Difendersi dalle bufale che circolano in rete è possibile. Basta aprire gli occhi e seguire alcuni accorgimenti. La fake news sono inventate per goliardia, per ottenere guadagni facili o per influenzare l’opinione pubblica per finalità politiche.
Il web è pieno di notizie false (cd. fake news), altrimenti note come bufale. Girano sui social, su WhatsApp e la gente ci crede, condividendo compulsivamente e finendo per avere una visione alterata, falsata della realtà. Per difendersi, per non abboccare, occorre avere spirito critico e non pensare che una “notizia”, sol perché sia su internet, debba necessariamente essere vera.
Talvolta si tratta di goliardia, altre volte si tratta di un modo facile per fare soldi grazie ai click. Il più delle volte, però, dietro a queste bufale ci sono movimenti politici di estrema destra, che gestiscono una serie di pagine facebook, falsi profili e siti finto-informativi, che hanno come principale obiettivo quello di diffondere allarme sociale (soprattutto sull’immigrazione) nonché di influenzare l’opinione pubblica e generare indignazione e odio da canalizzare verso determinate categorie sociali e determinati soggetti politici.
La prima regola da osservare per difendersi è usare la prudenza, ossia chiedersi se è vero ciò che si sta leggendo e mantenere il beneficio del dubbio. La seconda è prendere atto che, anche se noi tendiamo a semplificare, la realtà non è tutta bianca o tutta nera, ma è ricca di sfumature. E in queste sfumature, un modo tendenzioso di raccontare dei fatti realmente accaduti, può portare ad una rappresentazione viziata della realtà.
Osservate queste due regole, elenchiamo di seguito una serie di criteri per capire se una notizia può essere vera o no, se la fonte può essere considerata attendibile.
Le meme su facebook sono inattendibili
La forma più diffusa di diffondere fake news è quella delle meme su facebook: non hanno bisogno di essere aperte, sono immediate, contengono un breve messaggio e sono facili da condividere. Di solito sono accompagnate da “non ce lo dicono”, “falla girare”, “condividi sei indignato”, ecc…
Le meme sono inattendibili per definizione, perché non hanno una fonte nota, non si sa da dove provengano e soprattutto riportano una “notizia” del tutto incompleta. Nulla esclude che in alcuni casi ci possa essere anche qualcosa di vero nel messaggio contenuto nella meme, ma se volete accertarvi, provate a cercare su motore di ricerca la notizia è stata ripresa da qualche testata.
Una meme molto popolare è quella in cui Putin “da una lezione di giustizia al mondo”, condannando ai lavori forzati in Siberia un certo Amin Kamya Salouini (in cui è ritratto proprio il volto modificato di Matteo Salvini, con le sembianze di un africano), profugo immigrato dell’inesistente Stato del Wakanda, reo di aver derubato un pensionato russo.
L’intento degli autori, sconosciuti, è stato quello di prendere in giro gli haters che prendono di mira gli immigrati ed in particolare i salviniani. In tantissimi hanno abboccato, prendendo per vera la notizia, dimostrando ancora una volta come qualsiasi cosa falsa che giri in rete possa essere facilmente prese per vera da milioni di persone.
Cercate la notizia in rete. E’ il modo più semplice per “sgamare” le fake news
Per verificare se una notizia è vera o quantomeno attendibile, c’è un modo semplice: cercare dei riscontri in altre fonti. Se è accaduto un fatto di cronaca, ad esempio, qualche testata l’avrà riportato. Se avete trovato un riscontro, vale la pena confrontare le notizie. Spesso infatti i bufalari prendono un fatto realmente accaduto cambiando alcune parole, aggiungendo o togliendo alcuni elementi, fino a far passare una notizia completamente travisata.
E che succede se non troviamo riscontri alla notizia letta? Qualcuno a questo punto penserà che magari “nessuno ce lo dice”, che tutti i giornali sono allineati e vogliono tacere su un determinato fatto. Ma ipotizziamo pure che effettivamente sia così e chiediamoci: qual è la fonte della notizia? E’ una fonte esclusiva?
