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Revocata la sospensione cautelare, Carlo Calcagni puntava sulla prova di Coppa del Mondo di Bilbao per qualificarsi alle Paralimpiadi di Rio, ma la Federciclismo ha provveduto all’iscrizione oltre i termini stabiliti, ricevendo il “no” dell’UCI. L’ultima speranza è nella mani del Ct Valentini. Intanto Calcagni si rivolge alla Procura del CONI: “Chi ha sbagliato pagherà”
Adesso è arrabbiato e amareggiato. La fiducia iniziale si è tramutata in delusione. Carlo Calcagni ci credeva e oggi si aspettava di trovarsi a Bilbao, tra i concorrenti della nuova tappa di Coppa del Mondo di Paraciclismo; l’ultimo appuntamento per qualificarsi alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro. E questo era il sogno del colonnello di Guagnano, oggi residente a Cellino San Marco: partecipare alla rassegna a cinque cerchi brasiliana, dove alte erano le possibilità di portare a casa una medaglia dal metallo pregiato. Calcagni, però, in Brasile forse non ci andrà. La Federciclismo ha infatti revocato la sospensione cautelare notificata per la sua cardiopatia, ma l’iscrizione alle gare di Bilbao (in svolgimento fino al 17 luglio) è avvenuta oltre i termini stabiliti, ricevendo il rifiuto dell’UCI (Unione Ciclistica Internazionale). In cuor suo, però, vive ancora una speranza.
Dopo aver perso la possibilità di qualificarsi ai Giochi Paralimpici in Svizzera e in Belgio (sempre per dubbie vicende extrasportive), l’ex elicotterista dell’Esercito Italiano aveva posato tutte le sue speranze proprio nella prova di Bilbao. E Calcagni si era avvicinato a questo appuntamento nel migliore dei modi, con ben tre medaglie d’oro conquistate agli Invictus Games di Orlando (Stati Uniti), l’atleta più decorato della spedizione rappresentata da GSPD (Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa). Poco dopo il ritorno in Italia, però, la doccia fredda: la Federciclismo gli notifica la sospensione cautelare dall’agonismo per la cardiopatia di cui Calcagni soffre (una delle tante patologie figlie della contaminazione di metalli pesanti di cui soffre in seguito alla missione in Bosnia del 1996) e per quale gli è stato prescritto il Diuresix, farmaco considerato dopante dalla stessa federazione.
Una misura che ha lasciato subito perplessi, perché contrario al parere del medico curante di Calcagni, che non ha mai visto nessuna controindicazione per l’attività sportiva. Il ciclismo ha anzi migliorato notevolmente la funzionalità cardiaca dell’atleta salentino. Il CEFT (Comitato Esenzione a Fini Terapeutici) del Coni non ha inoltre accolto la richiesta di autorizzazione preventiva per assumere il Diuresix e niente è valso il ricorso presentato da Calcagni, costato ben mille euro. E a niente è valso nemmeno documentare il rischio di un ricovero d’urgenza proprio a causa della sospensione del farmaco, così come aver vinto la prima tappa del Giro d’Italia Paralimpico e due prove di Coppa Europa.
Calcagni ha così seguito il regolamento e si è sottoposto gli scorsi 18 e 19 maggio a due visite mediche presso due centri di medicina dello sport riconosciuti dal CONI (a Lecce dal dottor Rizzo e a Leverano dal dottor Olla), seguiti da una visita cardiologica all’ospedale Perrino di Brindisi dalla dottoressa De Castro. In tutte e tre le occasioni i pareri dei medici sono stati unanimi: la piena idoneità all’attività agonistica di ciclismo paralimpico. Di tutto ciò Calcagni ha informato la Federciclismo il 23 maggio, ma la revoca della sospensione è giunta solo il 24 giugno, due giorni dopo la scadenza stabilita dall’UCI per iscriversi alla prova di Bilbao. Nonostante questo, la Federciclismo ha comunque iscritto Calcagni alla tappa spagnola lo scorso 28 giugno, accumulando nuovo ritardo. La risposta dell’UCI è stata però ovvia: iscrizione rifiutata perché presentata oltre i termini previsti.
E dire che tramite la sua società sportiva, la ASD Peppe Molé, Calcagni aveva chiesto alla Federazione di provvedere all’iscrizione ben tre settimane prima della rassegna di Bilbao. Un equivoco? Può darsi. Ma sorgono alcuni dubbi. Perché revocare la sospensione così tardi nonostante Calcagni abbia presentato in tempi brevissimi la documentazione richiesta? Perché non velocizzare l’iscrizione alla prova di Bilbao? La Federciclismo non era a conoscenza dei termini per l’iscrizione? E non sapeva che un ritardo avrebbe avuto come conseguenza logica il rifiuto dell’UCI? Per Calcagni solo Renato Di Rocco, Presidente della Federazione Ciclistica Italiana e componente del Direttivo UCI, può chiarire quanto accaduto, ma finora non ci sono state risposte alle sue numerose sollecitazioni.
L’atleta salentino ha così perso per la terza volta la possibilità di conquistare il pass per Rio, ma cova ancora un’ultima speranza, che risponde al nome di Mario Valentini, Commissario tecnico della nazionale italiana di paraciclismo:
Sarà lui a decidere chi potrà rappresentare al meglio l’Italia a Rio. Lui mi conosce bene e sa quali sono le mie potenzialità. Da sempre mi ripete che vuole portarmi in Brasile, e sono certo che per Mario, come per me, la parola data vale più di qualsiasi contratto scritto.
Carlo Calcagni si è però stancato di aspettare risposte e così sta agendo per le vie legali: “Denuncerò tutto alla Procura del CONI. Chi ha sbagliato pagherà”.
Articolo pubblicato originariamente su Tagpress