Mentre Salvini parla di emergenza immigrazione, a Bari muore un 24enne, mentre un altro finisce in rianimazione, in seguito ad un lungo inseguimento con sparatoria. Solo a settembre sono state 4 le sparatorie nella città.
Ogni Governo ha le sue priorità, priorità che si deducono dalla comunicazione e da leggi e provvedimenti adottati concretamente. Per questo Governo il problema numero uno sono gli sbarchi di profughi e l’immigrazione.
Quel che è successo oggi a Bari è gravissimo, anche se non sorprende che si sia arrivati a questo livello, visti i numerosi precedenti. In pieno giorno c’è stato un lungo inseguimento tra un’auto e una moto, partito probabilmente dal quartiere Carbonara e terminato nei pressi dello stadio San Nicola, dopo uno scontro con una terza autovettura estranea a questo regolamento di conti.
La sparatoria ha provocato la morte di un giovane di 24 anni ed il ferimento del fratello maggiore, di 33 anni, colpito alla spina dorsale da un proiettile e finito in condizioni gravi in rianimazione, entrambi in sella alla moto. Ma in tutto il tragitto sono stati diversi i colpi esplosi e che avrebbero potuto colpire persone innocenti.
Qualche giorno fa è stato teso un agguato con colpi di pistola ai danni un 28enne a bordo di un ciclomotore, nel quartiere Madonnella, senza curarsi dei passanti. Il giovane è rimasto ferito in due punti.
Appena due giorni prima, a seguito di una rissa scoppiata in una discoteca di Bari, un ragazzo è stato colpito al ginocchio da un proiettile esploso da una pistola calibro 22.
Il 3 settembre un uomo è stato ferito di striscio da un colpo di pistola nel quartiere Libertà, lo stesso quartiere dove è stato in visita Matteo Salvini 10 giorni fa e dove sorge una sede dell’organizzazione dei “fascisti del terzo millennio” di Casapound.
Per Salvini il problema è la presenza di “troppi stranieri” nel quartiere Libertà. Non l’emergenza criminalità. A fare eco a Salvini ci pensa il suo galoppino Andrea Caroppo, il quale afferma che ‘il quartiere Libertà ce l’ha con Emiliano e con Decaro prima che con gli irregolari che delinquono’ e che ‘se nel quartiere Libertà non si può celebrare la messa a Natale e i residenti hanno paura di uscire di casa la responsabilità è solo dell’ex sindaco Emiliano e del suo successore’.
Eppure in tutti questi episodi di sparatorie, che hanno avuto anche conseguenze drammatiche, e che in qualche occasione hanno coinvolto persone innocenti, i protagonisti erano tutti italiani. Ma probabilmente porta più consensi la paura dello straniero disarmato, che non del concittadino che spara e uccide.
E sono sempre italiani gli autori dell’assalto con armi bianche nei confronti di una donna eritrea con il suo bambino, dell’europarlamentare Eleonora Forenza, del suo assistente Antonio Perillo, dell’attivista di Sinistra italiana Claudio Riccio. Secondo il loro racconto, sarebbero stati inseguiti da un gruppo di una trentina di persone, armati di tirapugni, spranghe, cinghie e catene. Tre persone sono rimaste ferite, di cui il più grave ha riportato una ferita ricucita al pronto soccorso con 12 punti di sutura.
Sono una trentina le persone identificate dalla Polizia, tutti appartenenti a Casapound, un organizzazione politica di estrema destra i cui leader in diverse occasioni sono stati coinvolti in episodi di violenza e che sono stati “coccolati” da Grillo e dai partiti di destra.
Ricordiamo il videcepresidente nazionale di Casapound Simone Di Stefano, accanto all’ex Sindaco di Lecce Adriana Poli Bortone, alla festa di Casapound del 2014 a Lecce; Beppe Grillo nel 2013 in un famoso video in cui apriva all’organizzazione di estrema destra; Salvini che 2015 cenava con i vertici di Casapound (tra cui Di Stefano, Gianluca Iannone, Francesco Polacchi) e andava a vedere la finale di Coppa Italia Juve-Milan indossando il giubbotto a marchio “Pivert”, di cui è titolare Polacchi, e noto anche come la “linea di abbigliamento fascista”.
Nessun reato, certamente, ma è indicativo della vicinanza, soprattutto di Salvini, al movimento neofascista, stigmatizzata anche indossando il loro abbigliamento in un evento di una certa rilevanza pubblica. Segnale che può essere anche messo in relazione con altre dichiarazioni pubbliche che ricordano il ventennio, come “molti nemici molto onore”, e scaldano il cuore dei “nostalgici” di quella dittatura che non hanno mai vissuto e che sognano di avere.
L’assalto di Caspound non è una rissa, ma qualcosa di diverso e dal forte connotato politico e al quale deve rispondere anche la politica.
E a proposito di questo episodio, si segnala l’indecoroso comportamento di un poliziotto, che alla notizia dell’aggressione ha commentato ‘Ma quanto sto godendo?’. Un uomo che per vocazione dovrebbe proteggere i cittadini, garantire il rispetto della legge e servire con onore e dignità la nazione, ma che invece non riesce a trattenere la sua goduria di fronte a un crimine violento.
Tutti gli episodi di violenza qui menzionati non sono necessariamente collegati. Non lo è certamente l’azione di Casapound con le sparatorie. Certamente la mafia e la criminalità organizzata a Bari sono radicate da tantissimi anni e non costituiscono un fenomeno sorto dopo il 4 marzo scorso. Ma in tutto ciò l’accanimento ossessivo verso l’immigrazione è come fumo negli occhi in una città falcidiata a livello economico e sociale dall’azione della mafia, che mina anche la sicurezza dei cittadini baresi.