Se si tratta di una fonte esclusiva, allora occorre risalire all’autore e alla testata o blog su cui la notizia è stata pubblicata e verificarne il contenuto. Ma gli autori di un articolo che riporta una notizia esclusiva normalmente enfatizzano il loro “scoop”, non lo nascondono. E’ quantomeno strano che il giornalista che dà l’esclusiva resti anonimo.
La fonte: chi è l’autore dell’articolo?
Per essere dei lettori e dei cittadini svegli e consapevoli, bisogna sempre chiedersi “chi è che lo dice?”, “come ha fatto a risalire ai fatti che sta raccontando?”.
Chi è l’autore dell’articolo? Il più delle volte le fake news si riconoscono per l’omessa indicazione dell’autore. I giornalisti, i blogger, i redattori, usano firmare i propri articoli, magari anche con uno pseudonimo, con ciò assumendosi anche le responsabilità giuridiche (per eventuale reato di diffamazione a mezzo stampa) e la responsabilità verso i lettori. La firma è anche una garanzia di autorevolezza. Un articolo senza firma, pertanto dovrebbe già far dubitare fortemente della sua attendibilità.
E’ pur vero che, talvolta, le testate pubblicano articoli firmati “Redazione”. Succede normalmente quando, ad esempio si tratta di comunicati stampa, eventi o notizie brevi. Tuttavia la testata mette a disposizione le informazioni riguardanti la redazione (indicando anche i nomi dei dei capo redattori), del direttore responsabile e del direttore editoriale, dell’editore. In ogni caso, per qualsiasi articolo è penalmente responsabile il direttore responsabile, sia per quelli firmati che per quelli non firmati.
Dunque, chi si nasconde non è attendibile!
La fonte: come riconoscere le finte testate
I dispensatori di bufale cercano di dare ai propri siti finto-informativi dei nomi quantomeno credibili (es. voxnews.info, tg-news24.com, tg24-ore.com ecc…). Tuttavia ci sono una serie di elementi che permettono di smascherarli. Normalmente i siti sono fatti abbastanza male e più che altro utilizzando impostazioni di default della piattaforma utilizzata (quasi sempre WordPress). Gli articoli, normalmente, sono firmati da “Admin” (che è il nome assegnato, appunto, di default da WordPress all’amministratore del sito.
Per capire se si tratta di una testata vera, occorre cercare sullo stesso sito le notizie sulla redazione, sul direttore responsabile, sulla redazione e sull’editore (ossia, per dirlo in parole povere, il proprietario della testata). Se la testata è reale è anche registrata al Tribunale e all’interno del sito sono riportati gli estremi della registrazione.
Va precisato che la registrazione, per le testate online, non è obbligatoria. Ma se l’editore decide di non procedere a registrazione (spesso i blog non vengono registrati), per essere attendibile, dovrà comunque assicurare la massima trasparenza, descrivendo la natura e le caratteristiche del sito, facendo in modo che ad ogni articolo sia attribuito un autore reale (non fittizio).
Una finta testata non è trasparente, non contiene tutte queste informazioni. Non permette di risalire a chi scrive, a chi pubblica quelle notizie e al proprietario della piattaforma su cui vengono pubblicate.
La cookie policy è un ottimo modo per smascherare le finte testate
La normativa sulla privacy e sull’utilizzo dei cookie impone una serie di adempimenti. In particolare, i titolari di siti web che utilizzano cookie devono indicare i dati del titolare del trattamento dati, che può essere una persona fisica, una società, un’associazione, ecc… Se questa informazione è omessa o non permette di individuare chi davvero amministra quel sito, non ci può essere attendibilità sulle fonti.
Spesso, inoltre, nella sezione “disclaimer” di questi siti viene precisato che le notizie riportate non sempre sono accurate o veritiere, oppure che i contenuti sono pubblicati a scopo satirico. Tuttavia di satira, il più delle volte, non c’è nulla.
Nell’articolo che segue si parla di come riconoscere una fake news dal contenuto.