L’udienza per l’incidente probatorio è fissata per il 15 aprile. La Procura vuole far luce sulle autorizzazioni TAP, sui pericoli effettivi e sulla legittimità dell’esclusione della normativa Seveso.
Il GIP di Lecce ha accolto la richiesta avanza dal PM per valutare il rischio incidenti rilevanti del gasdotto TAP, a seguito de
Lo scorso gennaio, dopo che una cordata di Sindaci della provincia di Lecce e alcuni cittadini avevano sollecitato un nuovo intervento da parte della magistratura, la Procura di Lecce ha riaperto le indagini sull’iter autorizzativo dell’opera di gasdotto TAP, di cui è in corso a San Foca (Melendugno) la realizzazione del pozzo di spinta.
La Procura, infatti, aveva già indagato, ma il fascicolo era stato archiviato, tra le polemiche.
Con la produzione di nuovi elementi, i magistrati hanno ritenuto la necessità di riprendere le carte in mano e chiarire alcuni aspetti.
Sono stati iscritti nel registro degli indagati il country manager per l’Italia, Michele Mario Elia, la rappresentante legale di TAP Italia, Claudia Risso, il Direttore generale delle Infrastrutture energetiche del ministero dello Sviluppo, Gilberto Dialuce e la stessa società TAP.
I reati ipotizzati sono quelli di truffa e omissione di informativa di sicurezza.
La questione dell’avvio effettivo dei lavori
Un aspetto controverso è quello dell’effettivo avvio dei lavori, che sarebbe dovuto avvenire, in base all’autorizzazione unica, entro il 16 maggio 2016. TAP, 3 giorni prima della scadenza, issò una rete di cantiere, ci applicò una cartellone e avviò delle operazioni di rilevamento di eventuali ordigni bellici presenti nel sottosuolo.
Ma questo tipo di operazioni era previsto prima dell’avvio del cantiere e, inoltre, l’avvio dei lavori sarebbe dovuto avvenire in altro luogo, a San Basilio. Ma non avevano ancora le autorizzazioni per procedere.
D’altro canto, per la giurisprudenza amministrativa, i lavori di bonifica non sono considerati avvio dei lavori, mentre un verbale dei carabinieri del NOE, di giugno 2016, riportava l’assenza di cantieri attribuibili a TAP.
Tuttavia la Procura ne chiese l’archiviazione e il Gip accolse la richiesta.
Per TAP l’avvio, quantomeno formale, dei lavori entro i termini era importante per poter ottenere l’esenzione accesso terzi (quindi per usare l’infrastruttura in via esclusiva, impedendo l’uso ai concorrenti), per chiedere il finanziamento alla BEI e per mantenere in piedi l’autorizzazione unica.
L’esenzione dalla normativa Seveso
Il punto più importante è rappresentato dall’esenzione dell’opera dall’applicazione della normativa Seveso sul rischio di incidenti rilevanti, che prevede misure speciali di prevenzione per gli impianti pericolosi.
Le indagini furono archiviate, sulla considerazione che la quantità minima di gas presente nell’impianto (la centrale PRT del TAP) per rendere obbligatoria l’applicazione della Seveso è pari a 50 tonnellate, mentre TAP dichiara una quantità non maggiore di 48,6 tonnellate.
Tuttavia, nelle precedenti indagini, non era stato considerato l’impianto SNAM che sorgerà accanto al PRT di TAP, complementare ad esse, e che conterrà, anch’esso un’importante quantità di gas.
Con la riapertura dell’inchiesta, la Procura ha ritenuto necessario che venga fatta una valutazione d’inseme del rischio, che tenga conto delle due infrastrutture.
Non solo. I Sindaci e i cittadini No TAP chiedono anche che si tenga conto, oltre che della quantità di gas presente nelle centrali, anche di quella presente in tutto il percorso onshore, di 8 chilometri, che porta da San Basilio alla Masseria del Capitano. Tra le persone offese si è aggiunta anche la Regione Puglia e associazione VAS Onlus.
La richiesta di incidente probatorio
La Procura, a gennaio, ha chiesto l’incidente probatorio, in modo da avere subito (senza aspettare le lungaggini di un’eventuale rinvio a giudizio) la formazione di una prova sulla effettiva pericolosità dell’impianto, alla presenza di tutte le parti. Per tale operazione ha quindi chiesto al Gip la nomina di tre esperti: un esplosivista, un ingegnere impiantistico e un urbanista.
Il Gip Cinzia Vergine ha accolto le richieste, nominando i tre consulenti e fissando l’udienza per il 15 aprile. I consulenti sono Fabrizio Bezzo, professore associato di Impianti chimici presso la Facoltà di ingegneria dell’Università di Padova; Davide Manca, professore associato del Dipartimento CMIC presso il Politecnico di Milano; Maria Lionella, professoressa ordinaria di Tutela del paesaggio presso il Politiecnico di Miliano
Gli indagati, così come i firmatari della denuncia, hanno facoltà di nominare i propri periti di parte.
Gli indagati sono difesi dagli avvocati Andrea Sambati (Risso), Michele Laforgia, Maurizio Bortolotto (TAP), Fernando Musio, Massimiliano Foschini mentre i Sindaci e i cittadini No TAP sono assistiti dagli avvocati Giulio De Simone, Luigi Rella, Ladislao Massari, Mario Tagliaferro, Francesco Zizzari, Francesca Conte, Francesco Calabro e l’Avvocatura regionale (in rappresentanza del Presidente Michele Emiliano).
Le indagini prenderanno in esame tutto l’iter autorizzativo di TAP, compresa la valutazione di impatto ambientale (VIA). Un eventuale esito dell’incidente probatorio che desse ragione alle preoccupazioni di Sindaci e cittadini, potrebbe riverberarsi sull’intera procedura e portare ad un blocco dei lavori e alla ripetizione dell’iter procedurale o di parte di esso.