Storico precedente della Corte di Cassazione, che stabilisce il nesso eziologico tra le vaccinazioni e l’insorgere di una leucemia fulminante che nel 2001 uccise un militare salentino. Ci sarebbero migliaia di casi simili.
Ben 11 vaccini erano stati somministrati in 8 mesi, tra il 3 luglio del 2000 e il 7 marzo del 2001, a Fabio Mondello, un ventenne militare originario di Gallipoli arruolato come volontario in Ferma breve nell’Esercito nel 1999.
Di lì a poco l’insorgenza dei primi sintomi connessi al linfoma, come debolezza, febbre, sanguinamento dal naso. In poco tempo Fabio perde la vita, a soli 21 anni.
Comincia così una lunga battaglia per i genitori del giovane militare, assistiti dall’avvocato Francesco Terrulli di Martina Franca, per rendere giustizia al figlio, che trova un primo riconoscimento nel 2014, con la sentenza della Corte d’Appello di Lecce che, accogliendo la tesi difensiva dei familiari di Fabio Mondello, supportata da documentazione medico-scientifica prodotta dai periti incaricati, condannando il Ministero della Difesa al risarcimento dei danni.
Il giudizio è poi proseguito in Cassazione, a seguito del ricorso presentato dal Ministero, ed è giunto a conclusione con la pronuncia della sentenza, pubblicata lo scorso 25 novembre, con la quale la Suprema Corte ha confermato l’indirizzo della Corte d’Appello e ha segnato uno storico precedente nel campo del nesso eziologico tra vaccinazioni e danni alla salute.
In particolare, la sentenza afferma “l’alta probabilità statistica che il considerevole numero di vaccinazioni somministrato in brevissima sequenza temporale avesse causato o comunque favorito la malattia acuta letale”.
Non si tratta semplicemente di una possibilità, di un’alta probabilità statistica, in cui sarebbe stati decisivi l’elemento quantitativo, del numero di vaccinazioni, e quello temporale, dovuto al breve tempo intercorso tra una somministrazione e l’altra.
La sentenza della Cassazione ora potrebbe aver fatto breccia per le migliaia di militari sono stati colpiti dallo stesso linfoma. Sarebbero circa 3mila, i quali, forti di questo precedente, potrebbero intentare causa anch’essi nei confronti del Ministero della Difesa.
Il Ministero, di fronte all’alto numero di casi simili, sarebbe già corso ai ripari, variando le periodicità della somministrazione dei vaccini.