Nuova iniziativa di 60 associazioni e oltre 1000 cittadini non disposti a barattare il diritto al clima e i diritti delle future generazioni con le compensazioni proposte da TAP. Documento inviato a istituzioni, organizzazioni di categoria.
Negli ultimi mesi si è parlato con insistenza di eventuali costi di rinuncia alla realizzazione del gasdotto TAP, con riferimento a presunte penali e accordi vincolanti e calcoli effettuati sul nulla, smentiti dagli stessi Ministeri interpellati con le richieste di accesso civico generalizzato (“FOIA”) presentate da associazioni e cittadini del Salento.
Molto meno si è parlato dei costi che il Paese, ma soprattutto i cittadini che vivono nei territori interessati dall’opera, dovrebbero sopportare, non solo in termini economici, ma anche sociali, sanitari, ambientali, climatici e di vivibilità in generale. Potranno le compensazioni proposte da TAP riequilibrare gli impatti che il gasdotto avrà sul territorio? Possono essere monetizzate le emissioni nocive, i danni ambientali, i rischi per la salute e la sicurezza?
Per le associazioni e i cittadini che hanno aderito all’ultima iniziativa contro il gasdotto TAP – assistiti dal professor Michele Carducci, docente di diritto costituzionale comparato presso l’Università del Salento, Raffaele Cesari, avvocato e attivista, ed Elena Papadia, avvocato e “human rights defender” – parlare di compensazioni di TAP, in questo contesto, significa ‘ledere il diritto umano al clima e i diritti delle generazioni future’.
Il gas metano costituisce uno dei principali gas serra, responsabili del surriscaldamento globale e dei cambiamenti climatici. Come avverte la comunità scientifica mondiale, siamo ormai vicini al punto di non ritorno e abbiamo poco tempo per invertire la rotta, riducendo drasticamente e il prima possibile le emissioni di CO2 e di altri gas serra.
La costruzione di un nuovo gasdotto (e nel Salento è in programma la realizzazione di tre di queste infrastrutture) andrebbe decisamente a contraddire gli impegni assunti con gli Accordi di Parigi del 2005, al termine della Conferenza sul Clima COP 21.
La “decarbonization” assunta come uno degli obiettivi primari, non andrebbe intesa limitatamente come “liberazione dal carbone”, ma più realisticamente come liberazione dalle fonti energetiche che fanno uso del carbonio. In altre parole, liberazione dalle fonti fossili: carbone, idrocarburi, gas.
Con questa nuova iniziativa, associazioni e cittadini si rivolgono al Governo – in particolare nelle persone del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, del Vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, del Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, del Ministro per il Sud, Barbara Lezzi – che di recente ha aperto al discorso delle compensazioni per il territorio offerte da TAP.
Con un documento di 132 pagine, all’Esecutivo vengono poste delle precise domande pubbliche sullo “Stranded Assett” e contestualmente viene inviata una diffida formale ‘a non dar luogo ad alcuna iniziativa di c.d. “benessere dei territori” nel Salento, quale “compensazione” economica della realizzazione di tale “Stranded Asset”, in offesa della dignità delle persone, in ulteriore lesione del diritto umano al clima e nella persistente negligenza del Governo ad adempiere al dovere costituzionale di informazione sull’analisi costi-benefici e sulla utilità climatica di tale opera ad effetti incrementali irreversibili di aumento di CO2’.
Sono diverse le ragioni di questa nuova iniziativa. Viene rilevato, innanzitutto, che ‘il Governo non ha mai risposto a tutte le istanze cittadine del Salento che chiedevano la valutazione di utilità climatica del progetto TAP, rispetto agli obiettivi dell’Accordo di Parigi’ e che la questione non è mai stata sottoposta all’esame della Direzione Clima ed Energia del Ministero Ambiente, come confermato dalle risposte formali fornite dallo stesso organo.
Anche il Sottosegretario al MISE Andrea Cioffi – che in occasione degli incontri tra Governo, enti locali e associazioni dello scorso ottobre, presentò a voce il calcolo dei costi di abbandono dell’opera, quantificandoli in 20 miliardi – ha dovuto riconoscere che ‘i famosi “costi” di TAP sono frutto di meri suoi “personali e riservati” conteggi sulla base, tra l’altro, di fonti non ufficiali (compresi, addirittura, meri articoli di periodici).’
Dunque, il Governo starebbe violando il dovere di verità e di corretta informazione e ha basato la decisione di andare avanti con l’opera su fatti insussistenti.
Ma le ragioni più pregnanti di quest’ultima iniziativa civica risiedono nella totale inadempienza del Governo sugli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi del 2015, come recentemente constatato dal Report 2018 dell’UNEP, sull”inutilità climatica’ del nuovo gasdotto e sulla violazione dei diritti fondamentali, a fronte di un’urgenza legata ai cambiamenti climatici.
In particolare, le nuove proiezioni energetiche emerse dai recenti report scientifici (come IPCC e UNEP) e dalle strategie in discussione a livello europeo (che puntano all’obiettivo emissioni “zero” al 2050), renderebbero le nuove opere climalteranti di CO2 (come il gasdotto TAP) ‘inutili sul piano dell’efficacia delle politiche climatiche’, ‘dannose sulla salute umana e sull’ambiente’, e ‘inefficienti sul piano economico’.
Il gasdotto TAP, come altre opere simili, sarebbero quindi da qualificare come “Stranded Asset”, cioè già superate, destinate a non produrre ricchezza né benefici socio-ambientali.
Ne deriverebbe, secondo quanto descritto nel documento, che opere come TAP sarebbero lesive dell’articolo 41 della Costituzione, il quale l’iniziativa economica privata ‘non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana’. In tal senso, gli aderenti avvertono e diffidano il Governo che nella persistenza del suo silenzio, si procederà in giudizio nei suoi confronti.
Per questo, parlare di “compensazioni” in relazione al gasdotto TAP, in questa situazione, per queste associazioni e per questi cittadini significa ‘ledere il diritto umano al clima e i diritti delle generazioni future’.
Copia del documento è stato inviato per conoscenza anche al Presidente della Repubblica Italiana, al Presidente della Provincia di Lecce, al Presidente della Regione Puglia, ai Sindaci dei Comuni di Calimera, Castrì, Corigliano d’Otranto, Lizzanello, Melendugno, Martano, Vernole, Zollino, al Presidente di Confindustria Lecce, al Presidente della Camera di Commercio di Lecce, al Presidente della LILT-Sez. Lecce, alla Senatrice Teresa Bellanova, al Direttore OSCE-ODHIR
Leggi l’elenco delle associazioni firmatarie