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Sulle supercriticate opere d’arte contemporanea installate nel centro storico di Lecce, L’Assessore Gigi Coclite, intervistato da leccecronaca.it, ha fornito le sue spiegazioni.
Ricordate la pensilina della fermata dell’autobus installata all’interno dell’anfiteatro romano in Piazza Sant’Oronzo a Lecce? Avete notato l’albero della cuccagna blu issato davanti tra la Basilica di Santa Croce e Palazzo dei Celestini?
Si tratta di opere d’arte contemporanea, realizzate da due artisti leccesi, e installate in accordo con l’Amministrazione comunale di Lecce. Queste scelte artistiche sono state aspramente criticate, ma anche derise, generando sui social una lunga serie di post ironici e satirici. Ma a storcere il naso sono state anche persone che conoscono meglio il mondo dell’arte, come architetti e artisti.
L’opera della pensilina, si chiama “continuum” ed è stata realizzato dall’artista leccese Raffaele Quida.
“È un progetto che indaga le esperienze e i coinvolgimenti del corpo umano, nelle sue principali fasi, dalla nascita ai condizionamenti sociali, fino alla morte”, aveva precisato l’artista. L’opera è rimasta esposta per 48 ore, a partire dalle ore 11 di sabato 12 marzo.
L’opera de “L’Albero della Cuccagna”, di Mimmo Paladino, è stata inaugurata una settimana prima, ed è stata installata tra la Basilica di Santa Croce e Palazzo dei Celestini, alla presenza dell’autore, del Sindaco Paolo Perrone, del critico d’arte Achille Bonito Oliva, del presidente di Art&Co Gallerie, Tiziano Giurin, del presidente dell’associazione Spirale di Idee, Massimo Ferrarotti, del dirigente del settore Cultura del Comune di Lecce, Nicola Elia e di altre autorità del territorio.
L’opera rientra nella mostra curata da Achille Bonito Oliva “L’Albero della Cuccagna. Nutrimenti dell’arte”. L’albero della cuccagna, secondo gli artisti, rappresenta un simbolo di abbondanza, per invitare a riflettere sui temi dell’alimentazione e sulle sue implicazioni sociali. Si tratta di un progetto promosso e sponsorizzato da Art&Co Gallerie in collaborazione con l’associazione Spirale di Idee ed il Comune di Lecce.
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Mimmo Paladino spiega così la sua opera:
“Nella convinzione che sia lo spazio a definire la dimensione dell’opera e quanto mai affascinato dalle architetture, dalle storie e dalle consuetudini di un Sud che mi appartiene ho inventato per Lecce una sorta di macchina barocca alta quindici metri formata dal sovrapporsi e dall’intersecarsi, progettato e casuale al tempo medesimo, di uno, due, tre … cento numeri 1, 2, 3, tutti in legno, da leggersi quali definiti ed identificati moduli scultorei oltre che chiara allusione all’infanzia ed al gioco. Rammentando anche il significato di quelle tre cifre, e passando dal 3 simbolo della perfezione e origine del movimento, al concetto di espansione che si identifica nel 2, al valore unificante e infinito, al limite del divino, dell’1 cuspide verso il cielo dell’albero della cuccagna. Colorando tutto di blu, nella conferma della dimensione immateriale del messaggio”.
Tuttavia gli intenti degli autori non sono di immediata percezione. L’arte spesso è enigmatica, non arriva a tutti. Talvolta le persone non osservano con quell’apertura e quella profondità, o quella perizia, necessarie a comprendere o quantomeno a provare emozioni per l’opera; altre volte le opere sono comprensibili solo agli stessi autori. Forse sarà solo il tempo a dirci se si tratta di opere incomprese.
L’Assessore Gigi Coclite, intervistato da leccecronaca.it, ha fornito alcune spiegazioni:
“Le installazioni sono proposte direttamente all’amministrazione, che le valuta caso per caso. Non hanno nessun costo di soldi pubblici. La collocazione dell'”Albero della cuccagna” di Mimmo Palladino è stata proposta da Achille Bonito Oliva, mentre quella della pensilina di Raffaele Quida, che durerà solo quarantotto ore, l’ha proposta lui stesso.
L’amministrazione comunale non può farsi carico delle critiche. Anche Caravaggio ad inizio carriera non veniva pagato perché qualcuno sosteneva che le tele non potessero contenere del tutto le immagini dipinte. O lo stesso Fellini non era da tutti apprezzato.
La mia personale opinione è che comunque si parla di opere artistiche, che per la loro essenza sono soggette ad essere criticate, a far discutere. Barocca quella di Mimmo Paladino, che riporta alle macchine festose del XVIII secolo, mentre decisamente più effimera e moderna l’installazione di Quida”.
Potrebbe apparire un po’ azzardato il paragone con Fellini e Caravaggio, ma ci si può anche sbagliare. Resta comunque un interrogativo aperto, quello dell’opportunità di inserire delle installazioni di questo tipo in un centro storico peculiare e di particolare pregio, quale è quello di Lecce, per giunta in un anfiteatro romano e davanti aSanta Croce, simbolo del Barocco leccese, dal momento che queste opere hanno un impatto visivo non indifferente.
Lungi dal giudicare l’arte, permetteteci quantomeno il beneficio del dubbio.
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