Le segnalazioni di casi di decessi e reazioni avverse gravi dopo il vaccino aumentano, le autorità rassicurano, l’opinione pubblica è divisa. La medicina non è unanime.
Negli ultimi giorni quasi non si conta più il numero di segnalazioni di decessi o presunte reazioni gravi avverse segnalati successivamente alla somministrazione del vaccino contro il Sars-Cov-2.
Le segnalazioni interessano principalmente il siero AstraZeneca, ma non mancano quelle relative a Pfizer Biontech e Moderna.
I casi che destano più attenzione sono quelli che riguardano persone giovani e in buona salute, colpite da malore improvviso a poche ore o pochi giorni dalla somministrazione del vaccino.
Ma non sono le uniche. Le persone più vulnerabili rispetto al virus, ossia gli anziani e le persone con patologie pregresse, non vengono particolarmente prese in considerazione, in quanto la morte viene facilmente collegata all’età avanzata o alla malattia pregressa.
Sui vaccini AstraZeneca, dopo la sospensione temporanea dei giorni scorsi, le Autorità rassicurano sulla mancanza di correlazione tra il farmaco e questi decessi, sebbene questi casi siano ancora oggetto di valutazione. Il responso dell’EMA valuta questo farmaco come sicuro ed efficace, ma precisando che “tuttavia non possono essere esclusi legami con i rari casi tromboembolici e perciò occorre avvertire di queste possibilità”.
In effetti, prima di poter affermare che un vaccino sia pericoloso occorre che venga dimostrato il collegamento e ci vorrà del tempo. Ancora più importante è stabilire, in tale ipotesi, a quali condizioni può essere fatale o pericolosa la sua somministrazione e individuare, eventualmente, delle categorie a rischio dei fattori di rischio, eventuali interazioni con farmaci, ecc…
Coincidenze o numeri insignificanti
I più strenui difensori del vaccino sostengono che si tratti di coincidenze, che in sostanza i malori gravi e i decessi sarebbero comunque insorti, con senza o il vaccino.
Addirittura la virologa Ilaria Capua ha affermato all’ultima puntata “Di Martedì” che “Se faccio il vaccino e poco dopo cado dentro una buca, non posso pensare che ci sono caduta per colpa del vaccino”, ridicolizzando un po’ le preoccupazioni della gente.
Sempre da Giovanni Floris, la biologa Barbara Gallavotti ha affermato che “le trombosi non sono un fenomeno raro. Si tratta della terza malattia vascolare più diffusa”.
In generale si assiste ad una frattura profonda, tra chi ha paura e crede che questo vaccino sia pericoloso e chi, invece, minimizza o nega, nella convinzione che sia innocuo e che, al massimo, si tratta di “appena” poche decine di morti su 500.000 vaccinati.
Morti che cinicamente restano solo numeri insignificanti e che invece meriterebbero quantomeno lo stesso rispetto di chi è morto “con” o “per” il Covid-19.
Stato di salute e età dei deceduti: rilevanza diversa a seconda che si parli Covid o di vaccino
Assistiamo anche ad un ribaltamento nel modo di leggere i numeri e nel metodo utilizzato rispetto all’analisi dei decessi di persone positive al Sars-Cov-2.
La prudenza, la doverosa razionalità, oggi tanto invocate di fronte al vaccino, sono state dimenticate in questo ultimo anno, buttando nel mucchio dei decessi causati da Covid-19 indiscriminatamente tutte le persone decedute risultate positive al Sars-Cov-2 o con diagnosi clinica da Covid-19, ignorando il concetto di nesso eziologico.
ISS: patologie gravi nel 97% dei pazienti Covid deceduti
Dai rapporti pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità, basati sull’analisi delle cartelle cliniche dei soli deceduti positivi, emerge che l’età media dei decessi è 81 anni e nel 97% dei casi si è trattato di persone già gravemente malate. Solo nell’1% dei casi i decessi riguardano persone sotto i 50 anni e comunque, anche in questa fascia di età, le gravi patologie preesistenti sembrano giocare un ruolo decisivo. Sotto i 40 anni i casi di decesso registrati dall’inizio della pandemia sono 254 sul totale, corrispondenti allo 0,26%.
Dunque la tesi dell’età avanzata e delle patologie pregresse, prese per buone per spiegare la morte delle persone decedute dopo il vaccino, così come la tesi notevole diffusione della trombosi e quindi della coincidenza, valevoli per le morti in seguito a vaccino, non hanno, invece, trovato spazio nell’esame dei decessi delle persone positive al virus la cui morte è stata attribuita senza dubbio al Covid-19.
Un presunzione assoluta della sussistenza del nesso eziologico tra la positività al virus e i decessi, di cui non si è sentita la necessità di una dimostrazione scientifica e di cui non si ammette prova contraria.
Sarebbe utile e scientificamente corretto riuscire a distinguere, come già è effettuato da anni rispetto ai virus influenzali, il ruolo avuto dal virus nei decessi sospetti.
D’altro canto l’ha ammesso anche il professor Matteo Bassetti, a “L’aria che tira”, che la conta dei morti da Covid-19 è sbagliata e sovrastimata. “Abbiamo sbagliato anche a contare i morti. Abbiamo contato in modo diverso rispetto al resto d’Europa. Quando abbiamo cambiato la metodologia di conteggio dei decessi -ha affermato- stiamo drammaticamente decrescendo come letalità. Ma abbiamo un peccato originale legato a marzo e ad aprile (2020, ndr): chiunque arrivasse in ospedale con un tampone positivo, anche se aveva un infarto veniva qualificato come morto per covid.”
Il virus rispetto ad un decesso di può essere: la causa esclusiva, nel caso in cui si dimostri che nessuna concausa abbia determinato la morte del paziente; la causa principale, nelle ipotesi in cui il virus abbia contribuito in maniera prevalente, rispetto ad altre concause, alla morte; causa concomitante, ma non prevalente, nei casi in cui il Sars-Cov-2 abbia contribuito insieme ad altri fattori al decesso del paziente. Ma il virus, nei casi di decesso, può essere ininfluente o pressoché ininfluente, quando la morte è dovuta esclusivamente o quasi esclusivamente ad altre cause.
Nella statistica medica legata alla mortalità da influenza, ad esempio, viene effettuata una scrematura, eliminando i casi di decesso attribuibili ad altre cause, per poi distinguere in “decessi diretti” e “decessi indiretti”, applicando il rigore richiesto dalle scienze statistiche.
La valutazione rischi/benefici, dal punta di vista statistico, della vaccinazione non è solida, perché non si dispone di una casistica consolidata e si tratta, comunque, di farmaci autorizzati all’uso in emergenza in via sperimentale; dall’altro lato, la casistica dei decessi Covid è inevitabilmente viziata dalla mancata valutazione delle effettive cause di decesso e dalla approssimatezza della stima del reale numero di contagi (perlopiù in forma asintomatica e pauci-sintomatica, che rappresentano l’80% delle infezioni da Sars-Cov-2), che è decisamente superiore rispetto a quelli ufficiali.
In genere i medici divulgatori suggeriscono la vaccinazione, in quanto i benefici sarebbero maggiori dei rischi. C’è però chi sostiene, tra cui il Dott. Pietro Luigi Garavelli, che una campagna vaccinale durante una epidemia sarebbe controproducente, mentre altri medici affermano la necessità di effettuare, quantomeno, un test sierologico prima di fare il vaccino. Molte persone, infatti, potrebbero essere positive al virus o avere già gli anticorpi; in questi casi la risposta infiammatoria dopo il vaccino sarebbe maggiore e aumentare il rischio di reazioni avverse.