Il contributo di Richard Wright nel suono e nella musica dei Pink Floyd è stato fondamentale. E’ stato uno dei pionieri del rock progressivo e della psichedelia insieme ai suoi compagni Barrett, Waters, Gilmour e Mason.
Moriva 10 anni fa, esattamente il 15 settembre 2008, Richard Wright, tastierista e cofondatore dei Pink Floyd.
Era un musicista raffinato come pochi, di grande cultura e apertura musicale, particolarmente meticoloso nella cura dei suoni e nella scelta di ogni singola nota.
Senza mai strafare sapeva sempre come inserirsi, era uno di quei musicisti capaci di dare quel tocco che trasforma una bella composizione in una pietra miliare. Insieme al batterista Nick Mason è stato spesso all’ombra di due geniali talenti come Roger Waters e David Gilmour, ma non per questo il loro contributo nei Pink Floyd è stato meno importante.
Non a caso gli album in cui il contributo di Richard Wright è stato maggiormente incisivo sono “Wish You Were Here” ed il capolavoro lavoro assoluto “The Dark Side of the Moon“. Fondamentale è stato poi il suo apporto nella costruzione del suono che ha caratterizzato i Pink Floyd, grazie al sapiente mirato utilizzo di piano, organo Hammond e sintetizzatori analogici (dagli anni ’80 anche digitali).
Rick era capace sempre di adattarsi al contesto senza rinunciare alla propria personalità. Un artista di formazione jazz e classica, aperto alla sperimentazione, alla psichedelia, al “progressive”, quello vero, delicato e ricercato, non quello meramente accademico e freddo oggi molto diffuso.
Era la terza voce del gruppo, essenziale nei vocalizzi è stato il suo contributo. Fu allontanato dal gruppo dopo la realizzazione dell’album “The Wall“, a causa dei dissidi con Roger Waters, tanto che fu assente nell’ultimo disco dei Pink Floyd dell’era Waters, “The final Cut“.
Wright fu poi riavvicinato ai Pink Floyd, dopo l’uscita di Roger Waters, con l’album “A momentary lapse of reason“, quasi interamente composto da David Gilmour, in cui il tastierista compare come ospite, per poi essere reintegrato nelle successive produzioni “Delicate Sound of Thunder” (live), “The division bell” e “Pulse” (live). Successivamente partecipa agli album da solista prodotti da Gilmour: “David Gilmour in Concert“, “On an Island“, “Remember That Night: Live at the Royal Albert Hall“, “Live in Gdańsk’“.
Compare poi in due album postumi: “Rattle That Lock“, di D. Gilmour, e “The Endless River“, l’ultimo album dei Pink Floyd, pubblicato nel 2006 e dedicato interamente a Richard Wright. L’album è il prodotto di alcune bozze registrate durante le sessioni di The Division Bell, riprese da Gilmour e Mason, con la collaborazione di musicisti esterni, tra cui Guy Pratt, già turnista stabile dei Pink Floyd dagli anni ’80. All’album non ha collaborato, invece, Roger Waters.
Wirght ha scritto, da solo o a più mani, la maggior parte dei brani contenuti nell’album The Endless River. Nel corso della sua carriera ha anche collaborato con Syd Barret, nell’album “Barrett” (1970), con i Zee per l’album “Identity” (1984). Inoltre ha realizzato due album da solista: “Wet Dream” (1978) e “Broken China” (1996). Morì il 15 settembre 2008 a causa di un cancro. Il suo amico, collega ed estimatore David Gilmour, nel giorno della sua morte, lo ricorda così:
‘Nessuno può sostituire Richard Wright. È stato il mio partner musicale e amico. Nelle discussioni su chi o cosa fossero i Pink Floyd, il contributo enorme di Rick negli ultimi periodi con Roger Waters è stato spesso trascurato. Era un tipo così gentile, modesto e riservato ma la sua voce profonda e il suo modo di suonare erano vitali, magiche componenti del nostro riconoscibile sound. Non ho mai suonato con nessuno come lui.
L’armonia delle nostre voci e la nostra telepatia musicale sono sbocciate nel 1971 in Echoes. A mio giudizio tutti i più grandi momenti dei Pink Floyd sono quelli in cui lui è a pieno regime. Dopo tutto, senza Us and Them e The Great Gig in the Sky, entrambe composte da lui, cosa sarebbe stato The Dark Side of the Moon? Senza il suo tocco pacato l’album Wish You Were Here non avrebbe funzionato molto.
Nei nostri anni di mezzo, per vari motivi lui ha perso la sua strada per qualche tempo, ma nei primi anni Novanta, con The Division Bell, la sua vitalità, brillantezza e humor sono ritornati e la reazione del pubblico alle sue apparizioni nel mio tour del 2006 è stata tremendamente incoraggiante, ed è un segno della sua modestia che quelle standing ovation siano giunte a lui come una grande sorpresa (sebbene non al resto di noi).
Come Rick, non trovo facile esprimere i miei sentimenti con le parole, ma lo amavo e mi mancherà enormemente.’
Il sogno, già di per sé velleitario, di vedere questo irripetibile gruppo riunito in una tournée o nella realizzazione di un nuovo progetto svanì definitivamente 10 anni fa. L’ultima volta che i quattro storici componenti dei Pink Floyd (ad eccezione di Syd Barret, uscito dal gruppo nel ’68) si riunirono fu in occasione del Live 8, del 2 luglio 2005, a Londra.