Il Centro Europeo per la Scienza, l’Etica e il Diritto (ECSEL), risponde all’Accademia dei Lincei smentendone le affermazioni e le certezze scientifiche sulla xylella e sul disseccamento rapido degli ulivi (CoDiRO).
L’ECSEL (European Centre for Science, Ethics and Law), risponde alle affermazioni diffuse lo scorso 2 maggio con una nota dalla Commissione dell’Accademia dei Lincei sulla questione xylella, con la quale si prende per oro colato il lavoro condotto in questi anni dai ricercatori del polo scientifico barese, sposandone le relative tesi.
E’ il presidente Luca Marini, docente di diritto internazionale alla Sapienza di Roma e direttore dell’ECSEL, a farsi portavoce attraverso una nota in cui esplicita perplessità e aspetti controversi nelle affermazioni dei Lincei e nell’attività scientifica svolta fino ad ora sulla delicata questione del disseccamento degli ulivi. Le critiche del professor Marini in buona parte danno credito alle contestazioni che il popolo degli ulivi, attivisti e alcuni esponenti del mondo scientifico hanno prodotto in tutti questi anni.
Dal 2013 al 2017 nessuna evidenza scientifica sul nesso xylella/CoDiRO
La prima obiezione critica del docente riguarda l’affermazione dei Lincei secondo la quale i ricercatori pugliesi avrebbero individuato con certezza la xylella come causa principale del disseccamento degli ulivi (CoDiRO), già nel 2013.
Ma questo, secondo il prof. Marini, contrasterebbe con due fatti. Innanzitutto a smentire l’assunto dei Lincei sarebbero proprio le parole del professor Giovanni Martelli, colui che ebbe l’intuizione che potesse essere il batterio a causare la malattia, il quale in un articolo pubblicato sul sul sito web dell’Accademia dei Georgofili il 30 ottobre 2013 affermava:
‘… non vi sono al momento elementi che facciano ritenere X. fastidiosa come l’agente primario del disseccamento rapido dell’olivo. Essa è verosimilmente coinvolta nel quadro eziologico come compartecipe. E’ quanto si vuole accertare attraverso l’isolamento (in corso) in coltura pura del batterio, che ne consenta la definitiva ed incontrovertibile identificazione e permetta la conduzione di prove di patogenicità che possano una volta per tutte accertarne il comportamento su olivo. A ciò si aggiunga la ricerca dei possibili vettori, anch’essa in effettuazione’.
C’è poi un secondo aspetto che smentirebbe i Lincei, costituito dal fatto che il primo articolo scientifico sul nesso di patogenicità tra xyella e CoDiRO è stato pubblicato solo nel 2017, cioè 4 anni dopo l’isolamento del batterio nella provincia di Lecce. Ma in tutti questi anni si è dato per certo che la xylella fosse la causa principale del disseccamento degli ulivi nel Salento, nonostante non fossero stati ancora condotti i test di patogenicità.
Peraltro fu lo stesso prof. Donato Boscia, ricercatore del CNR di Bari, ad ammettere davanti alle telecamere di Presa Diretta (Rai 3), trasmissione andata in onda il 18 gennaio 2016, l’assenza di prove di sul nesso eziologico tra xylella e CoDiRO.
Questo fatto non è sfuggito al prof. Marini, il quale scrive:
‘E’ noto che esiste un solo articolo scientifico, pubblicato su ‘Scientific Report’ nel dicembre 2017, nel quale si mette in correlazione, unicamente mediante un esperimento condotto in laboratorio su piantine di un anno di età, il disseccamento rapido dell’olivo (Co.Di.R.O.) con l’infezione del batterio Xylella fastidiosa.’
Numeri senza fondamento
L’Accademia dei Lincei, nella nota del 2 maggio, denuncia il ‘dannosissimo ritardo nella messa in atto delle misure di contenimento hanno fatto sì che il numero di olivi potenzialmente infetti sia passato dal 2013 a oggi da qualche centinaio di migliaia a più di 20 milioni e la superficie colpita dall’epidemia da 80 a più di 1.800 Km2’.
Ma questa affermazione, secondo il direttore dell’ECSEL, non sarebbe fondata su dati certi. Tutt’altro.
‘I soli dati ufficiali disponibili – spiega il prof. Marini – sono quelli forniti dalla Regione Puglia e ci dicono che, su 450.000 piante campionate, solo il 2% risulta infetto dal batterio Xylella fastidiosa, e cioè appena qualche migliaio.’
D’altro canto fu lo stesso Direttore del Dipartimento Agricoltura della Regione Puglia, Gianluca Nardone, ad aprile 2018, a smentire un boom di nuovi casi xylella, precisando che i dati dell’Osservatorio fitosanitario confermavano una percentuale di ulivi infetti compresa tra l’1% e il 2% dei campioni esaminati.
Percorso TAP: 3 ulivi infetti su 450 esaminati
Il prof. Marini prende in esame anche il dato degli ulivi dell’area di cantiere TAP. Un caso molto particolare su cui non si dovrebbe sorvolare. A settembre del 2015, 29 aziende agricole proprietarie di uliveti in agro di Melendugno, nell’area interessata dai lavori relativi al gasdotto TAP, avevano presentato all’Ufficio tecnico dello stesso Comune, le domande per l’accesso al fondo di solidarietà nazionale lamentando di aver subito danni da xylella (o più propriamente da disseccamento). Tra questi c’erano centinaia di alberi destinati ad essere espiantati per consentire l’esecuzione dei lavori da parte della multinazionale del gas.
Ma successive analisi, avvenute nel 2018, hanno rilevato che su 450 ulivi da espiantare solo 3 sono risultati positivi, ossia lo 0,7%. Eppure l’intera provincia di Lecce è considerata zona infetta.
Doppiopesismo e parzialità dei dati
Il presidente di ECSEL osserva come le affermazioni dei Lincei si basino sui dati forniti dalle associazioni di categoria, dati che non hanno valenza scientifica.
Ricordiamo che le associazioni di categoria sono dei soggetti para-politici, che hanno la finalità di tutelare e promuovere gli interessi degli associati. Pertanto questi dati vanno considerati di parte e non sono certo dotati di dignità scientifica.
Marini definisce quantomeno ‘…singolare che la Commissione Lincea, mentre auspica che “questa paradigmatica vicenda aiuti in futuro a fondare le decisioni politiche su solide evidenze scientifiche”, di fatto si soffermi su meri dati numerici forniti da associazioni di categoria, senza considerare le evidenze scientifiche (fatte proprie anche dall’Unione europea) concernenti la neurotossicità per la salute umana e la nocività per l’ambiente dei fitofarmaci imposti dalla normativa vigente”’