Sono diversi gli elementi che devono indurci a sospettare che quella che stiamo leggendo è una fake news. Ecco a cosa bisogna prestare attenzione.
Nel precedente articolo abbiamo analizzato una serie di elementi che permettono di riconoscere quando ci troviamo davanti ad una possibile fake news, sulla base dell’attendibilità della fonte. In questo articolo si analizzeranno i motivi per cui già il contenuto offra già elementi per sospettare dalla sua veridicità.
La regola delle cinque W vale anche per il lettore
Una delle regole fondamentali del buon giornalismo è quella delle “cinque W” (Who, What, When, Where, Why, ossia: chi, cosa, quando, dove, perché). In ogni articolo completo l’autore deve cercare la completezza fornendo la risposta a tutte e cinque le domande.
Cosa è successo? Chi sono i protagonisti e i testimoni del fatto? Quali autorità sono intervenute? Chi ha disposto l’arresto? Chi l’ha eseguito? Chi ha condannato chi? Quando è successo, dove è successo? Perché è successo (secondo le ipotesi degli inquirenti, del magistrato, degli analisti, opinionisti, ecc..).
Chi scrive fake news non sempre è attento a questi elementi e butta giù un articolo in cui non si comprende nemmeno quando è successo il fatto, né vengono riportati importanti dettagli sugli eventi narrati. Insomma si tratta di “notizie” piene di buchi. Articoli fatti così giustificherebbero il licenziamento in tronco del redattore.
Il lettore avveduto dovrebbe cercare in ogni articolo questi requisiti. Il lettore superficiale, invece, condivide senza nemmeno leggere articolo. Qui si trova un esempio concreto di una bufala scritta male.
Ossessiva strumentalizzazione dei fatti
Un’altra caratteristica che si rileva in questi articoli, oltre ad un italiano non sempre impeccabile e una cattiva forma, è l’ossessiva strumentalizzazione politica dei fatti di cronaca e la stigmatizzazione delle origini degli aguzzini, tesa a voler criminalizzare intere categorie sociali (di solito stranieri, musulmani, gay, rom).
Negli articoli di politica si nota una chiara ostilità verso determinati soggetti politici, che sembra costituire l’unico intento dei post, spesso rabbiosi e oltremisura polemici.
Le finte testate spesso contengono notizie completamente inventate. Nei casi più plateali si fa riferimento a istituzioni o luoghi inesistenti e spesso si riutilizzano immagini relative a fatti che non hanno alcun collegamento con la notizia trattata. Altre volte riportano fatti realmente accaduti attingendo ad altre fonti, ma travisandone il contenuto, grazie ad accurate omissioni, aggiunte o modifiche.
Tra l’altro, di solito, è sufficiente una panoramica degli articoli pubblicati dalla finta testata, per rendersi conto che i temi trattati in prevalenza riguardano i migranti, la politica (con un chiaro affondo verso alcune forze politiche) e fatti di cronaca (veri, presunti o del tutto inventati) che vedono lo straniero o il musulmano come l’artefice dei misfatti.
Cercare sempre riscontri e raffronti è una buona regola, non solo contro le fake news
Vogliamo accertarci se una notizia è vera, falsa, corretta, travisata? Cerchiamo altre fonti e confrontiamole. Sono milioni i lettori pigri che si limitano a leggere un titolo, senza andare oltre, senza guardare nemmeno la data. Ma se non vogliamo farci prendere per i fondelli e accettare passivamente tutto ciò che ci viene propinato, occorre essere lettori attivi, critici, consapevoli.
Questo non serve solo a difenderci dalle fake news, ma anche ad avere un’informazione completa, vista da più angolazioni, anche quando a pubblicare una notizia è una testata autorevole.
Lo stesso fatto non viene raccontato da tutti allo stesso modo e tutti possono commettere degli errori. Gli organi di stampa possono anche avere un’opinione diversa dei fatti e sui fatti, conoscere informazioni in più o diverse rispetto ad altri.
D’altro canto il pluralismo dell’informazione è dettato dalla necessità che non ci sia un’unica voce a dirci cosa succede o ad esprimere un’opinione su ciò che succede e sulla strada da seguire, ma tante voci, anche opposte fra loro.
Con un’informazione viziata, distorta o che parla con un sola voce, muoiono i presupporti della democrazia e della società civile.