TAP inzia gli scavi per l’exit point senza il via libera del Ministero sulla prescrizione A9 a tutela dei coralligeni. Potì: ‘Una Repubblica delle banane, è come se facessero le fondazioni di una casa senza le autorizzazioni per il piano superiore!’. Tarantino: ‘TAP ha fretta di distruggere’.
Sono ripresi questa mattina, a San Foca, nello specchio di mare antistante la spiaggia di San Basilio, i lavori per il gasdotto TAP presso l’exit point del microtunnel.
Secondo quanto comunicato dalla società:
‘nei prossimi giorni si procederà alla rimozione delle opere provvisorie di stabilizzazione del carico geostatico all’exit point, a circa un chilometro dalla costa: un mezzo navale dotato di gambe auto sollevabili provvederà a recuperare i singoli strati di materiali nell’ordine inverso a quello con cui furono posati tra novembre e dicembre 2018, in linea con quanto previsto dalle relative autorizzazioni.
Alla conclusione di questa fase di lavori, si procederà allo scavo della trincea per il recupero della “talpa” che ha realizzato il microtunnel la scorsa primavera. Parallelamente a questa attività, si avvierà una intensa fase di monitoraggi ambientali. Una equipe di biologi marini controllerà i livelli di torbidità dell’acqua assicurando la copertura del monitoraggio 24 ore su 24; un’altra imbarcazione sarà impegnata, durante il giorno, nell’osservazione dei mammiferi marini. Il personale tecnico-scientifico coinvolto in queste attività farà capo a una nave appoggio sulla quale sarà attivo anche il monitoraggio acustico dei mammiferi stessi.’
Critico il Movimento NO TAP, il quale osserva che TAP starebbe iniziando i lavori a mare senza prima aver ottenuto l’esclusione dalla VIA (valutazione di impatto ambientale) per l’exit point, riguardante la prescrizione A9, che impone a TAP di tenersi ad almeno 50 metri dai coralligeni.
L’exit point e la tutela dell’ecosistema marittimo
L’exit point rappresenta il punto in cui la condotta verrà inserita sottoterra, facendola passare nel sottosuolo, sotto la spiaggia, per poi riemergere nei pressi del PRT, otto chilometri nell’entroterra di Melendugno. Un primo ordine di problemi è dato dal rinvenimento in prossimità dell’exit point di praterie di posidonia oceanica, cymodocea nodosa e coralligeni, che costituiscono habitat protetto, in quanto fondamentali per la salubrità dell’acqua e della sopravvivenza di numerose specie marine, animali e vegetali.
Se il problema della posidonia e della cymodocea sembrano essere stati superati con una variante progettuale che prevede lo spostamento dell’exit point, più complicata è la questione dei coralligeni.
In particolare TAP sembrerebbe impossibilitata a rispettare quanto previsto dalla prescrizione A9, per cui avrebbe proposto una sorta di deroga, che permetterebbe di far passare la condotta sopra i coralligeni, senza bisogno, quindi, di osservare la distanza minima di 50 metri.
La questione è pendente davanti alla Commissione Tecnica di VIA, presso il Ministero dell’Ambiente, che dovrà decidere su una nuova assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale. Ma nonostante il Ministero non si sia ancora espresso, TAP ha deciso comunque di procedere alle operazioni di scavo.
Duro il commento di Marco Potì, Sindaco di Melendugno:
‘Da oggi, da quanto appreso da un’ordinanza della CP Otranto, nel mare di San Foca ci sarà una grandissima benna posata su una grandissima nave, che dovrà asportare posidonia, cymodocea nodosa, coralligeni, sabbia, scoglio e poi…la talpa di TAP.
E tutto ciò senza che il ministero dell’ambiente si sia ancora espresso sull’impatto sugli habitat protetti suddetti, della fase successiva di posa del tubo.
Come se facessero le fondazioni di una casa senza avere le autorizzazioni per il piano superiore!
Incredibile Italia, una Repubblica delle banane davvero!’
Dello stesso tenore il commento di Fabio Tarantino, Sindaco di Martano:
‘TAP ha fretta di distruggere.
Come tutti sappiamo al ministero dell’ambiente è ferma da mesi la pratica per una nuova valutazione (VIA) sul punto d’approdo di san Foca.Sembra che le prospezioni condotte negli anni dalla multinazionale con sede in Svizzera non siano state molto precise, e oltre alla già conosciuta Posidonia e Cymodocea, sia sfuggita la presenza del protettissimo coralliggeno.
Ma allora, se ancora si valuta il reale impatto dell’opera, perché le navi di TAP puntano le loro prue verso San foca?
L’impressione è che tra un po’ non ci sarà niente da proteggere e da censire e sicuramente una draga con una benna di 27m non sembra il modo più idoneo per tutelare le meraviglie naturali nascoste dai fondali di San foca.
Con questa operazione, TAP, si accinge a dragare il fondale per creare una trincea che dovrebbe accogliere il gasdotto, è tutto questo compatibile con la tutela delle specie protette, rivalutate dal ministero dell’ambiente?’