Secondo il documento TAP non avrebbe i requisiti per il finanziamento BEI. No TAP: ‘Continuano ad arrivare denunce e multe contro attivisti, ma questo documento sembra essere un’ulteriore testimonianza che lottiamo per qualcosa di giusto.’
Era il 15 febbraio 2018 quando TAP diramava un comunicato stampa sostenendo di aver completato già due terzi dei lavori, da cui si evinceva che tutto procedeva a gonfie vele e in poco tempo avrebbe completato l’opera.
Il Movimento No TAP l’aveva fortemente messo in dubbio già da allora, ma ora ha tirato fuori un documento che potrebbe smentire questa realtà rose e fiori.
Il documento in questione è il “Site Visite Monitoring Report: executive summary april/may 2017”, ossia un rapporto di monitoraggio successivo alla visita dei siti dove è prevista o è in corso la costruzione del gasdotto, ed è pubblicato sul sito web ufficiale di TAP. Il periodo di riferimento di questo rapporto è primavera 2017 (aprile-maggio) e riguarda tutti e tre i Paesi interessati dal passaggio del gasdotto, con aggiornamenti a luglio e a novembre 2017.
E’ stato redatto in lingua inglese da Rambol Environ, società indipendente rispetto a TAP e agli “stakeholders”, ossia i portatori di interesse sul progetto, come i finanziatori e contraenti, ed ha la funzione di fare il punto sullo stato di avanzamento del progetto e sul rispetto di determinati standard.
Come si legge nel documento, ‘Ramboll Environ è stato nominato per agire come consulente ambientale indipendente (IEC) per conto dei potenziali finanziatori del progetto Trans Adriatic Pipeline (TAP). Il generale ‘IEC Scope of Work’ (obiettivo del compito assegnato, ndr) è valutare la misura in cui il Progetto e i suoi associati ambientali e la documentazione sociale soddisfa gli standard internazionali ambientali e sociali (E&S) e sanitari e di sicurezza (H&S), le linee guida applicabili al progetto, nonché le leggi locali e i regolamenti.
A novembre 2017 in Italia nessuna opera significativa
Innanzitutto nel rapporto viene evidenziato che:
‘La costruzione del progetto è iniziata alla fine del 2016. Fino ad oggi, la costruzione del gasdotto è stata limitata agli elementi onshore di Grecia e Albania. In Italia è iniziata la preparazione del sito, ma non sono ancora stati realizzati significativi lavori di costruzione.’
Considerato che l’aggiornamento ultimo è di novembre 2017, se ne deduce che alla fine dello scorso anno nel tratto a terra italiano (Melendugno) era iniziata la preparazione dei lavori, ma non erano ancora stati realizzati dei lavori significativi. Inoltre nei tratti off-shore (in mare) nessun lavoro sarebbe stato ancora realizzato.
Il rapporto sembra andare in contraddizione con quanto dichiarato dal MISE, secondo il quale i lavori a Melendugno alla data del 16 maggio 2016 (termine imposto dall’autorizzazione unica per dare avvio al cantiere) i lavori erano partiti regolarmente. Inoltre sembra in contrasto con l’ordinanza di archiviazione della prima inchiesta su TAP, secondo la quale in quella data sul territorio di Melendugno era presente un cantiere avviato.
In secondo luogo non si comprende come mai, se a novembre 2017 la situazione era questa, il 15 febbraio 2018 (circa 3 mesi dopo) il Managing Director di TAP, Luca Schieppati, alla IV riunione ministeriale del Consiglio consultivo del Corridoio meridionale del gas a Baku, capitale dell’Azerbaijan, affermava che erano stati completati i due terzi dell’opera.
‘Quindi – attacca duramente il Movimento No TAP – a chi dobbiamo chiedere conto di un avvio di lavori FASULLO, nel tratto italiano, in data 16 Maggio 2016, che serviva soltanto a non far decadere l’Autorizzazione Unica? Si può parlare di TRUFFA ai danni dei cittadini?’
Ad ogni modo, salvo un diverso esito della seconda inchiesta su TAP, la magistratura ha trovato fino ad ora tutto regolare.
Ripristino dei luoghi completato solo in minima parte
Scorrendo il documento riguarda il “Right of Way (RoW)”, ossia la striscia di terra sotto la quale viene interrato il gasdotto, solo in minima parte in Grecia e in Albania sarebbe stato liberato e ripristinato:
‘A partire da maggio 2017, circa il 50% del Right of Way (RoW) del gasdotto era stato liberato sia in Grecia che in Albania. Le operazioni di scavo, posa dei tubi e di riempimento sono state completate per circa il 19% del RoW in Grecia e il 27% in Albania.
Il ripristino è stato completato solo per il 21% e il 13% del RoW rispettivamente in Grecia e Albania.’
In Italia la realizzazione del RoW non sarebbe ancora iniziata, mentre stando al rapporto in Grecia e Albania il cronoprogramma appare molto in ritardo. Difficile quindi credere che meno di 3 mesi dopo TAP sia riuscita a completare i due terzi dei lavori.
