Il Comitato a sostegno dei medici sottoposti a procedimento disciplinare replica al Presidente dell’Ordine dei Medici di Lecce e passa al contrattacco.
Lunedì 23 febbraio l’organo di disciplina dell’Ordine dei Medici di Lecce si è rinunito per valutare la posizione dei dottori Marco D’Elia e Agostino Ciucci, sottoposti a procedimento disciplinare per aver curato pazienti Covid disattendendo il protocollo ministeriale della “tachipirina e vigile attesa” e, nel caso del Dott. Ciucci, anche per le sue affermazioni sulle reazioni avverse legate ai vaccini anti-covid.
Fuori dalla sede dell’Ordine dei Medici, in piazza Mazzini, centinaia di cittadini hanno tenuto un sit-in solidarietà per i due medici. Una circostanza che a quanto pare non è stata molto gradita dal presidente dell’Ordine, Dott. Donato De Giorgi, che ha parlato di “metodo aggressivo e antidemocratico di porsi al di fuori (e contro) regole e istituzioni”, definendo “il merito delle questioni affrontate, per lo più farneticante, è una insopportabile offesa a quanti – medici e sanitari – hanno donato la vita, per dare una risposta di salute a tutti (compresi i chiassosi dimostranti)”.
De Giorgi ha poi aggiunto che questa iniziativa “dimostra e testimonia la voglia velleitaria di aggredire chi ogni giorno tende a porsi, silenziosamente e con rispetto, come estrema garanzia del diritto costituzionale alla salute, mentre la realtà attuale dimostra come solo grazie alla vaccinazione è possibile iniziare a vedere un futuro di speranza nell’emergenza pandemica e mentre l’Ordine rivolge il suo sguardo verso chi (come nel mondo degli ultimi) non ha avuto la fortuna di una vaccinazione gratuita e diffusa. Occuparsi tutta la vita della cura e della vita degli altri non è certo “dittatura sanitaria”! Più pericoloso e preoccupante è invece il sottrarsi, in nome dei propri (discutibilissimi) diritti individuali, al dovere irrinunciabile di prendersi cura della comunità in cui si vive, secondo le regole scientifiche accreditate”.
Se -come si dice- l’attacco è la miglior difesa, forse, attaccare chi manifesta liberamente può rappresentare un modo per difendersi e legittimarsi rispetto a quel provvedimento di sospensione che probabilmente arriverà ai danni di due medici che hanno fatto ciò che i medici dovrebbero fare: curare e informare. E si tratta di un provvedimento che non andrebbe a ledere solo la posizione dei due medici, ma che di riflesso si ripercuoterebbe anche sugli assistiti.
Alle parole di De Giorgi ha fatto seguito la replica del Il Comitato organizzativo del sit-in di lunedì 21 febbraio in Piazza Mazzini.
“I due medici hanno presatato assistenza domiciliare a favore di cittadini abbandonati al loro destino”
“Alla suddetta manifestazione hanno partecipato spontaneamente e in modo pacifico centinaia di cittadini a testimoniare la profonda stima e gratitudine che tantissimi salentini -si legge in un comunicato- hanno maturato nei confronti dei due medici, minacciati da addebiti disciplinari per la “colpa” di aver assistito ed essersi spesi con grande sacrificio personale, sia in ambito ospedaliero sia a titolo gratuito e volontario per coprire le carenze dell’assistenza domiciliare, a favore di cittadini abbandonati al loro destino nelle loro abitazioni. Di questa carenza strutturale dei servizi di cura ne è purtroppo testimone la gran parte della popolazione che non ha avuto la fortuna di incontrare sulla loro strada i medici oggi sotto accusa.”
“Ricordiamo al Presidente dr. De Giorgi che il protocollo imposto dal ministero ai medici di base nella fase iniziale di contagio covid -prosegue la nota- prevede “tachipirina e vigile attesa” anche a fronte una diffusa letteratura scientifica che considera di cruciale importanza il trattamento farmacologico antinfiammatorio antibiotico e l’eparina sin dalle prime fasi dell’infezione per garantire nei sintomatici la pronta guarigione ed evitare effetti di aggravamento fino al ricovero. Persino la magistratura è intervenuta a questo proposito con sentenze del Tar e del Consiglio di Stato che di fatto affermano la libertà del medico di curare secondo scienza e coscienza, a patto di usare farmaci già sperimentati e approvati. Va detto per inciso che tale proprietà dei farmaci ritenuta essenziale non è attribuibile al siero genico ancora in fase di sperimentazione che oggi viene imposto come vaccinazione obbligatoria.”
