La relazione depositata dal consulente scientifico dei genitori di Ivan Ciullo evidenziano la presenza di evidenti lacune investigative e per questo ritiene necessari ulteriori esami, come autopsia, esami tossicologici, esami delle impronte, ecc… La PM Carmen Ruggiero è inagata per omissione d’atti d’ufficio.
Il dj e cantautore Ivan Ciullo, in arte Ivan Navi, potrebbe essere stato strangolato per poi simulare un suicidio per impiccagione.
E’ l’ipotesi proposta dal criminologo Roberto Lazzari, esperto in investigazioni scientifico-forensi, assunto dai genitori di Ivan come consulente, il quale ha segnalato numerose lacune investigative.
Ricordiamo che Ivan Ciullo fu trovato impiccato ad un albero di ulivo in una campagna di Acquarica del Capo, il 22 giugno 2015, in posizione genuflessa, appeso con un cavo di microfono. Accanto a lui c’era uno sgabello da musicista, mentre nella sua auto è stata ritrovata una presunta lettera d’addio scritta al computer e stampata, mentre sulla busta nella quale era contenuta era riportata la scritta a penna “x mamma e Sergio”, con una grafia molto diversa rispetto a quella di Ivan.
Nonostante numerose anomalie, il caso fu frettolosamente liquidato dagli inquirenti come suicidio, senza effettuare esame autoptico, esami tossicologici ed esami approfonditi sugli oggetti rinvenuti, mentre a causa di un ritardo da parte della Procura di Lecce, i dati GPS e relativi alle celle agganciate dai cellulari di Ivan e della persona indagata per la sua morte, sono andati distrutti prima di essere acquisiti. I genitori hanno parlato di ‘un muro di omissioni, di errori investigativi, troppo gravi e troppo frequenti’.
Questi aspetti sono stati approfonditi in un precedente articolo. Il consulente ha presentato una relazione per convincere il Gip Vincenzo Brancato a respingere la seconda richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura e ottenere, quindi, la prosecuzione delle indagini.
Il cavo
Ivan Ciullo è stato trovato impiccato al ramo di un ulivo, in posizione genuflessa, con un cavo di microfono. Gli inquirenti hanno spiegato questa posizione con l‘allungamento del cavo, il quale avrebbe ceduto a causa del peso del corpo. Ma questa spiegazione non è stata supportata da alcuna prova scientifica. Il cavo di microfono è composto da una guaina esterna che avvolge tre cavetti in rame, due dei quali a loro volta avvolti da una guaina e uno privo di guaina; talvolta contengono anche fibra di cotone o altro materiale. Pertanto il margine di allungamento rispetto alla trazione è estremamente limitato. Raggiunto il margine di allungamento, il cavo può resistere senza allungarsi, oppure spezzarsi.
Dall’esame del fascicolo, Lazzari avrebbe rilevato l’assenza di misurazioni del cavo e degli spazi tra il terreno e il ramo al quale il cavo era legato. Ha provveduto egli stesso ad effettuare delle misurazioni sul luogo e, tenendo conto delle misure del cavo, delle modalità con cui era avvolto, dell’altezza del ramo da terra e dell’altezza di Ivan, a parere del consulente la ricostruzione fatta dagli inquirenti appare del tutto inverosimile.
Il criminologo, a supporto delle sue tesi, ha anche effettuato una prova tensiometrica in laboratorio su un cavo di microfono uguale a quello al quale è stato trovato appeso il corpo del dj. L’allungamento è stato di soli 4 centimetri, dovuto non al cedimento per la trazione prolungata, ma verificatosi nella prima fase di tensionamento, a causa del restringimento dei nodi.
Di conseguenza, la posizione in cui stato trovato Ivan, quasi in ginocchio, non sarebbe dipesa dell’allungamento del cavo.