Questo il commento del Movimento No TAP:
‘Quindi, a Novembre 2017 si dichiarava che Tap aveva costruito SOLO meno della metà del gasdotto, e che il ripristino dei luoghi era ancora all’inizio, a differenza di quanto Tap stessa dichiarava nelle conferenze ufficiali e sui social network! Tutto questo per poter ATTINGERE ai fondi della BEI! Quindi, anche queste sono dichiarazioni mendaci?
Facendo un rapido calcolo, con gli stessi ritmi, il gasdotto Tap avrebbe bisogno di ALMENO altri 5 anni per completare l’opera! Come farebbe ad entrare dunque in funzione agli inizi del 2020?’
Non conformità grave del sistema di gestione ambientale e sociale
Il terzo punto saliente del rapporto riguarda il sistema di gestione E&S, dove è stata riscontrata una ‘grave inosservanza’. L’Environmental and Social Management System (abbreviato anche in ESMS), che si può tradurre come sistema di gestione ambientale e sociale e consiste in un insieme di politiche, procedure, strumenti e capacità interna per identificare e gestire i rischi ambientali e sociali a cui è esposto chi finanzia o investe in un progetto.
Si legge che ‘durante la visita sono stati osservati molti esempi di buone pratiche E&S e H&S’, ma in alcune aree ‘sono necessari miglioramenti’ per soddisfare soddisfare gli standard di progetto e le buone pratiche industriali internazionali. Mentre ravvisa uno dei principali problemi nel fatto che il sistema di gestione E&S di TAP non soddisferebbe i requisiti standard del progetto.
In particolare si legge che:
‘Al momento della visita sul sito queste misure non erano state finalizzate o implementate. Questo preoccupa particolarmente, dato che il progetto è ben avanzato nel suo programma di costruzione. Questa situazione rappresenta una grave non conformità di uno dei principi fondamentali delle prestazioni EBRD Performance Requirement 1 (PR1), IFC Performance Standard 1 (PS1), Principio 4 degli Equator Principles e degli standard ambientali e sociali della Banca degli Investimenti Europei (BEI).’
Dunque la BEI, che a febbraio ha deciso di finanziare TAP con 1,5 miliardi di euro, secondo questo rapporto non aveva i requisiti per ottenere il finanziamento. A meno che in due mesi la multinazionale non sia riuscita a mettere tutto a posto e colmare queste “gravi non conformità”.
Tra l’altro anche secondo il Parlamento Europeo il progetto TAP ‘non dovrebbe essere preso in considerazione a fini di finanziamento da qualsiasi banca che aspiri a investimenti responsabili sul piano sociale e ambientale’.
Il Movimento No TAP si chiede quindi se il finanziamento da parte di BEI sia stato elargito senza tener conto di questo rapporto.
Registro ambientale
‘Per completare i piani di gestione ambientale (ancora da attuare pienamente), TAP ha sviluppato il “Kilometer Point (KP) Registers” di rischi sociali e ambientali sia per la Grecia che per Albania. Era inteso che i registri KP dovevano essere usati per registrare i minimi dettagli di ogni aspetto ambientale/sociale che richiedevano azioni di attenuazione da parte del contraente in punti specifici lungo il RoW.
I registri KP avrebbero quindi costituito una preziosa fonte di informazioni per il contraente e aiutare l’applicazione pratica della gestione ambientale e sociale relativa ai siti di costruzione. Tuttavia, dall’ispezione del registro ambientale KP (il registro sociale è ancora in fase di sviluppo) sembra avere lo scopo di uno strumento di gestione TAP, piuttosto che una fonte di informazioni per gli appaltatori. Inoltre, il registro KP copre solo le aree del ROW avviato durante il 2017/2018. Non copre le aree di costruzione attiva avviate durante il 2016, ma è proseguita fino al 2017. Ciò ha comportato un divario nella gestione dei rischi ambientali in questi
le aree.’
Da qui si evincerebbe che i piani di gestione ambientale non sono stati attuati pienamente, che il registro sociale è ancora in fase di sviluppo, mentre quello ambientale (KP) sarebbe stato utilizzato da TAP non come fonte di informazioni per gli appaltatori, ma come strumento di gestione ad uno interno.
Inoltre i lavori effettuati nel 2016 non sarebbero stati inclusi nel registro della gestione dei rischi ambientali.
A chiusura del rapporto vengono rivolte 13 “raccomandazioni” a TAP, alle quali la multinazionale risponde con l’impegno a darvi seguito.
Il Movimento No TAP, alla luce di questo documento, invoca l’azione della magistratura affinché lo acquisisca e ‘verifichi quanto scritto e ufficialmente documentato. Non possiamo e non vogliamo credere – aggiunge – che queste relazioni possano essere omesse o sottovalutate da chi dovrebbe essere garante di correttezza.
Continuano ad arrivare senza sosta denunce e multe a tutti gli attivisti che lottano contro questo mostro, ma questo documento – concludono – sembra essere un’ulteriore testimonianza che lottiamo per qualcosa di giusto!’