Con un emendamento alla Legge di Bilancio 2019 sarà più facile abbattere ulivi, anche monumentali, anche senza analisi di laboratorio che confermi presenza di xylella. Scienziati, giuristi, professionisti, cittadini ne chiedono il ritiro.
Abbattimenti più facili, procedure più snelle per abbattere gli ulivi, anche quelli monumentali, in deroga alle norme paesaggistiche e di tutela del patrimonio olivicolo, anche sulla base del solo esame visivo delle piante, quindi senza la prova della presenza del batterio xylella fastidiosa. E’ quanto prevede l’emendamento alla Legge di Bilancio 2019, presentato dal Senatore Dario Stefàno, approvato dalle due Camere. Ora è legge, ma decorrono 60 giorni prima che entri in vigore.
Nel frattempo, centinaia di cittadini, scienziati, giuristi, professionisti, non solo dalla Puglia, – che nei giorni scorsi avevano firmato, invano, un appello al Presidente della Camera, Roberto Fico, affinché provvedesse al ritiro dell’emandamento – continueranno ad opporsi, prima che venga avviato un processo di trasformazione irreversibile del territorio salentino.
Nel testo dell’appello si legge che l’emendamento Stefàno ‘consente l’eradicazione e l’abbattimento degli ulivi monumentali e secolari in alcune zone della Puglia, in deroga a qualsiasi vincolo e in assenza di prove certe della malattia e correlazione tra il batterio Xylella Fastidiosa e il disseccamento degli olivi, e solo a discrezione “visiva” di personale, ingaggiato dalla Regione Puglia, privo di qualsivoglia formazione, competenza e in assenza di riscontri scientifici certi’.
‘L’emendamento 374-bis è PALESEMENTE INAMMISSIBILE (oltre che incostituzionale), in quanto – prosegue – reca “disposizioni contrastanti con le regole di copertura o estranee all’oggetto della legge di bilancio” facendo inoltre espressamente riferimento a ristrette aree geografiche e settori specifici, in aperto contrasto con la ratio della legge di contabilità e finanza pubblica.’
Anche sotto il “Governo del cambiamento” e con la maggioranza giallo-verde che lo sostiene, continua il vecchio vizio di usare la Legge di Bilancio per infilarci materie che non sono propriamente attinenti e che, soprattutto per la loro delicatezza, richiederebbero di essere discusse in sedi più appropriate e con maggiore ponderazione.
La norma prevede, infatti, delle deroghe alle norme di tutela paesaggistica e del patrimonio olivicolo e porterebbe ad una trasformazione radicale e irreversibile del territorio salentino.
L’emendamento Stefàno concretizza un’istanza che negli ultimi anni è stata in più occasioni avanzata da diversi soggetti, ma che prima d’ora non era diventata norma di legge.
Il solo esame sintomatico delle piante, inoltre, non permetterebbe di discernere tra alberi colpiti da xylella da quelli che presentano una sintomatologia simile al CoDiRO, come ad esempio la verticillosi (provocata dal fungo verticillum). Solo un esame di laboratorio consentirebbe di stabilire quali piante sono effettivamente positive al batterio, garantendo anche un minimo di trasparenza nelle procedure di abbattimento.
Il timore dei firmatari dell’appello è anche rivolto alle conseguenze ambientali che potrebbe avere l’esecuzione di quanto previsto dall’emendamento, in un territorio che già soffre di gravi emergenze ambientali e sanitarie, che si riversano non solo sul paesaggio, ma anche sulla stessa agricoltura.
Si legge:
‘L’emendamento, depositato dal senatore Dario Stefano – commissione bilancio Senato – (è stato tra i maggiori sostenitori della rimozione della vite dall’elenco delle piante ospiti del batterio – https://agronotizie.
imagelinenetwork.com/…/ xylella-la…/45713 ), vuole evidentemente importare in Puglia e in particolar modo nel Salento il drammatico modello Veneto, con tutte le problematiche legate ai presidi chimici che la monocoltura a vitigno (ndr) comporta e i relativi problemi legati alla salute umana che in Salento e nel resto della Puglia è già messa fortemente a RISCHIO in seguito alle emergenze ambientali causate da ILVA, CERANO, COLACEM, ENI, CEMENTIR, TAP, RIFIUTI e DISCARICHE TOSSICHE disseminate in tutta la regione, non ultimo il recente D.M. Martina (febbraio 2018), che nell’insieme negli ultimi 20 anni, hanno determinato, tra le altre conseguenze, il pesante deperimento di suoli e falde della intera regione. Drammatico sia per la nostra terra che per il Bene Comune, che non potrà più essere così tutelato, visto che questo emendamento scavalca a piè pari qualsivoglia legislazione legata al patrimonio paesaggistico e idrogeologico, vincoli costituzionali compresi!’
Per i firmatari dell’appello si tratterebbe di una norma che non avrebbe ‘nulla a che vedere con la tutela dell’ambiente, della salute e del suolo’, ma piuttosto sarebbe orientata ‘alla pura mercificazione del territorio.’
L’emendamento, inoltre, manifesterebbe profili di incostituzionalità, come anche affermato dal professor Alberto Lucarelli, docente di diritto costituzionale presso UniNa – Federico II, in quanto in palese contrasto con il principio europeo di precauzione, fondativo di tutte le politiche ambientali e con gli articoli 41 e 44 della Costituzione.
Lo stesso docente, in visita 3 giorni per gli uliveti del Salento, accompagnato da biologi e geografi, si è convinto di come sia sufficiente ‘il lavoro tradizionale per recuperare gli alberi malati.’
‘Per il momento – scrive il docente su Facebook – l’impressione è che con la scusa del presunto morbo si vogliano controllare i semi, la terra l’acqua. Si voglia introdurre un nuovo modello di produzione intensivo realizzato anche e soprattutto con l’uso di prodotti chimici e con l’innesto di piante che producono royalties.’
‘Si tratta di un progetto orientato esclusivamente allo sfruttamento del suolo e della natura – prosegue il prof. Lucarelli – con nefaste conseguenze sull’ambiente e sulla salute che segna la fine dell attività agricola svolta da piccoli proprietari. L’ulivo secolare vero e proprio “centro storico” è da intralcio a questo progetto neo liberista tutto orientato alla massimazione dei profitti.’
Che l’ulivo monumentale e in generale le migliaia di ettari di uliveti con le varietà tradizionali (come ogliarola e cellina) siano visti come un fardello per il territorio e come un ostacolo alla redditività dell’olivicoltura è stato messo nero su bianco ben prima che si iniziasse a parlare di xylella e CoDiRO. Gli abbattimenti venivano proposti non come misura inevitabile per l’avanzata di un batterio (all’epoca conosciuto solo nel continente americano), ma per passare ad un’altra olivicoltura: quella intensiva e superintensiva.
Vedi l’elenco dei primi firmatari dell’appello contro l’emendamento Stefàno
Bisogna muoversi per fermare questo scempio! Finalmente si chiarisce il sospetto di loschi interessi .
Facciamo qualcosa nella speranza che non sia troppo tardi.
Ma cosa? AIUTIAMO LA PUGLIA!