoccupazioni, alla prova delle lacune ministeriali, non sono per nulla infondate, perché il dovere di informare sui costi e benefici di un’opera impattante, come TAP, risponde appunto a una delle più importanti garanzie sociali (nulla si sa, per esempio, sulle ricadute occupazionali definitive – non quelle contingenti di cantiere – dell’opera) e ambientali (con riguardo, per esempio, alle emissioni c.d. “fuggitive” e ai costi “climatici” rispetto all’Accordo di Parigi del 2015) indicate da quegli standard, evidentemente disattesi.’
Gli impatti ambientali non sono compensabili
Il metano rappresenta una delle principali cause dell”effetto serra. Come spiegato dal professor William Becker, uno dei maggiori esperti mondiali del settore, questo combustibile fossile ‘ha una capacità di trattenere il calore e l’atmosfera dalle 20 alle 28 volte superiore rispetto alla CO2’. TAP, quindi, sarebbe un’opera in contrasto con la linea dettata dalla Conferenza sul clima COP 21 e con le priorità indicate da ONU e Consiglio Economico e Sociale Europeo per tutelare i diritti delle generazioni future.
Non c’è moneta che possa compensare i danni climatici irreversibili, non c’è denaro che possa comprare il futuro delle prossime generazioni. Di certo non sarà un’improbabile 10% in meno in bolletta a riequilibrare l’impatto che queste opere hanno sul clima.
Il contratto di governo disatteso sulla questione TAP
Mentre i Ministri si alternano tra favorevoli e contrari al gasdotto TAP, sono state disattese alcune clausole del cd. “Contratto per il governo del cambiamento“, stipulato tra Lega e M5S, in cui si afferma la necessità di effettuare un’analisi costi-benefici delle grandi opere da parte del c.d. “Comitato di conciliazione”. Invece ognuno spara la sua, parlando di penali, costi, benefici, senza – come abbiamo visto – alcun fondamento.
‘Viene da chiedersi – prosegue il comunicato promotori della richiesta d’accesso civico – a chi possa andar bene un simile scenario, dato che offende l’intelligenza civica di tutti al di là di come la si pensi su TAP, perché occulta il presente e il futuro di una vita sostenibile nell’era dell’incertezza climatica e della transizione ecologica, che sta cambiando radicalmente le dinamiche del mercato energetico e dei bisogni dei Cittadini.
La politica è capacità di tematizzare coraggiosamente il futuro. Su TAP, almeno allo stato dell’arte delle risposte e dei silenzi, si continua a non farlo.’