Se i magistrati hanno il compito di accertare la sussistenza o meno di reati a carico di Mimmo Lucano, per le destre l’obiettivo è screditare il Modello Riace, un modello premiato e studiato in Europa e nel mondo come esempio di integrazione e sviluppo. Qual è il confine tra diritto e giustizia sostanziale?
Quello dell’arresto del Sindaco di Riace Domenico Lucano, detto Mimmo, è un caso che sta dividendo l’Italia, del quale più che il procedimento penale a carico del Sindaco dell’accoglienza e di altre persone sta assumendo una maggiore importanza il processo politico al Modello Riace.
Mimmo Lucano non è il classico delinquente che trae profitto da attività illecite, approfittando dello stato di bisogno delle persone, nascondendosi dalla legge. Al contrario, Mimmo Lucano ha disobbedito ad una legge estremamente controversa, aberrante e scritta male, la legge Bossi-Fini, che ha creato più problemi di quanti intendeva risolverne, e lo ha fatto alla luce del sole in nome di un valore superiore.
Lo ha fatto per aiutare, non per sfruttare lo stato di bisogno, degli ultimi, dando vita ad un modello di integrazione che ha saputo coniugare le esigenze dei profughi con quelle del paese da lui amministrato, che a causa dell’alto tasso di disoccupazione e della conseguente massiccia emigrazione dei giovani, stava scomparendo. Grazie al modello adottato da Mimmo Lucano, noto come Modello Riace, il paese si è ripopolato, con ricadute economiche e occupazionali positive. E tutto questo è documentato.
Il modello Riace
Molte delle case di Riace, ormai da tempo abbandonate, sono state assegnate a migranti e rifugiati, evitando che queste persone fossero chiusi nei centri di identificazione. Per loro sono stati predisposti dei programmi di studio, formazione e di inserimento sociale e professionale. Sono stati aiutati ad aprire delle attività e tutto questo ha favorito il ripopolamento di un paese che da anni si stava progressivamente scomparendo, ha permesso il rilancio dell’economia di Riace ed è anche diventata un punto di riferimento ed un’attrazione turistica.
Gli immobili di vecchia costruzione, edificati tra gli anni ’30 e ’60, sono stati riqualificati grazie ai fondi dell’Unione Europea e ad alcuni progetti della Regione Calabria. Sono sorte piccole attività artigiane, agricole e ristorative, asili e scuole multilingue e l’impianto di illuminazione urbana è stato sostituito.
I giovani non sentono più la necessità di emigrare, perché grazie al Modello Riace hanno trovano lavoro e avviano le proprie attività nella loro terra natìa. Riace rappresenta un ottimo esempio di piena riuscita dell’integrazione e di un modello di multiculturalità e armoniosa convivenza tra diverse etnie.
Si pensi che nel 1951 i cittadini di Riace erano 2331, mentre nel 2001 erano scesi a 1605. Nel 2011 (Lucano era Sindaco da 7 anni) il numero era salito a 1793, ma il boom si è avuto negli ultimi anni. Al 30 aprile 2018 gli abitanti di Riace erano 2309.
Un modello per l’Europa e per il mondo
Questo esempio è stato notato in tutto il mondo. Già nel 2010 il regista tedesco Wim Wenders ha dedicato al Modello Riace il cortometraggio Il Volo, un documentario che racconta l’esperienza del piccolo centro calabrese.
Nello stesso anno, la City Mayor Foundation ha eletto Mimmo Lucano terzo Sindaco migliore al mondo. Nel 2016 Papa Francesco ha espresso ‘ammirazione e gratitudine per il suo operato intelligente e coraggioso a favore dei nostri fratelli e sorelle rifugiati’, mentre la rivista Fortune l’ha inserito tra i 50 uomini più influenti del mondo, l’unico italiano presente in quella lista. Ancora nel 2016 Catherine Catella ha realizzato un documentario su questo modello di accoglienza, ricevendo 5 premi. Inoltre, Lucano ha ricevuto i riconoscimenti internazionali per il suo modello di integrazione ed ha fatto scuola in Europa.