Quelle di De Giorgi “gravi esternazioni verso cittadini e due medici”
“Fa specie notare -continua- come l’emerito dr. De Giorgi, faccia delle gravi esternazioni pubbliche nei confronti non solo dei cittadini che manifestano legittimamente la loro opinione, ma anche a carico dei due medici proferendo, a sproposito, a loro carico un anticipo di sentenza di condanna preordinata, quando si è ancora in pieno corso di giudizio ed accertamento dei fatti! Invero, non vi è chi non veda che l’affermazione: “ … pericoloso e preoccupante è invece sottrarsi, in nome dei propri (discutibilissimi) diritti individuali, al dovere irrinunciabile di prendersi cura della comunità in cui si vive , secondo le regole scientifiche accreditate”, appare inficiare la correttezza e l’obiettività del procedimento disciplinare che è in essere, esprimendo una condanna preventiva tale da rendere privo di ogni valore il procedimento stesso.”
Il Comitato sferra un duro attacco al Dott. De Giorgi, auspicandone la ricusazione, “dal momento che dimostra con tanta evidenza e malafede la sua preconcetta ostilità nei confronti di chi chiama in giudizio. La natura del provvedimento di verifica disciplinare si mostra dunque nella sua vera luce: una operazione meramente repressiva e punitiva contro chi dissente da una gestione dell’infezione covid che si è già dimostrata negli effetti, sbagliata, inefficace, causa di ulteriori infezioni, di ricoveri altrimenti evitabili e di effetti avversi gravissimi.”
Vessati e puniti per aver operato in scienza e coscienza
Il Comitato difende quindi l’operato di quei medici che grazie alla loro professionalità “hanno operato in scienza e coscienza, in modo del tutto autonomo dalle direttive sbagliate del ministero, si è potuto pervenire ad una corretta diagnosi della malattia, a mezzo delle autopsie (sconsigliate da apposita circolare del ministero) e quindi selezionare i farmaci già esistenti in commercio per combattere in modo risolutivo ed efficace la malattia.”
“Questi professionisti -spiega il Comitato- hanno utilizzato terapie domiciliari precoci, quando è stato possibile, che hanno evitato il ricovero e hanno portato i pazienti sintomatici alla guarigione completa, utilizzando terapie con farmaci pienamente approvati dall’Aifa, e non certo in fase sperimaentale! Ma di questo testimonieranno di persona documentando scientificamente la loro attività. In risposta alla loro abnegazione questi professionisti hanno dovuto spesso subire vessazioni, contrasti e provvedimenti punitivi fino alla sospensione dalla professione medica ed anche oltre. Ricordiamo il Dr. Giuseppe De Donno (ma non è il solo ad aver pagato un prezzo altissimo) che con il suo sacrificio è divenuto un punto di riferimento internazionale nella prassi clinica contro gli effetti del virus di Wuhan.
I due medici in questione sottoposti all’indagine disciplinare – in particolare uno dei due opera esattamente nell’ambito della gestione sanitaria del covid – sono due esempi di straordinaria dedizione alla causa della cura dimostratasi efficace per decine e decine di cittadini che sono pronti a testimoniare in loro favore e non solo nelle piazze ma anche in qualunque altra sede istituzionale!
Al contrario, chi, invece di operare con discrezione ed equilibrio nel compito di appurare la verità dei fatti, si spertica sulle pagine della cronaca locale in insulti e giudizi arbitrari, si autocertifica nella sua evidente inadeguatezza, incompetenza rispetto al ruolo che ricopre.”
L’emergenza istituzionale e la caduta di credibilità
“È ancora una volta evidente che siamo in piena emergenza di crisi istituzionale! Sono sempre più numerose le sentenze della stessa magistratura -osserva- che sollevano il problema di illegittimità su tutte le norme conseguenti alla dichiarazione di stato di emergenza nazionale.
Nel caso specifico della nostra provincia il livello di mediocrità espresso da certe istituzioni e la caduta di credibilità nei confronti dell’opinione pubblica hanno raggiunto livelli inediti rispetto ad ogni altra precedente amministrazione.”
La rivendicazione del diritto ad un’informazione non di parte
“Abbiamo preso atto infine che la mancanza di obbiettività – che talvolta giunge fino a sfiorare la manipolazione e la disinformazione sistematica – sia un vezzo che affligge anche la stampa locale, oltre che i grandi network nazionali. Per questo -conclude il Comitato- inviamo la presente precisazione rivendicando il pieno diritto come cittadini ad una informazione non di parte, che non si limiti cioè alla pubblicazione di comunicati-veline da parte degli organi di potere, ma che sia realmente rappresentativa delle diverse opinioni e realtà del territorio.”