Decessi sospetti, vaccini assolti per insufficienza di prove: morti attribuite a patologie pregresse, età avanzata o altre cause. Ma a queste circostanze non è dato rilievo per i morti con Covid-19.
Tra dichiarazioni rassicuranti e ottimistiche non mancano notizie di reazioni avverse, anche gravi, sui pazienti che hanno ricevuto le prime dosi del vaccino contro il Sars-Cov-2.
In diverse circostanze è stata pacificamente ammessa la possibilità di reazioni allergiche e rischio di shock anafilattico (quantomeno nei pazienti con sensibilità verso alcune delle componenti del vaccino). Su altri effetti collaterali restando dei dubbi su eventuali connessioni, inclusi diversi decessi. Ovviamente, allo stato attuale, non è possibile non ci sono le condizioni per valutare eventuali effetti a medio e lungo periodo.
Non sono poche le persone decedute dopo aver ricevuto la vaccinazione, ma questo non è sufficiente a dimostrarne il nesso. Sicuramente tutti questi casi vanno approfonditi con la dovuta attenzione e con tempestività.
In Norvegia sono 29 le morti sospette oggetto di attenzione, in Germania ce ne sono altre 10, dopo la somministrazione del vaccino della Pfizer-BionTech.
La NOMA, l’agenzia norvegese per il farmaco chiede ai medici di valutare con cautela le condizioni di salute dei pazienti prima di vaccinarle. Uno stato di salute precario, unito agli effetti collaterali comuni alla vaccinazione (febbre, nausea, dissenteria, ecc…), potrebbe risultare fatale.
“Non c’è un legame certo -spiega Steinar Madsen, direttore della NOMA- tra la vaccinazione e la morte. Potrebbe essere una coincidenza, ma non ne siamo sicuri”. “Esiste la possibilità -prosegue Madsen- che queste reazioni normali, che non sono pericolose in individui giovani o sani, possano aggravare le condizioni già precarie degli anziani fragili”.
La NOMA offre una possibile spiegazione di questi decessi con l’aspettativa di vita limitata di questi pazienti, in quanto anziani e in condizioni di salute già gravi.
“Reazioni comuni ai vaccini con mRNA, come febbre e nausea, potrebbero aver contribuito ad un esito fatale in alcuni pazienti fragili e anziani”, spiega la NOMA, aggiungendo che “quando si vaccinano persone molto anziane o malate, è possibile che la morte avvenga in un tempo ravvicinato alla somministrazione del farmaco, senza che ciò comporti una causale tra il vaccino e il decesso”.
Infine, il Norwegian Institute of Public Health fa sapere che “per chi ha un’aspettativa di vita molto breve il beneficio potrebbe essere marginale o irrilevante”.
Paradossalmente i soggetti più a rischio di subire reazioni gravi al vaccino sono proprio quelli più esposti alle complicazioni da Covid-19.
In Italia
Il Sistema europeo Eudravigilance, al 30 gennaio 2021, registrava in Italia 8.741 casi di reazioni avverse, di cui 7.800 gravi, segnalati dopo la somministrazione del vaccino della Pfizer-Biontech.
Oltre ai casi ufficiali esistono diversi decessi sospetti, tuttavia smentiti dalle ASL locali ed attribuiti, invece, con probabilità a patologie pregresse. Nel caso della donna di 85 anni morta all’Ospedale di Albenga il 21 gennaio, a due giorni dalla somministrazione, l’ASL ha dichiarato che “le critiche condizioni generali di salute della signora e l’andamento clinico degli eventi consentono di escludere ad un primo esame la correlazione con la somministrazione del vaccino”.
Anche nel caso del chirurgo di 64 anni, deceduto in provincia di Mantova dopo la vaccinazione, la morte è stata attribuita a delle patologie croniche di cui soffriva.
Restano senza risposta, invece, alcuni decessi improvvisi di giovani operatori sanitari (medici, infermieri e oss) apparentemente in ottima salute e senza patologie note. Le ASL e l’AIFA hanno escluso il nesso con le vaccinazioni, ma non sono state chiarite le cause di questi strani decessi. In molti casi nemmeno viene disposta l’autopsia, che contribuirebbe sicuramente ad escludere il nesso tra vaccinazione e decesso o, viceversa, a fornire maggiori informazioni sui fattori di rischio del farmaco.
In particolare, il quotidiano sanitario “AssoCare” sta seguendo diversi casi di infermieri deceduti improvvisamente, con l’intento di fare chiarezza.
Decessi da Covid e decessi da vaccinazione: un metodo ribaltato
Fin dallo scorso febbraio si è dibattuto sulla necessità di distinguere tra morti “per” Covid e morti “con” Covid, in quanto la positività al virus, in mancanza di dimostrazione del nesso eziologico, non è sufficiente a stabilire che se una persona è deceduta a causa del virus, anziché per un’altra causa o concausa.
I numeri diffusi dai bollettini della Protezione Civile e dall’ISS includono tutte le persone che sono state segnalate come positive al virus Sars-Cov-2 (per essere risultato positive al test o per diagnosi clinica), ma di cui non sono state accertate le effettive cause del decesso.
Si arriva, quindi, al paradosso di poter includere tra i decessi Covid anche le morti violente, se il tampone post mortem dovesse risultare positivo.
La raccolta dei dati, infatti, non è analitica e non tiene conto delle cause effettive del decesso. Si raccoglie il numero di soggetti risultati positivi, con distinzione tra i soggetti con isolamento domiciliare, i soggetti ospedalizzati (anche se magari sono ricoverati per motivi di ben altra natura) e i soggetti deceduti.
La valutazione sulla causa del decesso viene fatta, o dovrebbe essere fatta, a posteriori, ma prima di allora la rilevazione dei dati alimenta i numeri dei bollettini della protezione civile, dai quali risulterà un tasso di mortalità da Covid-19 decisamente sovrastimato.
Dai report pubblicati mensilmente dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) è possibile ottenere un quadro più definito delle caratteristiche delle persone decedute risultate positive al Sars-Cov-2, sebbene l’Istituto non si sbilanci in merito alle reali cause di morte.
Dal report del 27.01.2021, a conferma sostanziale di quanto emerso nei precedenti, su oltre 34 mila decessi il 97% dei pazienti aveva almeno una patologia grave pregressa (cardiopatia ischemica, ictus, scompenso cardiaco, ipertensione arteriosa, diabete mellitico di tipo 2, ecc…). Il 63,9% dei deceduti aveva almeno 3 malattie gravi. Solo nel 3% dei casi non è nota la presenza di patologie di rilievo.
L’età media delle persone decedute è di 81 anni.
E’ evidente che nella narrazione degli eventi si usino dei metodi diametralmente opposti a seconda che si tratti di morti “con Covid” piuttosto che di morti “post-vaccino”.
Nei casi di persone morte successivamente alla somministrazione del vaccino, viene data rilevanza alla condizione clinica o all’età avanzata delle vittime, escludendo il vaccino come causa principale o esclusiva. Anche per i decessi di giovani senza patologie note, pur non individuando la reale causa della morte, il vaccino è stato assolto (quantomeno per insufficienza di prove).
Nei casi di decessi “con Covid”, invece, diventano irrilevanti l’età e la condizione del paziente nella determinazione della causa della morte, la quale è attribuita esclusivamente al virus, ignorando la concomitanza di altri fattori e il loro contributo (esclusivo, principale o marginale che sia) all’evento morte.
Per dirlo in maniera brutale, se si muore dopo il vaccino, si muore di vecchiaia o delle malattie di cui si soffre. Se si muore con positività al virus, sarà stato senz’altro il virus.