Ma a riconoscere il valore del Modello Riace sono anche la magistratura e la Prefettura. Il Procuratore Luigi D’Alessio, titolare dell’inchiesta, si è dichiarato ‘consapevole di aver lanciato una bomba in una favola’, aggiungendo che ‘il progetto è nobile, ma è stato realizzato trasgredendo numerose leggi’ e precisando che la magistratura non sta processando il Modello Riace, ma gli illeciti che sarebbero stati commessi.
Ma forse molti degli obiettivi raggiunti non sarebbero stati realizzati senza infrangere qualche norma. A Riace la Prefettura ha eseguito diverse ispezioni concludendo che ‘l’esperienza di Riace sia importante per la Calabria e segno distintivo di quelle buone pratiche che possono far parlare bene della regione’.
Se sono le stesse istituzioni a elogiare il Modello Riace, allora c’è qualcosa che non va se scatta un’inchiesta che vede diverse persone indagate e sottoposte a misura cautelare e se per ottenere questi obiettivi leciti e auspicabili Mimmo Lucano ha dovuto disobbedire alla legge.
Il Fatto
L’inchiesta della Procura era partita in pompa magna, con 31 persone indagate e svariate ipotesi di reato, tra cui associazione a delinquere, peculato, truffa ai danni dello Stato per svariati milioni di euro, falso, abuso d’ufficio, concussione, malversazione. Tra le misure cautelari richieste dal PM, era previsto anche il sequestro preventivo per equivalente delle somme presenti sui conti degli indagati.
Ma con la decisione del Gip l’inchiesta si è sgonfiata come un palloncino d’aria e sono rimasti in piedi due soli capi d’imputazione: favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e abuso d’ufficio. Il primo reato gli è stato addebitato per aver aiutato una donna nigeriana che rischiava l’espulsione ad ottenere il permesso di soggiorno combinando un matrimonio con un italiano. Il secondo invece si riferisce all’affidamento senza gara del servizio di raccolta differenziata a due cooperative sociali che impiegavano gli immigrati. Il Comune ha, infatti, optato per la raccolta della spazzatura tramite l’utilizzo dei muli, soluzione più economica e decisamente meno inquinante rispetto al tradizionale sistema di raccolta. L’unicità di questa scelta è diventata un’attrazione turistica.
Mimmo Lucano, al momento, è solo indagato e non è ancora sotto processo. Come per qualsiasi cittadino vale la presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva di condanna. E ad ora non c’è stato nemmeno il rinvio a giudizio. Come risulta già dagli atti giudiziari, in tutto ciò il Sindaco di Riace non ha tratto alcun beneficio personale.
Diritto contro giustizia sostanziale?
Questa vicenda ha innescato dei dibattiti dal punto di vista giuridico e politico. Per quanto riguarda il primo aspetto, si richiama il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale e la soggezione dei giudici alla legge.
Il Procuratore non poteva ignorare la presunta violazione di alcune norme penali, anche se la finalità della condotta è nobile. D’altro canto lo stesso Lucano ha sempre ammesso di aver disobbedito alla legge per poter realizzare il suo modello di accoglienza, disattendendo quelle che ha definito ‘leggi balorde’.
Ci troviamo, quindi, di fronte ad un contrasto tra quella che si può definire “giustizia sostanziale” e diritto. Gli obiettivi della condatta di Mimmo Lucano non solo sono leciti, ma godono anche di copertura costituzionale e costituiscono dei valori che fanno parte dell’ordinamento generale: l’integrazione, l’accoglienza, il reinserimento sociale, la sostenibilità economica e ambientale, il rilancio dell’economia, il lavoro. Il modo in cui si sono stato realizzati, però, avrebbe portato alla violazione di alcune norme.
