I migranti entro 60 giorni verranno trasferiti in massa per località ignote e i progetti Sprar bloccati. E’ la fine del Modello Riace, decretata dal Governo, la fine di un modello d’eccellenza studiato in tutto il mondo.
A pochi giorni dalla notizia dell’arresto del Sindaco di Riace, Mimmo Lucano, il Ministero dell’Interno di Matteo Salvini ha decretato lo smantellamento di questo straordinario modello di accoglienza e integrazione che prende il nome di Modello Riace, i cui risultati sono stati riconosciuti e studiati in tutto il mondo.
Il 9 ottobre scorso, infatti, il Dipartimento immigrazione ha disposto la chiusura di tutti i progetti funzionali a questo modello e il trasferimento di tutti i migranti per chissà dove, che dovrebbe avvenire entro 60 giorni.
Un atto che sa di deportazione e che, pur nell’intento dichiarato di ripristinare la legalità, sembra più che altro mosso da un intento esclusivamente punitivo e distruttivo, quello di demolire il Modello Riace.
‘Chi sbaglia, paga. Non si possono tollerare irregolarità nell’uso di fondi pubblici, nemmeno se c’è la scusa di spenderli per gli immigrati’, dice Salvini, leader di un partito che ha sperperato 49 milioni di euro dei contribuenti italiani per fini certamente non umanitari.
Ma questa misura sembra cozzare con il principio di ragionevolezza sancito dall’articolo 3 della Costituzione. Ecco, questo provvedimento sembra irragionevole, non giova agli italiani, né all’interesse pubblico, ma serve solo a stigmatizzare l’immagine del pugno duro contro l’immigrazione.
Oltre ai riconoscimenti internazionali e internazionali che questo modello aveva ricevuto, anche la stessa Prefettura definiva questa esperienza ‘importante per la Calabria e segno distintivo di quelle buone pratiche che possono far parlare bene della regione’.
Allora perché intervenire in maniera così drastica, facendo tabula rasa di quell’eccellenza che è stata costruita in questi anni?
Forse è proprio questo il punto. Il Modello Riace è sotto attacco proprio perché funzionava, perché aveva dimostrato che l’integrazione e la convivenza armoniosa tra persone di etnie e religioni diverse è possibile e rappresenta un’opportunità anche per le comunità che accolgono, dal punto di vista economico, lavorativo, demografico, urbano e sociale.
L’inchiesta della magistratura, che comunque ha visto ridimensionato tutto l’impianto accusatorio riducendosi a due ipotesi di reato minori (abuso d’ufficio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina), ha costituito un pretesto per poter usare la scure su questo modello.
Fra pochi giorni si esprimerà il Tribunale del riesame sulla misura cautelare degli arresti domiciliari, a cui è sottoposto Mimmo Lucano, il quale potrebbe tornare libero.
Ma ben prima dell’inchiesta il Ministero aveva preso di mira il Modello Riace, segnalando anomalie nella documentazione e bloccando parte dei finanziamenti dei progetti Sprar relativi al triennio 2017-2019. Questo aveva già creato qualche problema al Comune di Riace, il quale non aveva ricevuto fondi in tutto il 2018, mentre a luglio aveva ricevuto un avviso di revoca dei finanziamenti.
Con il provvedimento del 9 ottobre, vengono contestate ulteriori presunte irregolarità. E’ probabile che il Comune presenterà ricorso al TAR.
Screditare un Sindaco con le parole di un uomo vicino alla ‘ndrangheta
Salvini, dopo il successo della manifestazione di sabato 7 ottobre in solidarietà a Mimmo Lucano, per cercare di portare di scredito, aveva condiviso sui social una videointervista pubblicata da un blog calabrese, del 2016, con il quale si gettavano ombre sul Modello Riace.
Secondo l’intervistato, un cittadino di Riace, i soldi si trovano solo per gli immigrati, mentre mancherebbero per fronteggiare tutte le altre esigenze, accusando quindi il Sindaco di sperperare risorse pubbliche e di aver abbandonato le famiglie di Riace. Raccontava che nel paese le cooperative assumevano solo immigrati sfruttati e sottopagati, e non gli italiani. Parla, inoltre, di casi di violenza e di un sequestro di persona, di cui sarebbero stati autori proprio alcuni migranti. Dunque Riace non sarebbe questa isola felice.
Ma questo cittadino intervistato non è una persona qualunque. E’ stato Vicesindaco della fazione opposta a quella di Mimmo Lucano, prima che questi vincesse le elezioni. Si chiama Pietro Zucco ed è noto alla cronaca per essere stato arrestato nel 2011, accusato di essere il prestanome del boss della ‘ndrangheta Vincenzo Simonetti, appartenente al clan Ruga Metastasio, quando Zucco era rappresentante legale di una cooperativa che gestiva la “cava di Stilo”, precedentemente sequestrata al clan. Inoltre aveva gestito il ristorante, poi sequestrato dalla DDA, di proprietà del boss Cosimo Leuzzi, oggi sottoposto al regime carcerario del 41 bis.
Pare infine che Zucco sia molto vicino alla sezione locale sezione di “Noi con Salvini”. Forse non è il più attendibile dei testimoni.