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Tolta la rete e tolto il cartello, il cantiere di TAP è stato “messo a nudo”. Sulla effettiva presenza di un cantiere è stata investita anche la Procura.
Uno dei pilastri della campagna di comunicazione della Trans Adriatic Pipeline (TAP) consisteva nel sostenere che il gasdotto che dovrebbe costruire non avrebbe avuto un impatto visivo e che nessuno avrebbe fatto caso alla sua presenza.
Coerentemente con questa affermazione, TAP ha allestito un cantiere invisibile nella campagne di Melendugno, in località Fanfula.
Tolte le reti rosse e la cartellonistica di cantiere, quello che rimane nell’uliveto è un terreno intatto. Secondo la giurisprudenza amministrativa, affinché un cantiere possa considerarsi avviato, occorre che ci siano delle modifiche irreversibili dello stato dei luoghi, non essendo sufficienti sbancamenti di terreno o operazioni di bonifica.
Questo è un assunto importante, perché in base ad esso si può determinare se i termini di inizio lavori per una determinata opera possano considerarsi rispettati.
Dall’immagine si può notare come nulla sia stato fatto, anche perché nessun lavoro era ancora autorizzato per quell’area.
Infatti TAP, secondo il parere della Commissione Tecnica di VIA, avrebbe dovuto iniziare, entro il 16 maggio, dall’area del micro tunnel (a San Basilio, non alla Fanfula), estirpando e spostando 231 alberi di ulivo, creando la strada di accesso al cantiere e iniziando i lavori per la realizzazione del micro tunnel e del pozzo di spinta.
Invece TAP, non avendo ancora ricevuto le autorizzazioni per spostare gli alberi, non ha potuto rispettare i termini ed ha provato a fare una “partenza alternativa”, da un luogo diverso e con operazioni diverse (bonifica da presenza ordigni bellici e studi archeologici), che in realtà erano ante operam, cioè da realizzare prima dell’avvio dei lavori.
Ha quindi messo su una rete rossa e affisso un cartellone da cantiere.
Il Ministero dello Sviluppo economico ha ritenuto sufficiente questa attività per considerare i lavori come avviati nei termini. Secondo il Ministero dell’Ambiente, invece, TAP si troverebbe ancora nella fase 0, cioè della fase preparatoria del cantiere. Pertanto sarebbe fuori termine e l’autorizzazione unica alla realizzazione del gasdotto andrebbe dichiarata decaduta.
Anche i carabinieri del NOE, incaricati dalla Procura di Lecce, che nell’ambito delle indagini su TAP è stata chiamata anche valutare un’ipotesi di falso sull’inizio dei lavori, avrebbero rilevato l’assenza di cantieri TAP.
Tuttavia la stessa Procura, nella richiesta di archiviazione delle indagini, ha aggiunto tra le motivazioni, disattendendo l’orientamento della giurisprudenza amministrativa ed il verbale del NOE, che il cantiere è da considerarsi avviato.
Il Comune di Melendugno ed il Comitato No TAP si sono opposti alla richiesta della Procura, con delle memorie articolate e corredate da relazione tecnica.
Ora il Gip, nel decidere se dare ragione alla Procura, piuttosto che a Comune e Comitato, potrebbe avere un’”immagine” un po’ più chiara della vicenda.
Pubblicato originariamente su TagPress.it