L’oncologo Mariano Bizzarri: “I tamponi danno troppi falsi positivi. Dati epidemiologici falsati. Vaccini non riducono curva dei contagi”.
Il green pass riceve una bocciatura dietro l’altra, sia dal punto di vista giuridico che dal punto di vista sanitario, ed ora si aggiunge quella del professor Mariano Bizzarri.
L’occasione è l’audizione davanti alla Commissione Affari Costituzionali del Senato, dove è in discussione la conversione del famigerato decreto legge n. 127, quello che estende l’obbligo del green pass a tutti i lavoratori subordinati e ad alcune categorie di lavoratori autonomi, sia nel pubblico che nel privato.
Il professor Mariano Bizzarri è un oncologo, ricercatore presso il dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università La Sapienza di Roma ed è stato ascoltato in Commissione, in qualità di esperto lo scorso 6 ottobre.
Il docente spiega come il green pass non garantisca al suo possessore di non essere infettante negli ambiti pubblici che frequenta, per una serie di ragioni scientifiche, a partire dalla l’inaffidabilità dei tamponi, il cui test di rilevazione della positività produrrebbe un numero considerevole di falsi positivi.
Tamponi inaffidabili: non distinguono Sars-Cov-2 da altri virus simili
“Il New York Times -spiega- ha stimato intorno al 90% (di falsi positivi, ndr) perché l’amplificazione del sistema analitico cui fa riferimento fa sì che, al di sopra di un certo livello, andiamo a dare per positive persone che non veicolano nessun virus. L’errore epistemologico è quello di equiparare il concetto di positivo a infettante: essere positivo non vuol dire avere in sé un virus che può essere trasmesso.
Questo accade semplicemente perché questo test condivide, cioè non distingue un insieme di altri virus come riportato su riviste estremamente importanti. Quindi noi corriamo il rischio in questo modo, come rilevato recentemente dal Central of Desease Control (CDC), di andare a sommare tutto.
Questo è un punto critico e CDC ha, tra l’altro, imposto che entro novembre di quest’anno vengano ritirati i protocolli di analisi in RT-PCR dei tamponi perché non distinguono tra i virus influenzali, altri coronavirus e il Sars-Cov-2”.
“Voi capite bene -prosegue- che in questo modo tutta la narrativa dell’epidemia ne viene falsata e tendenzialmente si ha una sopravvalutazione. Identico problema con la letalità, perché dipende da come si contano i morti considerato che soprattutto nella maggior parte dei casi abbiamo a che fare con persone sopra gli 80 anni portatori di 2 o più comorbidità che di per sé determinano l’exitus (il decesso, ndr).”
La letalità dell’influenza
Bizzarri ricorda, citando anche un articolo dell’Istituto Superiore di Sanità, che “nel corso delle ultime quattro epidemie non è che la semplice influenza sia stata meno letale. Ha prodotto 68mila morti e noi disgraziatamente ci dimentichiamo di questi dati”.
Per l’oncologo, per meglio comprendere l’impatto sanitario del Sars-Cov-2, “un parametro attendibile (noi lo abbiamo pubblicato su Nature) è quello di prendere in considerazione le terapie intensive, che danno una misura reale dell’impatto e che sono andate diminuendo”.
Un’ulteriore prova di quanto affermato risiederebbe nell’assenza di una relazione tra ricoveri in terapia intensiva e decessi a casa di positivi Covid. Ci si aspetterebbe un incremento dei decessi per Covid debba accompagnarsi anche ad un aumento dei malati Covid in terapia intensiva.
Ed invece -afferma il prof. Mariano Bizzarri- “in presenza di un non incremento delle terapie intensive e un aumento dei monti a casa, dimostra che almeno 50mila dei morti finora conteggiati sono avvenuti a domicilio e sono quindi da ascrivere a cause che non sono quelle del Covid”.
“La riprova la vediamo nel Report dell’Istituto Superiore di Sanità presente sul sito del Ministero della Salute, che evidenzia come mentre c’è stato un aumento reale di mortalità nel periodo che va grossomodo da ottobre a dicembre dell’anno scorso, nei mesi successivi il trend di mortalità complessiva non si è distaccato dalla norma.”
