La pace sociale si basa su un delicato equilibrio, minato dall’effetto sulla popolazione della protratta sospensione di alcuni diritti e libertà fondamentali. L’obiettivo “assolutistico” di contenimento del Covid-19 rischia di sopprimere gli altri valori costituzionali e la tenuta della società.
Le misure di contenimento del Nuovo Coronavirus (Covid-19) stanno mettendo a dura prova la vita di milioni di persone, hanno avuto l’effetto di deprimere il sistema economico e hanno portato ad una sospensione di libertà e diritti fondamentali che non conosce precedenti in uno stato democratico.
La priorità è chiara: limitare drasticamente le occasioni di contagio, pur nella consapevolezza che questa politica draconiana avrà dei costi socio-economici altissimi.
Le sanzioni per chi decide di esercitare una libertà fondamentale, insopprimibile, come la libertà di circolare, che peraltro rappresenta uno dei pilastri dell’Unione Europea, sono a dir poco severe. E a farle rispettare sono stati coinvolti tutti i corpi delle forze armate.
Un patto sociale basato su un delicato equilibrio
Tutto questo può essere accettato dalla popolazione per un periodo limitato, come misura finalizzata al superamento di un rischio sanitario descritto come “altissimo”, a condizione che siano anche previste delle misure efficaci che mettano i cittadini nelle condizioni di accedere a beni e servizi di prima necessità e che in ogni caso le misure restrittive siano bilanciate e proporzionate rispetto a tutti i beni della vita a cui ogni cittadino possa aspirare.
Per esemplificare, tante persone non stanno lavorando a causa delle restrizioni e ad esse va garantito, quantomeno (laddove non sia possibile il lavoro in “smart working”) un reddito di sussistenza; altre avranno bisogno di esami e visite mediche (non per il Coronavirus) e dovrebbero essere garantite le prestazioni sanitarie più urgenti; agli studenti, dai più piccoli ai meno giovani, vanno garantite le lezioni a distanza; deve essere assicurata la fornitura dei servizi e beni essenziali.
Se dovessero venire a mancare queste possibilità o se dovessero diventare gravose o insoddisfacenti, allora questo “patto sociale” potrebbe saltare, con conseguenze che non vorremmo immaginare.
Ciò che non deve essere trascurato è che l’equilibrio tra accettazione di queste pesantissime restrizioni è molto delicato ed è legato alla capacità di sopportazione umana. Superata quella soglia, i rischi sociali possono diventare molto elevati e deleteri, fino a determinare un’emergenza ancora più grave rispetto alla diffusione del Covid-19.
Maggiore sarà la protrazione nel tempo delle restrizioni, maggiore sarà il rischio di un’esplosione di una reazione sociale, che a sua volta potrebbe portare il Governo all’adozione di coprifuoco e misure repressive emergenziali non coerenti con uno Stato democratico.
L’impatto su salute e umore delle misure restrittive
Tra l’altro, quello che sfugge alla nostra attenzione, molto trascurato dai media sono gli impatti che queste misure hanno sulla nostra salute e sul nostro sistema immunitario. La bassa esposizione al sole impedisce la fissazione della vitamina D, molto importante per la difesa contro il cancro, contro la sclerosi multipla, contro le disfunzioni della tiroide e contro la depressione. La possibilità di non uscire a fare passeggiate o sport all’aperto comporta la riduzione del tono muscolare, dell’ossigenazione, della produzione di endorfine (che ci fanno sentire felici). La mancanza di abbracci e contatti fisici riduce la produzione di ossitocina, mentre l’ansia e lo stress vengono continuamente alimentati da palinsesti radiotelevisivi e piattaforme che hanno quasi come unico argomento il Nuovo Coronavirus. Lo stile di vita sedentario e monotono e il peggioramento generale del regime alimentare completano il quadro.
In altre parole, la nostra salute psico-fisica e il nostro sistema immunitario ne stanno risentendo, così come l’umore. Il comportamento irrazionale si farà sempre più spazio a scapito di quello razionale. I soggetti con sindrome depressiva potrebbero aggravarsi, con conseguente aumento dei casi di suicidio e di gesti inconsulti gravi. Altri soggetti, pur non depressi, potrebbero sviluppare una sindrome depressiva.
A ciò si aggiunga il carico di stress e rabbia che rischia di accumularsi di fronte ad una situazione frustrante e ad una serie di episodi, inevitabili, di disservizi e disagi che si incontreranno nella nostra attuale quotidianità. Le rinunce importanti a cui siamo costretti, che vanno ad accumularsi, le attività professionali ed economiche in bilico, l’impossibilità di vedere amici e parenti, di svagarsi fuori dalla propria abitazione, di celebrare feste non fanno che esasperare la situazione e l’agognata libertà che continua ad allontanarsi mina la fiducia nella risposta istituzionale.
Il rischio sociale, al momento ancora contenuto, non va sottovalutato. Il graduale allentamento dei lacci e una risposta efficace alle esigenze primarie può rappresentare una valvola sociale di sfogo. Se invece si tira troppo la corda, rischia di rompersi.
La cronaca, spesso adombrata dalle notizie di Coronavirus, già include un aumento di casi di suicidio e tensioni tra cittadini che richiedono servizi e non trovano soddisfazione. I momenti di tensione potrebbero presto aumentare, fino a giungere all’ipotesi più estrema di rivolte o caos incontrollato.
Il Governo è chiamato a mediare tra i valori in gioco, dovrà applicare quel principio di bilanciamento tra valori costituzionali, che costituisce l’essenza della democrazia costituzionale. La logica “assolutistica” del contrasto ad ogni costo al virus, invece, ne sancirebbe la morte.