Proprio questo paradosso dovrebbe far riflettere e indurre il legislatore a intervenire in modo da favorire questo modello d’accoglienza e integrazione e assumerlo come modello generale. Ma questo dovrebbe passare dall’abrogazione della Legge 189 del 2002, la cosiddetta Bossi – Fini, che ha intenti più repressivi che risolutori, che non facilita i programmi di accoglienza, ma li ostacola. Il resto della normativa sull’immigrazione di certo non brilla. In questi 16 anni, nemmeno i governi di “sinistra” hanno abrogato la Bossi-Fini.
Senza dubbio, però, quello che ha fatto Mimmo Lucano senza finalità egoistiche, non può essere accostato – come purtroppo a livello politico qualcuno sta facendo – al business della malavita che sfrutta e schiavizza gli immigrati.
Tuttavia molti giuristi pensano, dopo aver letto l’ordinanza del Gip, che i fatti contestati siano poco consistenti e potrebbero non portare ad una condanna del Sindaco di Riace. Il grosso dell’impianto accusatorio del PM è stato smontato e nell’ordinanza compaiono argomentazioni extragiuridiche, come il passaggio in cui si legge di ‘superficialità e malcostume nella gestione dei fondi Sprar’. Aspetti che, questi, che non hanno alcuna rilevanza penale.
Disobbedienza civile
‘La mia regola è la Costituzione e il rispetto degli esserei umani’, dichiara Mimmo Lucano, difendendo la propria scelta di disobbedire ed affermando che quando la giustizia non coincide con la legalità bisogna stare dalla parte della giustizia.
Sono affermazioni che possono essere pericolose, ma in alcuni casi sono proprio queste azioni, anche se apparentemente illegali, a determinare le grandi conquiste sociali o ad evitare conseguenze peggiori di quelle che si produrrebbero con il rispetto della legge.
Ognuno si assume le responsabilità delle proprie azioni.
Si pensi che l’invito alla disobbedienza civile negli ultimi anni è stato lanciato da uomini delle istituzioni per motivi meno nobili, come l’invocazione dello sciopero fiscale, l’invito a non pagare una o più tasse, anche se probabilmente questa sarebbe più un’istigazione a delinquere. Quindi non dovrebbe indignare se qualcuno lo fa per motivi acclaratamente umanitari.
Nella storia recente possiamo trovare dei brillanti esempi di disobbedienza civile più che nobili. Pensiamo a Mahatma Gandhi, grazie al quale si ottenne l’indipendenza dell’India; a Nelson Mandela, che grazie alle sue azioni riuscì ad ottenere all’abolizione dell’Apartheid in Sud Africa. Pensiamo a Oskar Schindler e a Giorgio Perlasca, che violando ripetutamente la legge riuscirono salvare migliaia di ebrei dalla persecuzione nazista.
Possiamo ricordare anche il ciclista Gino Bartali, che nel 2013 è stato dichiarato “Giusto tra le nazioni” per la sua attività clandestina di aiuto a favore degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Ma possiamo menzionare anche dei piccoli gesti rivoluzionari, come quello di Rosa Parks, donna afroamericana che nel 1955 disobbedì alla legge che imponeva ai “neri” di sedersi ai sedili posteriori degli autobus. Lei un giorno si sedette ad un sedile riservato ai bianchi, ma all’intimazione dell’autista rifiutò di alzarsi. Fu arrestata per questo, ma la sua azione diede l’impulso ad una serie di iniziative da parte dei movimenti per i diritti civili e alla dichiarazione di incostituzionalità della segregazione razziale.
Ma possiamo anche menzionare comitati, associazioni e movimenti di cittadini che semplicemente lottano per i diritti o che protestano contro opere controverse, che passano sopra le teste dei cittadini, come la TAV in Val di Susa, il TAP a Melendugno, ecc…
Possiamo affermare che la disobbedienza civile è parte della democrazia e fa parte di quell’anima democratica che sopravvive anche sotto le peggiori dittature.
Il processo politico contro il Modello Riace
Accanto ad un formalmente legittimo procedimento penale, finalizzato a perseguire eventuali illeciti, è in corso un processo politico contro il Modello Riace.
Ad “istruirlo” sono la Lega di Salvini, Giorgia Meloni e in generale le destre, che si crogiolano nella notizia dell’arresto. Anche se siamo ancora nella fase delle indagini preliminari, il principio di non colpevolezza, l’attesa della conclusione del procedimento – tanto invocati durante le inchieste giudiziarie che coinvolgevano lo stesso Salvini, i colleghi di partito e gli alleati – nel caso Riace non contano più.
Il pretesto per attaccare finalmente Lucano e il suo modello di accoglienza finalmente c’è.
Nella retorica salviniana e delle destre, non c’è spazio per un modello di accoglienza funzionante che vede nell’immigrazione non un problema, ma una risorsa, che oltre a dare un futuro a tanti immigrati, dà un futuro al proprio paese e ai suoi abitanti; che rilancia l’economica e l’occupazione.
Come conciliare il “prima gli italiani” ed il “chiudiamo i porti” con il Modello Riace? La notizia dell’arresto è l’occasione per demonizzare l’avversario.
Questo modello è da tempo sotto attacco da parte di queste formazioni politiche e da Salvini in particolare, il quale da dello “zero” a Mimmo Lucano. Un uomo che dal ’91 è in politica, che si è distinto da europarlamentare per il suo assenteismo e che non ha lasciato altri segni al di fuori delle sue memorabili dichiarazioni, definisce “zero” colui che è considerato come uno tra i 50 uomini più influenti al mondo e terzo migliore Sindaco del mondo, che ha creato un’eccellenza presa ad esempio in Europa e nel mondo.
Approfittando dell’inchiesta giudiziaria, i detrattori di Lucano provano a dare legittimità alle proprie osservazioni, macchiando e screditando il suo programma d’integrazione.
Da circa un anno lo Spraar non riceve i finanziamenti per realizzare gli altri progetti, anche se la situazione potrebbe sbloccarsi a breve, mentre il Prefetto di Reggio Calabria, ad ottobre 2017, voleva mandare via i rifugiati. Insomma, il clima non è dei migliori e si respira la sensazione che questo modello dia fastidio a qualcuno, che qualcuno preferisca non lasciare passare l’idea che l’integrazione è possibile.
Solidarietà
Gli attestati di solidarietà a Mimmo Lucano sono stati tantissimi in tutta Italia, da gente comune a personaggi dello spettacolo e artisti, da politici a intellettuali, da uomini delle istituzioni ad associazioni.
Ma anche nel Movimento 5 Stelle c’è chi fa sentire la solidarietà a Lucano, come il deputato Gianpaolo Cassese, che dopo aver riconosciuto il merito e i risultati del Modello Riace dichiara:
‘Non entro nel merito dei reati che gli sono contestati e per i quali, se confermati, Lucano pagherà, com’è giusto che sia per chi si assume le responsabilità delle proprie azioni; nè tantomento desidero affrontare il tema delle politiche sull’immigrazione in un post. Ma una cosa voglio dirla. Per i valori cristiani che hanno sempre contraddistinto il mio percorso di vita, io sto con Mimmo Lucano.’
Sono stati circa 3mila sabato scorso, provenienti da varie parti d’Italia, a manifestare a Riace in sostegno del Sindaco dell’accoglienza, al grido di ‘Riace non si arresta, lucano non si arresta’. Da Castiglione d’Otranto la Casa delle AgriCulture – Tullia e Gino e GUS Gruppo Umana Solidarietà, in concomitanza alla manifestazione, hanno dedicato una ‘serata in solidarietà e al fianco di Mimmo Lucano‘, ‘un momento di convivialità e di riflessione per esprimere la nostra vicinanza ad un uomo simbolo di un modello di accoglienza studiato in tutto il mondo, “colpevole” solo di aver favorito l’integrazione dei migranti salvando così un piccolo borgo della Calabria dallo spopolamento e dall’abbandono.’