Sarebbe quindi sovrapponibile con la mortalità da influenza.
I vaccini: copertura limitata
Passando ai vaccini, l’oncologo richiama l’attenzione sull’inadeguatezza della copertura, sia per la durata limitata, sia per il fatto che non bloccano la trasmissione del virus.
Sul primo aspetto spiega che “il vaccino è utile nel ridurre l’ospedalizzazione, le terapie intensive, ma dobbiamo avere ben chiaro che in generale, soprattutto per la variante Delta, la durata della copertura vaccinale a 4 mesi crolla al 53%, quindi bisogna essere chiari su questo punto”.
Per quanto concerne la contagiosità menziona dei vaccinati, menziona il recente report di del CDC di Atlanta, il quale “dice chiaramente che le persone vaccinate come quelle non vaccinate possono essere altrettanto infettive a prescindere dalla vaccinazione. Questo è un punto decisivo: non ci sono differenze nella possibilità di trasmettere. Quindi non si capisce con quale criterio io individuo nel green pass una persona che sarebbe sana e non infettante, mentre precludo una serie di attività a chi non è portatore del green pass sulla base dello status vaccinale.”
Bizzarri tiene a precisare che questi “non sono report isolati e sono riportati da Nature e dal New England journal medicine”. Lancia, quindi, una stoccata ai colleghi particolarmente esposti mediaticamente: “permettetemi di ricordare che un uomo di scienza è come il magistrato. Parla attraverso lavori scientifici e non attraverso le interviste sui giornali. E questi sono i dati scientifici”.
A tal proposito il medico sente l’esigenza di invitare gli interlocutori a “porre attenzione ai dati veri e non alla propaganda, che troppa se ne sente, da parte di chi dice “lo dice la scienza”. La scienza non dice niente. Esistono gli scienziati e come tutti gli uomini scienziati hanno pregi e difetti e interpretano dati che sulla cui certezza. La scienza è molto parsimoniosa queste grandi certezze non esistono.”
La curva epidemica non è correlata con le vaccinazioni
Uno studio pubblicato pochi giorni fa “dimostra che l’andamento delle persone positive al test del covid -afferma il docente- è in buona sostanza indipendente dal livello di vaccinazione, con casi paradossali come quello di Israele. Non c’è una chiara curva di correlazione secondo cui tanto più aumentano i vaccinati tanto meno sono le persone infette. L’andamento è tutt’altro che lineare.
“Guariti da Covid gravemente discrminati”
Il prof. Bizzarri rileva, infine, un “ulteriore elemento gravissimo di discriminazione” e riguarda i guariti Covid.
“Chi si è infettato col Covid -afferma- ha avuto la malattia ed è guarito ha una protezione pressoché permanente. La protezione offerta dalla cosiddetta immunità naturale è di gran lunga più efficace di quella offerta dal vaccino, come è sempre stato. Non possiamo reinventarci 200 anni di medicina in questi giorni e il voler dimostrare il contrario e cioè che il vaccino sia più efficace dell’aver superato la malattia. E’ falso. L’aver superato la malattia offre una protezione maggiore.”
Ed invece il guarito Covid ha un green pass limitato a 6 mesi, la metà rispetto al vaccinato.
“Questa è non solo un’ingiustizia, ma -come diceva un tale- è soprattutto un grave errore. Quindi, in conclusione, il green pass non garantisce che il possessore non possa infettare e alimenta, perdipiù, una falsa sicurezza, come del resto riportato chiaramente anche da altri colleghi, non ultimo il professor Crisanti.”
Il docente conclude con una considerazione:
“La politica può vivere di certezze come diceva Machiavelli la scienza alimenta il dubbio che è il combustibile necessario andare avanti per acquisire passi ulteriori verso la verità che un obiettivo verso cui si tende ma che nessuno può avere la presunzione di tenere in tasca”.
Di seguito il link all’audizione del 6 ottobre 2021: