Contro la misura “fascista” del green pass ed ogni forma di discriminazione, ma anche rivendicazioni sociali. Queste le motivazioni dello sciopero generale dell’11 ottobre.
Lunedì 11 ottobre ci sarà lo sciopero generale a cui hanno aderito diverse sigle sindacali e riguarderà i settori privati e della pubblica amministrazione. Lo sciopero è una risposta contro l’imposizione del green pass per lavorare, contro le misure liberticide poste in atto dal governo, ma anche contro delle misure adottate e adottande sull’economia e il mondo del lavoro, penalizzanti per lavoratori e classi sociali più svantaggiate.
L’iniziativa è stata lanciata dai Cobas (Confederazione dei Comitati di Base), i quali affermano che “con l’ultimo decreto legge si completa la dittatura dei ricatti, la riduzione del popolo a pura sudditanza, il soffocamento di ogni libertà. Quella appena deliberata è la normativa green pass più rigida al mondo. Tra i dittatori spiccano: Draghi, Figliuolo, Speranza, Letta, Conte, Salvini, Gelmini, Cgil-Cisl-Uil.”
“Ovunque, in tutti i luoghi di lavoro -continua la nota stampa dei Cobas- si percepisce dai lavoratori il serrare sempre più stretto ai polsi delle catene imposte da una classe dirigente allo sbando. Il controllo digitale imposto tramite il certificato verde, la rottura completa della dignità di ogni cittadino, di ogni lavoratore, mirano a far ingurgitare mestamente tutte le pesanti e dolorose misure economiche di lacrime e sangue che stanno cominciando ad abbattersi su tutti.”
Il rischio, per i movimenti sindacali indipendenti, è quello di una progressiva cancellazione di ogni diritto e libertà acquisiti e con la prospettiva di una nuova emergenza sociale, in cui a cadere saranno le conquiste sociali frutto di decenni di lotte e con esse il nascere di nuove sacche di povertà, disoccupazione e inasprimento del divario sociale.
Indice di questi possibili scenari, sarebbero anche lo sblocco dei licenziamenti unitamente l’aumento dei prezzi di alcuni beni essenziali (bollette, benzina, ecc.) e lo sblocco degli sfratti.
“L’obbligo di possesso del “lasciapassare”, esteso a partire dal 15 ottobre a tutto il mondo del lavoro, fa crollare ogni residua parvenza di misura per il contenimento della pandemia -denunciano i sindacati- e di salvaguardia della salute pubblica, evidenziando, al contrario, il suo ruolo di strumento politico (dittatoriale) finalizzato alla divisione e al controllo dei lavoratori, per poter proseguire senza ostacoli nei suoi piani di ristrutturazione.”
Di qui l’importanza per tutto il mondo del lavoro di dare un segnale forte, partecipando allo sciopero generale dell’11 ottobre e aderendo alle successive iniziative sindacali.
SI Cobas: “con “super green pass” governo nasconde la politica di tagli alla sanità con un meccanismo autoritario e punitivo per i lavoratori
Gli aderenti alla sigla “SI Cobas”, dopo aver precisato il riufiuto contro le posizioni “no vax”, affermano che “Col “super green pass” il governo tenta di aggirare, attraverso un meccanismo autoritario e punitivo per i lavoratori, la volontà di continuare come nel passato: tagli alla sanità (i pochi assunti sono a tempo determinato, mentre i turni di lavoro rimangono massacranti), assenza di medicina preventiva e territoriale (tutto va concentrato sui grandi ospedali, lucrosi centri di spesa, sullo sviluppo della sanità privata e sulla aziendalizzazione di quella pubblica), tracciamento dei contagi inesistente, assenza di investimenti e assunzioni stabili nella scuola, nessun potenziamento dei trasporti pubblici (continuiamo ad ammassarci e contagiarci su bus e metropolitane per andare al lavoro!)”.
Reagire contro “evidente attacco del grande capitale”
Più in generale I Cobas leggono la situazione attuale come un “evidente attacco del grande capitale”, cui sono seguite “le prime forme di reazione a partire da alcune grandi fabbriche” e che hanno portato in tutto il mondo alla “mobilitazione di milioni di persone, per lo più proletari, che, seppur privi di una prospettiva politica chiara e alternativa a quella dei circoli dominanti, attraverso scioperi e manifestazioni, si stanno contrapponendo alle misure antipopolari, restrittive e inaccettabili, in Italia simboleggiate dal Green-pass (ma non solo).”
“L’attuale congiuntura -osservano- determinerà una crescente polarizzazione sociale e politica, mentre si consuma l’ennesimo tradimento delle componenti storiche del Movimento Operaio (la cosiddetta sinistra politica e sindacale) totalmente allineate con i piani di ristrutturazione capitalistici e a tutte le misure decise dai governi borghesi. Parallelamente la galassia del cosiddetto “sindacalismo di base”, vittima di un approccio settario e minoritario, fatica a schierarsi apertamente e senza condizioni con le lotte reali”.
In questo quadro si inserisce una nuova mobilitazione permanente a partire dai luoghi di lavoro, in cui rientra lo sciopero generale dell’11 ottobre, anche con presidi, picchetti e occupazioni di fabbrica, contro ogni forma di discriminazione, con dall’abolizione del “lasciapassare sanitario” in primis, e portando avanti una serie di rivendicazioni sociali, come il blocco dei lincenziamenti, il salario minimo intercategoriale, “salvaguardia della sicurezza e della salute sui posti di lavoro, dove continua incontrastata la strage di operai (3 milioni di morti all’anno su scala mondiale, solo per “incidenti” ufficialmente censiti sui posti di lavoro)”, abolizione del lavoro precario, interinale e dei subappalti.
Con il green-pass affermano, inoltre, “si crea un comodo capro espiatorio (chi non è vaccinato) su cui scaricare la responsabilità della criminale gestione della pandemia da parte delle istituzioni. Inoltre, con il Green-pass, alcuni soggetti sono investiti di controllo sociale e sanitario: un provvedimento di carattere autoritario e fascista”.
Infine i Cobas chiedono “un piano straordinario di investimenti pubblici finalizzato alla difesa di tutto il servizio pubblico essenziale (scuola, sanità, trasporti, igiene ambientale) al fine di renderlo libero, gratuito e accessibile a tutti”, “un piano di rilancio dell’edilizia pubblica e di recupero della misura dell’equo canone”, un piano di “riconversione delle fabbriche della morte, garantendo continuità occupazionale.