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TAP dimostra grande capacità nell’organizzazione di convegni, ma per ora il gasdotto è un castello di carta. Risso: “Porterà ricchezza e lavoro”. No TAP: “E’ dal 2013 che proclamano inizio lavori “a breve””.
Nella mattinata di ieri, presso il Golf Resort di Acaya, si è tenuto un convegno organizzato da TAP, Confindustria Lecce e Ance Lecce “per creare un contatto diretto con le aziende alle quali TAP ha assegnato i contratti EPC (Engineering, Procurement, Construction) per la realizzazione della tratta a terra del gasdotto (la joint-venture tra Enereco e Streicher) e del terminale di ricezione (Renco)”. Sarebbero state oltre 130 le aziende partecipanti. Al convegno sono stati invitati a presenziare anche i giornalisti muniti di tesserino.
L’evento è consistito in una breve presentazione delle tre aziende, seguite da due sessioni di incontri “B2B” per valutare le possibilità di collaborazioni con aziende per quanto concerne costruzione e forniture di servizi per la realizzazione del gasdotto.
Gli incontri sono proseguiti stamattina con una terza sessione aggiuntiva, decisa per consentire a tutte le aziende presenti ad Acaya di incontrare i contrattisti di TAP.
C’è un clima di euforia generale per la riuscita dell’evento, che si percepisce dall’enfasi utilizzata tanto dall’ufficio stampa di TAP, tanto dagli organizzatori.
Per il presidente dell’Ance di Lecce, Giampiero Rizzo, intervenuto anche in rappresentanza del commissario di Confindustria Lecce, Eliseo Zanasi, impossibilitato a presenziare, “il segnale che viene da questa grande partecipazione di imprese salentine e pugliesi è chiaro: quando un’opera è autorizzata deve essere realizzata, consentendo che gli investimenti si trasformino in ricchezza e lavoro per il territorio”. “Per quel che riguarda questo importante progetto, in particolare, non è più il tempo della ricerca di alternative di localizzazione – ha aggiunto – ma è quello della apertura dei cantieri e del coinvolgimento del sistema produttivo locale”.
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Clara Risso, Country Manager di TAP per l’Italia, ha affermato che l’incontro di ieri “fuga dubbi e smonta polemiche preconcette: TAP non solo rispetterà l’ambiente e il paesaggio ma porterà ricchezza e occupazione nel territorio sia nella fase di costruzione che in quella di esercizio, quando dalla centrale operativa di Melendugno sarà regolato il funzionamento dell’intero gasdotto, dalla frontiera greco-turca di Kipoi alle due stazioni di compressione in Grecia e Albania fino alla tratta sotto il mare Adriatico”.
In un territorio abituato da sempre a soffrire la piaga della disoccupazione strutturale, utilizzare l’argomento “lavoro” ha una capacità seduttiva di consolidata efficacia, che in tante occasioni ha portato l’opinione pubblica e i lavoratori ad accettare condizioni a ribasso, pur di lavorare o pur di avere la speranza di lavorare.
Ora l’argomento lo usa anche TAP, ma non è ancora chiaro quanti sarebbero i posti di lavoro che verrebbero creati con la realizzazione del gasdotto, né quanti sarebbero i salentini che verrebbero occupati. Fino ad ora le ditte incaricate ad effettuare sondaggi e prospezioni non erano locali, così come non lo erano i loro dipendenti. Inoltre, ammesso che effettivamente si venissero a creare dei posti di lavoro, quanti sarebbero quelli che verrebbero persi nel settore turstico nella località marina di San Foca. D’altro canto, basta chiedersi quante persone sarebbero disposte a scegliere San Foca come meta balneare? L’accostamento del progetto TAP a quello di Ibiza non ha retto il paragone, dimostrandosi fin troppo forzato per le notevoli diversità progettuali e territoriali.
L’Ingegner Risso, oltre a promettere ricchezza e lavoro, ha anche annunciato che TAP realizzerà in Salento “un moderno centro di formazione e informazione su gas e gasdotti”.
Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare di San Foca con i suoi fondali, ed anche gli uliveti, il suolo, il sottosuolo, la Palude di Cassano, le cavità carsiche e le prescrizioni inottemperate.
Quello su cui TAP ha sorvolato è che finora nessuna delle prescrizioni imposte al progetto è stata ottemperata. Ne avevamo parlato in alcuni articoli pubblicati in precedenza e la situazione ad oggi non sembra essersi sbloccata. TAP non è riuscita ad avviare nemmeno la Fase 0, quella preparatoria alla cantierizzazione dell’area del microtunnel, che prevede tra le altre cose l’espianto e la convservazione di 231 ulivi, da ripiantare a lavori ultimati. TAP aveva assicurato che entro la fine di gennaio sarebbero state ultimate le operazioni, ma ad oggi non sono state nemmeno avviate.
In data 29 gennaio 2015 è stato emesso dalla Commissione tecnica per la valutazione di impatto ambientale (CTVIA) il parere numero 1973 con cui sono state aggiornate le tabelle riassuntive dello stato delle 58 prescrizioni imposte a TAP. Nessuna al momento risulta ancora ottemperata, nemmeno quelle necessarie ad avviare la Fase 0.
“Ci chiediamo quali lavori voglia appaltare e subappaltare TAP – commenta il Comitato No TAP – visto che i cantieri sono ben lontani dall’essere realizzati”.
I No TAP, inoltre, commentano in tono canzonatorio gli esiti del convegno di Acaya e replicano alle affermazioni fatte a margine e nel cuore del dibattito:
“Il Comitato NO TAP prende atto dell’allegorica sfilata organizzata da TAP AG, in verità un pò in ritardo rispetto al trascorso carnevale.
Ricordiamo che TAP organizza incontri e proclama l’inizio lavori “a breve” dal 2013 e ad ora come da DOCUMENTAZIONE UFFICIALE del ministero (in allegato), la Trans Adriatic Pipeline non ha ottemperato a nessuna delle prescrizione del decreto VIA.Rileviamo,come al solito e da parte dei soliti, il tentativo di sollevare un conflitto tra ambiente e lavoro o addirittura lavoratori stessi.
Al rappresentante di confindustria vogliamo ricordare, che tra chi promuove i ricorsi e il dissenso verso quest’opera inutile, ci sono anche centinaia di lavoratori che vedono il futuro messo in dubbio da TAP e dai gruppi d’interesse particolare che storicamente succhiano risorse pubbliche.Chiarito questo, il Comitato NO TAP non ha nessuna intenzione di portare allo scontro i lavoratori che credono in diverso modello di sviluppo per questo territorio con i lavoratori rappresentati dal Dott. Rizzo.
Di provocazioni in questi anni ne abbiamo subite tante, ora sono i fatti che contano, e TAP non ha nessun permesso, non ha le risorse finanziarie e non ha le competenze tecniche per portare a termine l’opera.
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