Il nuovo progetto definitivo della SS 275, nota come Maglie – Leuca, risolve buona parte dei vecchi problemi, ma non tutti. L’associazione Casa delle Agriculture Tullia e Gino rileva criticità su sicurezza e impatto sul territorio negli ultimi 5 km del primo lotto e ne chiede la mitigazione degli impatti.
La questione dell’allargamento e l’ammodernamento della famigerata strada SS 275, nota come Maglie – Leuca, dura ormai da decenni, tra tensioni e procedimenti giudiziari.
Il primo valore in gioco è la sicurezza stradale, ma anche le sicurezza e la validità tecnica dell’intero progetto, aspetti che mancavano nella precedente soluzione, bocciata definitivamente dall’ANAS nel 2016 con la revoca di tutti gli atti di gara, sotto la presidenza di Gianni Vittorio Armani, il quale definì questo progetto come niente di più che ‘un tratto di penna sulla cartina geografica’.
Ben meno lusinghiera fu la definizione fornita dalla dirigente Antonella Accroglianò che, sotto intercettazione, descrisse il progetto della SS 275 come ‘la vergogna delle vergogne’. E il fatto è ancora più inquietante se si pensa che questo commento uscì fuori mentre si parlava del crollo del cavalcavia di Mungivacca, a pochi giorni dalla sua inaugurazione.
L’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), nel suo rapporto, rilevò illegittimità plurime e presenza di fenomeni di corruttela.
Oltre alla sicurezza ci sono altri valori in gioco, come la tutela del territorio. Le opere di adeguamento della SS 275 non devono devastare l’ambiente, il paesaggio, le aree archeologiche e nella progettazione occorre coinvolgere le comunità locali e giungere ad una progettazione partecipata, che porti ad un miglioramento effettivo della viabilità, della sicurezza, senza la necessità di dare luogo ad un’opera faraonica e senza lasciare una cicatrice sul territorio.
L’associazione Casa delle Agriculture Tullia e Gino di Castiglione d’Otranto (frazione di Andrano) usa proprio questo termine: “cicatrice 275”, per segnalare alcune criticità del nuovo progetto, presentato a novembre 2017, probabilmente complessivamente meno impattante del precedente, ma che almeno in certi punti dovrebbe essere sottoposto a revisione, al fine di mitigare gli impatti sul territorio. E’ ciò che pensano alcune organizzazioni di cittadini attivi.
La Casa delle Agriculture Tullia e Gino all’uopo ha organizzato un’assemblea pubblica per sabato 20 ottobre, presso le aule sociali del Parco Renata Fonte, a Castiglione, dove verrà illustrato il progetto con le relative criticità e discutere insieme la proposta di riduzione della statale da quattro a due corsie nel tratto finale del primo lotto, di 5,3 km, ricadente nei Comuni di Montesano, Tricase e Andrano. Sono stati invitati anche i sindaci e gli amministratori dei rispettivi Comuni.
L’associazione ritiene che la mitigazione degli impatti sul territorio sia assolutamente necessaria, giusta e coerente con lo stesso nuovo progetto della SS 275. Il tempo per le decisioni, però, stringe.
Di seguito pubblichiamo le osservazioni e le perplessità esposte dalla Casa delle Agriculture Tullia e Gino.
‘Perché non condividiamo il progetto?
Dopo aver annullato la precedente gara d’appalto, Anas ha dovuto rifare il progetto della statale 275, Maglie-Leuca. Lo ha diviso in due lotti e ha dovuto acquisire nuove autorizzazioni.
Pur avendo annunciato il raddoppio delle quattro corsie solo fino a Montesano (all’altezza del Mercatone Uno) e una revisione del tracciato a sud, Anas ha allungato il primo lotto fino alla zona industriale di Tricase (all’altezza dell’ex calzaturificio Adelchi).
In questo modo, nel progetto definitivo del 21 novembre 2017, ha inserito in quel primo lotto anche il territorio di Castiglione d’Otranto, di Montesano e un primo pezzo di Tricase, per 5,3 km. Se non interverranno modifiche, sarà l’unico tratto di tutta l’opera costruito a quattro corsie e completamente su nuova sezione: prima, infatti, sarà solo raddoppiata la statale esistente; dopo, invece, si procederà su due corsie e non più su quattro.
Il nostro è l’unico pezzo, insomma, sul quale non è stata fatta alcuna revisione progettuale e, anzi, gli impatti sono anche peggiorati.
Quali sono le criticità?
Il sacrificio delle 4 corsie non può essere accettato. E per diversi motivi:
- Ad oggi, non è certo se e quando sarà finanziato il secondo lotto, se mai si farà. In ogni caso, quel tratto sarebbe a due e non a quattro corsie.
- Prima di prendere decisioni così cruciali e che cambieranno per sempre il volto del nostro territorio, sarebbe stato utile e corretto ascoltare i cittadini.
- L’impatto paesaggistico sul nostro territorio è troppo pesante: sono previste trincee, diversi ponti, svincoli, complanari, oltre ad una sezione stradale larga 22 metri.
- Nei pressi del campo sportivo di Castiglione, è progettato un grande scavo in trincea per ospitare le quattro corsie, con un ponte sopraelevato su cui far passare l’attuale strada che costeggia Masseria Cozze. Altri svincoli sopraelevati e di grande portata sono previsti poco dopo il binario ferroviario.
- La futura statale, pur scorrendole accanto, ignora completamente la zona artigianale di Andrano-Castiglione, non essendo previsto alcun collegamento diretto con quella: eventuali mezzi dovrebbero giungere a Montesano, tornare indietro verso Castiglione lungo l’attuale strada provinciale, porsi al centro della carreggiata (pericolosissimo, vista anche la vicinanza alla curva del passaggio a livello) e svoltare a sinistra per immettersi su una futura complanare che porta verso l’area artigianale.
Cosa proponiamo?
La nostra proposta è stata già resa nota da tempo ai sindaci di Andrano, Montesano e Tricase. Chiediamo la riduzione da 4 a 2 corsie del tratto di 5,3 km in questione, con la relativa mitigazione degli impatti, a nostro avviso devastanti. Riteniamo sia proposta di buon senso, ma serve che a farla propria e a veicolarla presso Anas e Regione siano i sindaci.
Perché i tempi stringono?
Anas ha già fatto sapere che intende pubblicare la gara d’appalto agli inizi di gennaio 2019. Il progetto definitivo deve ottenere, entro fine mese, il parere del Consiglio superiore dei Lavori pubblici e poi l’approvazione del Cipe, probabilmente entro novembre. Ecco perché le scelte non sono più rimandabili.’