Lo sgabello
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Ivan Ciullo sarebbe salito sullo sgabello per impiccarsi. Ma se così fosse lo sgabello avrebbe dovuto affondare nel terreno con tutti e quattro i piedi metallici di cui è dotato, trattandosi di un terreno soffice. Ed invece solo uno dei piedi risultava affondato ed anche questo, in base all’analisi effettuata da Lazzari, appare “non congruo” con l’ipotesi di suicidio. Se qualcuno ci fosse salito su quello sgabello sarebbe inevitabilmente affondato nella terra per diversi centimetri. Inoltre sullo sgabello non sono state trovate impronte di scarpa.
Il terriccio e le impronte
Sempre analizzando le foto, il criminologo ha rilevato una anomalia data dalla presenza di terriccio sui pantaloni e in corrispondenza delle caviglie, mentre sarebbe assente sulle scarpe di Ivan. Inoltre sul luogo del ritrovamento, in prossimità del cadavere, sembrano essere presenti delle impronte evidenti lasciate da una persona diversa, mentre sarebbero assenti quelle del dj.
Le ecchimosi
Le ecchimosi presenti sul collo non appaiono compatibili con il cavo di microfono, sia per dimensione che per posizione. Sembrano più che altro causate da un laccio che avvolge in senso orizzontale, anche i segni appaiono più piccoli rispetto a quelli che avrebbe potuto lasciare un cavo di microfono . Già dalle foto scattate al ritrovamento sembra evidentemente questa incongruenza. Ed è proprio questa circostanza che suggerisce al criminologo l’ipotesi che Ivan Ciullo sia stato strangolato e successivamente appeso per simulare un suicidio.
L’oggetto scomparso
Le foto del ritrovamento ritraggono un oggetto voluminoso presente nella tasca dei pantaloni, ma di questo oggetto non si fa menzione in nessun verbale. Dalle foto scattate all’obitorio le tasche risulterebbero poi vuote.
Di che oggetti si trattava? Chi l’ha preso e che fine ha fatto? Alcuni oggetti appartenenti a Ivan Ciullonon sono mai stati ritrovati, tra cui due videocamere e un mazzo di chiavi.
Necessità di ulteriori indagini scientifiche
Lazzari conclude la sua relazione sottolineando la necessità di ulteriori approfondimenti scientifici, in modo da fornire le risposte che ancora mancano, colmare le lacune investigative e dare una spiegazione alle incongruenze. In particolare il criminologo sollecita l’effettuazione dell’autopsia, fino ad ora inspiegabilmente negata, l’esame tossicologico e la ricerca di impronte digitali e tracce biologiche sul cavo e sullo sgabello.
Ma ci sono anche ulteriori lacune, come in precedenza descritto, come il mancato esame del liquido seminale riscontrato sugli slip, nonché altre “stranezze”, come gli indumenti e le scarpe indossate quel giorno dal dj, gettati senza essere stati esaminati; il cellulare rimasto accesso per circa mezzora dopo l’orario in cui si presume sia avvenuta la morte; le ecchimosi dorsali e la mancanza di circolazione sanguigna negli arti inferiori, considerate incompatibili con una morte da impiccagione.
Denunciata la Procura di Lecce per omissione d’atti d’ufficio
Al momento si attende la pronuncia del Gip Vincenzo Brancato sulla nuova richiesta di archiviazione presentata dalla PM Carmen Ruggiero, la stessa PM che è stata denunciata dai genitori di Ivan alla Procura di Potenza per omissione d’atti d’ufficio.
Le ragioni della denuncia risiedono nelle presunte omissioni investigative ed in particolare per il ritardo nell’acquisizione dei dati relativi alle celle agganciate dai cellulari di Ivan e della persona indagata, un uomo con il quale aveva avuto una relazione.
Il Gip Vincenzo Brancato aveva chiesto, il 27 febbraio 2017, ulteriori indagini e l’acquisizione delle celle telefoniche agganciate, ma il conferimento dell’incarico al consulente della Procura per l’acquisizione e l’esame di questi dati avvenne il 21 giugno 2017, esattamente 2 anni dopo la morte di Ivan Ciullo, ultimo giorno utile per poter acquisire i dati. Il giorno dopo questi dati sono stati distrutti.
I primi di settembre la PM Carmeno Ruggero è stata iscritta nel registro degli indagati.